Malakos, il polo museale che ospita la più grande raccolta malacologica privata in Europa, composta da 600.000 esemplari per oltre 15.000 specie, diventa Istituto Scientifico CITES con nuovi reperti. Grazie all’apposito decreto del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza Energetica, Direzione generale tutela della biodiversità e del mare, il Museo Malakos ha infatti raggiunto un altro importante traguardo quello di divenire un Istituto Scientifico ufficiale nazionale CITES, uno dei pochi musei in Italia depositari dei materiali sequestrati per importazione illegale da parte del nucleo dei Carabinieri. Zanne, manufatti, pelli di animali, crani di coccodrilli e tartarughe, strumenti musicali e altri reperti, da oggi depositati presso il museo ed in via di restauro e determinazione, saranno visibili con una nuova esposizione da ottobre prossimo. Questi materiali verranno esposti nel percorso museale per la sola osservazione (i più delicati e rari) e per le esperienze sensoriali (manufatti e strumenti); per creare nuove attività di educazione ambientale, fare comunicazione scientifica sui temi della conservazione ambientale, della distruzione di habitat e di intere specie e delle ripercussioni a livello globale, ma ancora, dei traffici illeciti e dell’enorme giro di affari della malavita che ruota intorno al mondo animale e vegetale e allo sfruttamento della natura. Il raggiungimento di questo importante traguardo è il frutto dell’incessante lavoro del suo staff, la direttrice, Debora Nucci e la divulgatrice scientifica, Beatrice Santucci, con l’aiuto della botanica, Martina Biagioli. Le biologhe del museo lavorando a stretto contatto con il nucleo CITES di Roma ed il nucleo CITES di Perugia sono riuscite ad effettuare una seconda visita presso l’unico magazzino di reperti sequestrati dai carabinieri, presso Magliano de’ Marsi e dopo accurate progettazioni ed analisi hanno richiesto e ottenuto l’affido di reperti molto rari e significativi dal punto di vista didattico ed espositivo. Il museo fondato dal professor, Gianluigi Bini, del quale è il responsabile scientifico, si è arricchito dunque di preziosi esemplari di specie in via di estinzione che, nonostante la rigida tutela alla quale sono sottoposte in tutto il mondo, continuano ad essere oggetto di commerci illegali. “Con il riconoscimento a Istituto Scientifico CITES del MASE – dichiara Michela Botteghi, assessore alla Cultura – si conclude un percorso di ulteriore qualificazione di questo museo che, insieme al Centro delle tradizioni popolari, costituisce un tassello importante del polo museale cittadino. La collaborazione con il servizio CITES dell’Arma dei Carabinieri ha consentito da un lato di valorizzare la collezione con esemplari della flora e fauna africana e di rafforzare la vocazione di museo scientifico e di divulgazione scientifico del Museo; dall’altro di lavorare sul fronte della legalità nella tutela dei beni culturali ad ampio raggio. Di questa sinergia, fortemente voluta dall’amministrazione ringraziamo chi quotidianamente è attivo nella programmazione del museo, il Prof Gianluigi Bini, Debora Nucci e Beatrice Santucci: grazie alla loro competenza, anche in tema di promozione museale, Malakos è una meta sia per le famiglie tifernati che per i visitatori e un riferimento nella comunità degli specialisti in malacologia. Sempre piu spesso – conclude – chi collabora con gli enti pubblici è chiamato a declinare il proprio ruolo ben oltre i doveri di ufficio, con senso civico e professionalità , amore per il proprio lavoro e intraprendenza: Malakos da questo punto di vista è di certo un esempio per tutti”. Per informazioni e prenotazioni 349.5823613 – 075.8552119 o malakosmuseum@gmail.com.
Malakos diventa Istituto Scientifico CITES: nuovi reperti al museo fra i pochi in Italia
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