L’orologio a due quadranti sulla facciata del palazzo del Podestà è uno dei monumenti più fotografati della città

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L’orologio a due quadranti sulla facciata del palazzo del Podestà è uno dei monumenti più fotografati della città, sfondo “mozzafiato” in particolare per scatti da ricordare e selfie di turisti italiani e stranieri e foto di gruppo anche di tifernati. Sempre più spesso, come accade per i luoghi “cartolina” simbolo di una città, capita in piazza Matteotti di imbattersi su coloro che puntano l’obiettivo di una macchina fotografica o la fotocamera di uno smartphone sul palazzo e su quei due quadranti di un orologio fra i pochi dell’orologeria astronomico-monumentale presente in poche città italiane, come la Torre di Tolentino, il Palazzo di Alessandria, ecc.

Dalla fine del 1800 nella facciata del Palazzo del Podestà sono presenti due quadranti: quello di sinistra è diviso in dodici settori mentre quello di destra è diviso in sei. In alto, al centro dei due trova posto un piccolo quadrante, che, regolato da una banderuola, segna la direzione del vento. Tutti i tre quadranti sono dotati di un’unica freccia indicatrice. Nel corso degli anni la configurazione degli orologi su questo palazzo ha subito numerose modifiche rilevabili da stampe e foto d’epoca. In una stampa del 1892 la situazione è identica a quella attuale; in una foto del 1920 dell’archivio Storico Tacchini il quadrante a sinistra è a dodici ore mentre quello a destra è a ventiquattro (ore italiche); negli anni 30 era presente un solo quadrante centrale con due lancette per le ore e i minuti e si è ritornati all’attuale configurazione solo negli anni settanta. Dallo scorso anno, grazie al buon cuore dell’Associazione Cardiopatici alta valle del tevere, che si è fatta promotrice dell’intervento di ripristino assieme al comune di Città di Castello, l’orologio è tornato a “battere” e scandire il tempo. L’orologio è completamente automatico, dotato di cambio ora legale e solare: ha un’autonomia di 365 giorni in mancanza di corrente con recupero automatico. L’orologio pilota ogni 60 secondi invia un impulso della durata di 5 secondi ai due orologi ricevitori che azionano i due quadranti esterni.

Questi due meccanismi interni sono stati progettati appositamente tramite una serie di ingranaggi in bronzo per il comando delle lancette esterne: la lancetta o sfera del quadrante delle ore compie un giro in dodici ore, la lancetta o sfera del quadrante dei minuti compie un giro in un’ora. E’ stata riattivata la suoneria delle ore applicando alla campana un telebattente: la suoneria è gestita ed azionata dall’orologio madre-pilota con possibilità di regolarla a piacimento. “Proprio a distanza di un anno dal ritorno alla normalità – precisa il presidente dell’associazione cardiopatici alta valle del tevere, Francesco Grilli – ci sembra giunto il momento, o più opportunamente l’ora, in questo caso, di far sapere quale sia, a parere di molti, il monumento più fotografato della nostra città; attenzione: si tratta di un dato incontrovertibile che scaturisce dall’osservazione diretta, il metodo scientifico più seguito dal genio di Leonardo. L’oggettiva constatazione, dunque, non dovrebbe essere produttiva di meraviglia alcuna. Chi sovente sosta in Piazza, conservando e perpetuando un’abitudine antica e degnissima, lo sa; lo sa semplicemente perché vede e misura coi propri occhi. E non si potrebbe sbagliare.

L’orologio del Palazzo del Podestà in piazza Matteotti – prosegue Grilli – questo è il monumento, l’attrazione fatale per castellani e forestieri. Siamo felici, pertanto, noi “Amici del Cuore – Cardiopatici”, di averlo restituito ben funzionante alla città, in sinergica collaborazione (operativa e finanziaria) con l’Amministrazione comunale. Non per caso, l’affetto per la città è un istinto del cuore. E il concetto, com’è ovvio, a noi preme tanto. All’orologio abbiamo anche restituito la voce (il suono d’una campana gentile) che aveva perso da anni ormai non misurabili. La Città ci dice grazie, anche con un silenzio compiaciuto. Lo abbiamo rigenerato e rimesso in cammino, senz’altro per il decoro della città, ma, più che altro, perché è una presenza attiva e benefica di sentimento nella successione dei ritmi d’ogni giorno della gente “de Castèlo”: dall’alto ne scandisce sorveglia i tempi, certo, e s’insinua discreto nel dialogo, facendo sobbalzare per un’ora che mette in allarme la memoria: un appuntamento, una scadenza, una commissione, un richiamo d’ordine e il ritorno a casa.

La famiglia a una certa ora ha i suoi obblighi. L’orologio va bene (da quasi un anno ormai) ed è sincero e preciso nelle sue funzioni. Il turista, poi, si sorprende al cospetto dei due quadranti (tre con la misteriosa rosa dei venti), sebbene a volte si smarrisca un po’ e, con rispetto pretenda lumi dal primo che capita. E la sorpresa – conclude Grilli – si coglie nei loro atteggiamenti, nel sorriso curioso, nell’aura a di simpatia quando fotografano, non di rado in gruppo, lo storico, caratteristico e imponente oriolo della Tiferno vecchia. Ma qui non ci sono spazio e tempo per il cinismo.”

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