CITTÀ DI CASTELLO – Un pubblico numeroso e partecipe ha assistito all’incontro “Vi racconto mio figlio”, tenutosi nella serata di venerdì 27 giugno in aula consiliare. All’evento, organizzato da Zuki Odv in collaborazione con Altotevere senza Frontiere Onlus, L’Altrapagina, La Boteguita e Comune di Città di Castello e coordinato da Elia Ciliberti (presidente Zuki Odv) sono intervenuti in veste di relatori Salvatore Attanasio e John Mpaliza.
Quest’ultimo, attivista per la pace e i diritti umani congolese che da anni vive in Italia, nel suo toccante intervento introduttivo ha illustrato in maniera dettagliata ed efficace la tragedia di un Paese quale la Repubblica Democratica del Congo dove da quasi 30 anni è in corso una guerra dimenticata che ha già fatto oltre 10 milioni di vittime, dove lo stupro viene usato come sistematica arma di guerra e dove ci sono 7 milioni di profughi e 2 milioni di sfollati, una Nazione ricchissima di risorse naturali dove centinaia di migliaia di bambini lavorano nelle miniere di coltan e cobalto.
Salvatore Attanasio (padre dell’Ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso in Congo il 22 febbraio 2021 insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci ed all’autista Mustapha Milambo) ha descritto come solo un genitore può fare la figura del figlio, raccontando la passione per il proprio lavoro, la tenacia ed il rigore morale di un giovane Ambasciatore che aveva saputo dare un’impronta personalissima a quella che per lui rappresentava una missione più che un lavoro, con un’attenzione a quella popolazione poverissima che andava ben oltre il ruolo istituzionale. Fino a quel giorno maledetto, con l’attacco a quel convoglio che operava nell’ambito del Programma Alimentare Mondiale (Agenzia delle Nazioni Unite) in una provincia nordorientale del Paese, al confine con il Ruanda. Un triplice omicidio sul quale deve essere ancora fatta piena luce soprattutto per quanto riguarda i mandanti, in un triste balletto di silenzi ed omissioni, indagini che suscitano più di una legittima perplessità ed “uno Stato italiano che – ha rimarcato Salvatore Attanasio con un’amarezza che non sembra lasciar spazio alla rassegnazione – non ha ritenuto doveroso costituirsi parte civile e non ha avuto quell’atteggiamento che sarebbe stato lecito aspettarsi di fronte all’uccisione di una persona che aveva servito le Istituzioni con capacità ed impegno”.
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