“Vasi e campanili” di Luca Baldelli: una scultura per il Genius loci di Città di Castello. “Dopo i murales realizzati sul cordolo della rotonda in definitivo allestimento – sottolinea la giunta comunale – è stata collocata in questi giorni l’opera in ceramica del noto artista, Luca Baldelli, che l’ha realizzata e donata al comune. L’ente ha sostenuto dunque solo i costi relativi al materiale e le spese di produzione. L’opera di arte contemporanea è stata completata con la cottura nei forni della cooperativa Ceramiche Noi.” Collocata nella nuova rotonda di accesso alla città a ridosso del parco ansa del tevere, nell’ambito della “variante del Cassero”, l’opera “Vasi e campanili” dell’artista tifernate Luca Baldelli si presenta come una sintesi plastica e simbolica delle due anime storiche e culturali della città: la tradizione ceramica e l’identità formale delle sua antiche architetture. “Le forme essenziali, quasi arcane – precisa il critico d’arte, Lorenzo Fiorucci – evocano archetipi universali: contenitori e torri, vasi e campanili.
Da un lato, i vasi richiamano la secolare vocazione ceramica della città, testimoniata già nel Cinquecento da Cipriano Piccolpasso e rifiorita nel Novecento grazie a Dante Baldelli, padre dell’artista, che seppe rinnovare il gusto italiano per l’oggetto d’arte, superando la tradizione per aprirsi a linguaggi della modernità. Dall’altro, i campanili rappresentano l’anima urbana di Città di Castello, con le sue verticalità medievali: il campanile cilindrico, la torre civica, la cupola del duomo e la torre dell’orologio, che insieme disegnano un profilo unico nel panorama dell’Italia centrale ormai riconosciuto e riconoscibile come vero e proprio paesaggio urbano. Luca Baldelli riunisce questi due poli — materiale e formale, terragno e spirituale — in una scultura che si fa icona contemporanea del territorio.
“I vasi, metafora del ventre femminile e del grembo generativo – prosegue Fiorucci – diventano simboli di una creatività che nasce dalla terra: la stessa terra dell’antica cava etrusca di Citerna, ancora attiva, con cui l’artista plasma le sue forme. Su di esse interviene con tocchi di colore monocromi, macchie sedimentate che ricordano il tachismo informale, restituendo all’opera una vibrazione pittorica e gestuale tipiche della grammatica artistica del dopoguerra. Grammatica che ebbe parte della sua genesi grazie ad un altro tifernate: Alberto Burri. “Vasi e campanili”, plasmata dal foggiatore eugubino Daniele Minelli, non è dunque solo una scultura pubblica, ma un’opera capace di accogliere e raccontare. Racconta la città ai suoi visitatori attraverso simboli immediatamente riconoscibili, e accoglie chi arriva con un messaggio di continuità fra passato e presente, fra radici e innovazione. È un omaggio – conclude Lorenzo Fiorucci – al Genius loci di Città di Castello, e al tempo stesso una dichiarazione di fiducia nell’arte come forma viva della contemporaneità.”