Arriva alla Rocca di Umbertide la mostra del progetto “La bellezza resta“

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Un progetto di heart – PULSAZIONI CULTURALI e Teatro Binario7, in collaborazione con Ponte43, a cura di Simona Bartolena e Armando Fettolini, con Corrado Accordino. Centro per l’arte contemporanea della Rocca di Umbertide, dal 14 giugno al 13 luglio 2025, inaugurazione sabato 14 giugno, ore 17.00.

42 artisti da tutta Italia (e non solo) raccontano il loro punto di vista sulla bellezza e una gioia di vivere cercata e forse trovata anche nei momenti più drammatici e difficili. 

La bellezza resta. è un progetto multidisciplinare, nato nel 2015 su iniziativa dell’Associazione heart-pulsazioni culturali di Vimercate e del Teatro Binario7 di Monza, che ha coinvolto in questi anni numerose realtà culturali e sociali in tutta Italia. 

Negli anni le opere del progetto sono state esposte a Monza, Vimercate (Mb), L’Aquila, Brescia, Piacenza, Chiusa (Bz), Torino, Carnago (Va), Merate (Lc), Santo Stefano d’Aveto (Ge) e Portogruaro (Ve). 

La bellezza resta. intende offrire uno spunto di riflessione forse apparentemente banale ma in realtà degno di attenta considerazione: provare a parlare di gioia di vivere, osservando gli aspetti migliori della vita. 

Per questo viaggio nel pensiero positivo inteso non come attitudine a chiudere gli occhi davanti ai problemi, ma come capacità di superare il dolore, la rabbia e la paura riconducendole al loro valore di passaggio verso qualcosa di migliore, siamo partiti da una frase che Pierre Auguste Renoir disse a Henri Matisse: “La sofferenza passa, la bellezza resta”. 

Nel 2015 abbiamo lanciato un appello agli artisti: abbiamo chiesto loro di interpretare l’idea di gioia di vivere con un’opera. I lavori scelti costituiscono oggi il corpus, in continua crescita, di una mostra che dal 2016 sta girando l’Italia portando un messaggio di felicità. 

È fuor di discussione: l’arte ha spesso preferito la sofferenza al sorriso, il pessimismo all’ottimismo. Forse dovremmo ripensare alle parole che Pierre Auguste Renoir ha lasciato in eredità a Henri Matisse: “Ricordati sempre: la sofferenza passa, la bellezza resta!”. A quei tempi Renoir risiede a Cagnes, nella splendida cornice della campagna nizzarda, costretto all’immobilità su una sedia a rotelle, per via di una forma gravissima di artrosi che lo sta progressivamente paralizzando. La condizione di estrema sofferenza fisica dell’artista rende ancor più eclatante la dimensione effimera e leggera della pittura di Renoir che, pur avendo da tempo abbandonato la via dell’impressionismo, continuerà fino all’ultimo dei suoi giorni a raccontare la gioia di vivere… il medesimo sentimento che darà poi il titolo a una delle opere giovanili più importanti di Matisse, che saprà far tesoro delle parole del maestro per elevarne il significato, donando a un concetto che rischia di essere superficiale una dimensione profonda e complessa, ricca di spunti di riflessione importanti sull’esistenza umana. E proprio da Renoir e Matisse siamo partiti per questo nostro viaggio nel pensiero positivo, inteso non come attitudine al chiudere gli occhi davanti ai problemi, ma come capacità di superare il dolore, la rabbia e la paura riconducendole al loro valore di passaggio verso qualcosa di migliore. 

La bellezza – e mi pare chiaro che non si sta parlando di bello esteriore – può cambiare il mondo: un concetto che, con epoche eccezioni, mette tutti d’accordo. Eppure l’arte ben raramente ha raccontato la felicità e quando lo ha fatto è spesso stata mal giudicata, guardata con sospetto, quasi che il tentativo di esprimere un sentimento positivo fosse inutile, complicato, imbarazzante, perfino risibile. 

Da dove arriva l’idea che l’artista o il letterato debbano comunque essere “eroi tragici” e descrivere scenari distruttivi? Un retaggio del concetto romantico di Sturm und drang? Un bisogno profondo dell’uomo che preferisce denunciare i propri sbagli e svelare i propri tormenti piuttosto che aprire il proprio cuore agli altri? E se provassimo a cambiare questa attitudine? Se parlassimo del bello della vita – magari un bello riconosciuto e reso ancor più prezioso proprio dal passaggio nella sofferenza – senza paura di apparire superficiali? Declamare La gioia di vivere, Matisse lo sapeva bene, non significa affatto chiudere gli occhi verso le brutture del mondo. Alzare gli occhi a un cielo stellato, come fece Joan Miró negli anni più tragici del conflitto mondiale e delle persecuzioni naziste, non significa assumere un atteggiamento passivo o incosciente. Significa provare a non aver paura del bello dell’esistenza e ricordarsi che sarà proprio quello a restare. Perché nonostante tutto, si può sempre provare a sorridere.

(Simona Bartolena e Armando Fettolini – curatori della sezione arti visive de La bellezza resta.)

Le opere ospiti della Rocca ben testimoniano le intenzioni e le finalità del progetto. Sono state realizzate da 42 artisti, alcuni dei quali presenti nel progetto fin dalle sue origini, altri entrati nel gruppo successivamente (alcuni anche specificamente per la sede di Umbertide). 

La mostra è un’esposizione in continua evoluzione, capace di adattarsi agli spazi che gli sono destinati. In questo caso le splendide e suggestive sale espositive della Rocca hanno concesso una selezione ampia ed esaustiva, che mescola stili, linguaggi, età, formazioni, personalità. Ciascun artista ha interpretato il soggetto secondo la propria esperienza e la propria idea artistica, portando nell’opera una parte di sé, un racconto sincero, una riflessione personale su un tema di cui oggi c’è come non mai bisogno. 

Tra gli artisti contemporanei abbiamo inserito simbolicamente anche tre artisti storici, a testimoniare come certi pensieri siano sempre attuali: Arturo Vermi (il grande maestro della felicità, protagonista della scena artistica internazionale degli anni Sessanta e Settanta, già protagonista di una bella mostra alla Rocca), Adelio Maronati (visionario artista che impiegava già negli anni Settanta materiali di recupero, raccolti dalla vita quotidiana), Max Squillace (scultore lombardo che nella sua opera ha spesso celebrato l’idea della bellezza della vita e della necessità che l’uomo ritrovi la sua umanità).

A ogni opera è accostata una didascalia che illustra i motivi della scelta dell’opera e il suo significato più profondo, per rendere ancora più agevole e immediata la lettura delle opere. 

La bellezza resta. è più di una mostra: è un vero e proprio momento di riflessione su un tema di cui oggi c’è grande necessità. La bellezza e la gioia di vivere vengono tanto spesso negate dalle drammatiche notizie di attualità. Accogliere questo progetto nei bellissimi spazi della Rocca ha quindi un significato che supera quello culturale e artistico. Simona Bartolena ha curato per il Centro di arte contemporanea di Umbertide numerose mostre, alcune personali e alcune collettive. Abbiamo accolto con entusiasmo questa proposta, oltre che per la qualità degli artisti coinvolti, anche per l’importanza del tema, nella speranza che i visitatori della mostra ne raccoglieranno il messaggio. 

(Dottoressa Annalisa Mierla, Vice Sindaco e Assessore alla cultura)

Gli artisti in mostra: 

Enrico Bernasconi, Piera Biffi, Raffaele Bonuomo, Gildo Brambilla, Claudia Canavesi, Andrés David Carrara, Silvana Castellucchio, Elisa Cella, Andrea Cereda, Chiò, Silvia Cibaldi, Caterina Ciuffetelli, Francesca Delal Toffola, Federica Ferzoco, Armando Fettolini, Roberto Fumagalli, Giuliano Gaigher, Nadia Galbiati, Roberto Ghezzi, Azael Langa, Alessio Larocchi, Rossana Maggi, Davide Maggioni, Carlo Mangolini, Adelio Maronati, Annalisa Mitrano, Ettore Moschetti, Giacomo Nuzzo, Lorenzo Pacini, Luciano Pea, Maurizio Pometti, Leonardo Prencipe, Dolores Previtali, Jasmin Prezioso, Alex Sala, Giovanni Sesia, Chiara Soldati, Ettore Spatoloni, Max Squillace, Matteo Suffritti, Arturo Vermi, Marta Vezzoli, Chiara Zarabini. 

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