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Il consiglio comunale di Città di Castello si schiera per il riconoscimento dello Stato palestinese e per tutte le iniziative finalizzate a ottenere la pace in Medio Oriente: approvati i documenti firmati da Emanuela Arcaleni (Castello Cambia) e Gionata Gatticchi (PD)

Il consiglio comunale di Città di Castello chiede il riconoscimento dello Stato palestinese e l’attuazione di tutte le iniziative finalizzate a ottenere la pace in Medio Oriente. Nell’ultima seduta, l’assemblea ha approvato due documenti che si pronunciano in questo senso, la mozione della consigliera Emanuela Arcaleni (Castello Cambia) e l’ordine del giorno del consigliere Gionata Gatticchi (PD).

Dispositivi. Sia la mozione della consigliera Arcaleni, per la quale hanno votato favorevolmente i 15 rappresentanti di PD, PSI, Lista Civica Luca Secondi Sindaco, Castello Cambia, Gruppo Misto-Azione, Lega, Lista Civica Marinelli Sindaco, Unione Civica Tiferno e si sono astenuti FDI e Castello Civica, che l’ordine del giorno del consigliere Gatticchi, approvato con i 13 voti favorevoli di PD, PSI, Lista Civica Luca Secondi Sindaco, Castello Cambia, Gruppo Misto-Azione, Unione Civica Tiferno e le astensioni di Lega, Lista Civica Marinelli Sindaco, FDI e Castello Civica impegnano il sindaco Luca Secondi e la giunta a “promuovere nelle opportune sedi e canali istituzionali presso il Governo e presso l’Anci ogni possibile azione utile: a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell’ambito del rilancio del Processo di Pace la prospettiva dei ‘due popoli, due Stati’; a promuovere – forte dell’impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele; a sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia, il rispetto della tregua in Libano scongiurando il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah, il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario; a sostenere il cosiddetto ‘Piano arabo’ per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza anche alla luce del favore di larga parte della comunità internazionale, assicurando il pieno coinvolgimento delle forze democratiche e della società civile palestinese, respingendo e condannando qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania; a sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell’8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (Att) dell’Onu, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite; a sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania; a esigere la tutela dell’incolumità della popolazione civile della Cisgiordania, richiedendo che lo Stato di Israele cessi ogni operazione militare, l’occupazione militare illegale di tali territori e l’illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani; a proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa la sospensione dell’accordo di associazione EU-Israele, per le ripetute violazioni dell’art. 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane; a dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale, in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previsto obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche internazionale, è uguale per tutti; a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte Penale Internazionale, mettere in atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della giustizia internazionale”. Nell’ordine del giorno del consigliere Gatticchi sindaco e giunta vengono impegnati anche “promuovere nelle opportune sedi e canali istituzionali presso il Governo e presso l’Anci ogni possibile azione utile a provvedere all’immediata sospensione dell’importazione degli armamenti dallo Stato di Israele, anche in considerazione dei dati emersi dalla Relazione dell’anno 2025, trasmessa alle Camere (di cui all’art. 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185)”.

Dibattito. La consigliera Emanuela Arcaleni (Castello Cambia) ha presentato la propria mozione segnalando come il documento riproduca un dispositivo presentato in Parlamento da M5S, PD e AVS e sia per questo in gran parte analogo a quello posto in votazione dal PD. “Chiediamo il riconoscimento dello Stato della Palestina, che non è stato ancora fatto dal nostro Governo nazionale – ha spiegato la consigliera ricordando il voto di astensione dell’Italia sulla risoluzione dell’Assemblea della Nazioni Unite per il riconoscimento della Palestina – perché siamo di fronte ad una grandissima tragedia, che va avanti da parecchi anni e non è iniziata nel 2023 con l’attacco terroristico di Hamas, assolutamente da condannare, ma che è frutto oggi di una reazione sconfinata in un attacco feroce e indiscriminato contro ogni forma di vita presente a Gaza”. “Io credo sia necessario dare un segnale”, ha detto Arcaleni, che ha aggiunto: “la comunità internazionale e l’Europa da subito devono porre rimedio, cioè devono iniziare con atti cogenti a farsi protagoniste di un processo di pace”. Il consigliere Domenico Duranti (PD) ha illustrato l’ordine del giorno del collega Gatticchi, esclamando: “Io veramente mi sto vergognando dell’umanità”. “Mi vergogno – ha proseguito – che nessuno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea abbia votato per riconoscere lo Stato palestinese. Mi vergogno come essere umano che si pensi di trasformare le spiagge della striscia di Gaza in residenze per ricchi. Tutto questo, mentre ci sono migliaia di bambini morti, si continuano a bombardare persone innocenti”. Nel far presente di condividere l’idea che “quello che si sta consumando nella striscia di Gaza sia sicuramente uno degli orrori peggiori a cui si possa assistere”, la consigliera Elda Rossi (FDI), ha eccepito: “non mi piace però che si facciano mozioni che vogliono mettere in cattiva luce, e comunque attaccare, il Governo italiano, perché siamo tutti italiani tutti e il nostro Governo non lo merita”. L’esponente della minoranza ha ricordato a questo proposito come l’esecutivo nazionale guidato da Giorgia Meloni sia in prima linea sia sul versante diplomatico, con una mediazione finalizzata a porre fine al conflitto, sia sul versante umanitario, con l’invio di aiuti alimentari e sanitari, lo stanziamento di fondi per evacuare persone, in particolare bambini, e portarli in Italia. Rossi ha quindi chiarito che “il Governo ha aderito al piano di ricostruzione di Gaza lanciato dai Paesi arabi, con l’idea che sia il primo passo per arrivare al riconoscimento di due Stati” e ha concluso invitando a non guardare a questa vicenda da tifosi di uno schieramento o dell’altro. “Non si può ragionare in termini di destra o sinistra, perché siamo di fronte al più grande campo di concentramento mai visto in tutto il mondo”, ha sostenuto il consigliere Fabio Bellucci (Lista Civica Luca Secondi Sindaco). “Quando vediamo sparare ai bambini che vanno a cercare il cibo non possiamo che vergognarci per quello che è l’umanità ora”, ha aggiunto l’esponente della maggioranza, dichiarando il proprio sostegno ai documenti in votazione, pur osservando: “parliamo del riconoscimento di due Stati, ma, se guardiamo Gaza, la Palestina non esiste più”. Favorevole ai documenti presentati anche la consigliera Luciana Bassini (Gruppo Misto-Azione), che ha sostenuto: “siamo di fronte a una vera vergogna per l’umanità, ma non credo che il Governo attualmente in carica non si prodighi, perché è impossibile per qualsiasi governo non cercare di trovare una soluzione a questa situazione”. Il consigliere della Lega Valerio Mancini è intervenuto per sottolineare che “il nostro compito è dare voce alla rabbia dei cittadini per quanto sta accadendo”. “Questi due dispositivi alla fine dicono quello che tutti pensano, cioè che ci sono dei poteri alla guida sia del popolo palestinese che del popolo israeliano che soggiogano le rispettive volontà popolari”, ha osservato il rappresentante della minoranza, che ha rilevato: “l’Italia sta facendo tutto quello che può fare dal punto di vista politico e qualunque Governo in tali situazioni sarebbe ugualmente in difficoltà. L’Europa secondo me sta facendo un po’ peggio”. “Da soli questi due Stati la pace non la faranno mai, ma – ha evidenziato Mancini – c’è anche una diplomazia internazionale che non sta facendo abbastanza. Ecco perché c’è bisogno che si parli di pace e della necessità della fine di una strage, ma anche della necessità dell’autorevolezza politica che questa Europa non ha più”. Il consigliere Massimo Minciotti (PD) ha preso la parola per ribadire: “per fermare il genocidio in atto a Gaza c’è solo una soluzione, due popoli e due stati, quindi serve che si ritirino sia Hamas, che Israele. Così ci sarà una Palestina libera”. Il consigliere Andrea Lignani Marchesani (Castello Civica) ha chiarito: “io non voterò contro, perché i miei distinguo da certi atti, da certe cose ignobili che stanno accadendo sono assoluti, ma non mi presto a una strumentalizzazione politica che accosta Netanyahu alla Destra, al Governo italiano”. L’esponente della minoranza ha ripercorso i fatti della storia che hanno determinato la situazione attuale, ricordando come “i palestinesi paghino ancora oggi quell’alleanza della seconda guerra mondiale, perché gli ebrei se la ricordano”, che “se all’epoca della guerra del 1967 i palestinesi si fossero accontentati, lo Stato ce l’avrebbero avuto e non avrebbero avuto contro Israele”, ma anche che “Netanyahu ha dato una connotazione messianica a una questione geopolitica”. “L’Europa oggi è estremamente secolarizzata e quindi non dà un peso religioso alle questioni alla base dello scontro in atto, dà un peso solamente geopolitico”, ha evidenziato Lignani per rimarcare la difficoltà di mettersi a confronto, e quindi interagire, con quanto sta accadendo. “È una faccenda tanto più grande di quello a cui la riduciamo noi facendone una dialettica di tipo politico. Qualsiasi Governo avrebbe agito allo stesso modo del nostro per motivi geopolitici, come insegna la guerra di Jugoslavia del 1999”, ha osservato Lignani Marchesani, proseguendo: “il Governo italiano si è esposto fin troppo in distinguo, altri non lo hanno fatto, ma la verità è che oggi è difficile riconoscere lo stato di Palestina, anche se l’Italia si impegna a farlo, perché qual è lo stato di Palestina? Non c’era neanche prima”. Nel prendere atto di un dibattito “nel quale tutte le posizioni fortunatamente convergono nel ripudiare ciò che sta accadendo a Gaza”, il sindaco Luca Secondi ha aggiunto alla ricostruzione del consigliere Lignani Marchesani la circostanza storica di un Israele non estraneo alla nascita di Hamas. “Penso che entrambi i documenti in votazione non siano in contraddizione con una qualsiasi forza politica, né con l’azione del Governo”, ha puntualizzato il primo cittadino, che ha chiarito: “sostengo pienamente entrambi i documenti, perché con essi rivendico di essere una persona umana”. “A Gaza c’è un massacro e allora io mi appello all’umanità, non alla politica, cioè all’umanità che viene meno, perché si è perso il senso delle azioni che possono costruire un qualcosa di positivo in quelle terre”, ha detto Secondi. “E’ vero che è complicato arrivare a dare concretezza all’idea di due popoli e due stati, ma sostenere questo messaggio ha un valore politico, quello di prendere le distanze da determinate azioni si stanno perpetrando”, ha affermato il primo cittadino, nell’invitare a “non cadere nell’errore di far coincidere il popolo con i governanti”. “Sono profondamente sdegnato dall’azione del governo di Netanyahu – ha concluso Secondi – ma questo non può essere traslato in un’accusa a un popolo, al popolo di Israele, altrimenti quell’odio che alimenta odio continua a svilupparsi ulteriormente”.

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