Il nostro è il Paese in cui le lavoratrici e i lavoratori hanno subito il peggior arretramento delle condizioni di vita in Europa. Da trent’anni assistiamo a un attacco continuo ai diritti: salari fermi, precarietà dilagante, part time imposti, esternalizzazioni, finte partite IVA, contratti frammentati. Il lavoro è stato ridotto a merce, i lavoratori sono sempre più ricattabili, costretti ad accettare condizioni di sfruttamento e insicurezza indegne di un Paese civile.
Per questo il voto dell’8 e 9 giugno è un’occasione fondamentale per cambiare rotta. I cinque quesiti referendari, promossi dalla CGIL e sostenuti anche da Rifondazione comunista, vanno al cuore del problema: abolire le norme sui licenziamenti del Jobs Act, estendere le tutele ai lavoratori delle piccole imprese, limitare i contratti a termine per combattere la precarietà, ripristinare la responsabilità solidale negli appalti, ridurre i tempi per ottenere la cittadinanza.
L’8 e il 9 giugno votiamo 5 SÌ per un lavoro dignitoso, per la giustizia sociale, per un futuro equo e inclusivo.