Sala “Rossi Monti” della Biblioteca “Carducci” gremita nel pomeriggio di giovedì 27 marzo per l’appuntamento tifernate del ciclo di incontri “Dialoghiamo e partecipiamo: il volontariato si confronta”, organizzato dal Cesvol Umbria Ets.
In rappresentanza del Centro Servizi umbro erano presenti il consigliere Sauro Bargelli, il referente dello sportello territoriale Paolo Cocchieri ed i delegati Luisella Alberti ed Ivo Tadi, mentre per il Comune di Città di Castello (capofila della Zona sociale n.1) sono intervenuti il sindaco Luca Secondi e l’assessore alle politiche sociali Benedetta Calagreti.
Ottima la risposta in termini di adesioni, con quasi 70 partecipanti in rappresentanza di tante associazioni altotiberine.
Nei vari interventi che si sono susseguiti, si è fatto il punto su alcune tematiche particolarmente rilevanti per il vasto ed articolato universo del terzo settore e del no profit.
Tra i temi sui quali è stata più volte portata l’attenzione c’è quello della difficoltà delle associazioni di rapportarsi con un quadro normativo sempre più complesso e con adempimenti burocratici sempre maggiori che finiscono, in buona sostanza, per intralciare l’attività di realtà associative che in molte circostanze debbono confrontarsi con l’esiguità del numero di volontari in genere e di quelli fattivamente coinvolti in particolare.
Più di un intervenuto ha rimarcato come l’associazione faccia fatica ad avvicinare le nuove generazioni, avvertendo in ciò una problematica non di poco conto anche nell’ottica di un rinnovamento degli organi direttivi che non di rado vede l’auspicio vanificato dall’ardua (se non vana) ricerca di nuove forze, soprattutto giovani, disponibili ad assumere un ruolo nella governance del sodalizio.
Da più parti si è fatto riferimento ai limiti imposti all’operatività da risorse economiche spesso limitate, con l’esortazione che una politica realmente attenta alle esigenze del terzo settore e fattivamente tesa ad esaltarne il ruolo sappia operare scelte (in primis a livello normativo) che agevolino l’universo no profit ad esplicare al massimo le proprie potenzialità, come tra l’altro viene loro richiesto in un momento storico in cui l’attività delle stesse diventa indispensabile per la tenuta di un tessuto sociale costretto ad affrontare problematiche annose e recenti (le nuove povertà, a mero titolo esemplificativo).
In quest’ottica l’attenzione si è concentrata anche sull’assoluta necessità di un’interlocuzione costante e fattiva con gli enti pubblici che auspicabilmente veda le associazioni sempre più protagoniste di un rapporto sinergico che possa trovare nella coprogrammazione e coprogettazione strumenti da sfruttare non come saltuario modus operandi, ma come strategia consolidata ed imprescindibile. Una strada quasi obbligata, questa, per far sì che domande che emergono del territorio possano trovare risposte che siano il frutto di un percorso coeso e portato avanti su un piano di pari dignità, l’unico in grado di evitare interventi frammentari, disomogenei, autoreferenziali e non di rado privi di quella visione di insieme che è conditio sine qua non per rendere il singolo intervento funzionale alla comune strategia.