A 40 anni dall’inizio dei lavori del Grande Cretto, Città di Castello e Gibellina suggellano con un evento storico il legame che le unisce nel segno di Alberto Burri

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Città di Castello e Gibellina hanno suggellato con un evento storico il legame che le unisce nel segno di Alberto Burri. Nella mattinata di domenica 14 settembre, le amministrazioni delle due città si sono incontrare per la prima volta al completo in Sicilia, con i sindaci Luca Secondi e Salvatore Sutera che sono stati accompagnati dai componenti delle rispettive giunte e dei rispettivi consigli comunali. Un gesto che, con la massima rappresentatività istituzionale possibile, ha rinsaldato collaborazione e unità di intenti in vista di un traguardo importantissimo per Gibellina, proclamata capitale italiana dell’arte contemporanea per il 2026 anche grazie al contributo del genio di Burri, che ha realizzato sulle rovine della città trapanese distrutta dal terremoto del 1968 il Grande Cretto, una delle opere di arte ambientale più grandi al mondo. L’incontro è stato propiziato dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, che ha invitato e accompagnato in terra di Sicilia la delegazione della giunta e del consiglio comunale di Città di Castello con il presidente Bruno Corà e il rappresentante del Comitato esecutivo del sodalizio tifernate Tiziano Sarteanesi.

“A 40 anni dall’inizio dei lavori per la realizzazione del Grande Cretto, abbiamo voluto ribadire il valore del legame di amicizia che unisce le nostre comunità nel nome dell’arte di Alberto Burri e dare un segnale tangibile della volontà di continuare a lavorare per valorizzare l’opera del maestro”, hanno dichiarato i sindaci Sutera e Secondi a margine dell’incontro presso il MAC – Museo di Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”, nel quale hanno rilanciato i comuni intenti di collaborazione formalizzati nel patto di amicizia stipulato da Città di Castello e Gibellina nel 2011. “Essere a Gibellina per questo anniversario è stato come rispondere alla chiamata ideale di Alberto Burri nel luogo dove la sua creatività ha offerto una delle dimostrazioni più mirabili e suggestive, che ancora oggi ci stupisce e ci rende orgogliosi”, ha sottolineato il sindaco Secondi, nel ringraziare l’amministrazione comunale di Gibellina per l’ospitalità e la Fondazione Albizzini per aver propiziato l’incontro istituzionale.

“Scegliendo di dare forma d’arte alle rovine della città distrutta dal terremoto – ha affermato il sindaco Sutera – Burri è stato autore dell’opera di maggior significato simbolico per la comunità di Gibellina tra tutte quelle che ci ha lasciato il sindaco Corrao, chiamando a raccolta i maggiori artisti del ‘900: questo ha stabilito con Città di Castello un legame assolutamente particolare, che siamo molto interessati a rendere ancora più forte”. Nel corso della visita al MAC, alla quale oltre alle delegazioni istituzionali delle due amministrazioni ha preso parte anche Antonella Corrao, vice presidente della Fondazione Orestiadi con la quale la Fondazione Burri ha una profonda intesa derivante dall’amicizia tra i rispettivi fondatori Alberto Burri e Ludovico Corrao, il sindaco Sutera ha dato appuntamento al collega Secondi per un nuovo incontro nel 2026, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno in cui Gibellina sarà capitale italiana dell’arte contemporanea. Il presidente della Fondazione Albizzini Corà ha sottolineato l’importanza dell’incontro, che “alla viglia di un anno nel quale Gibellina sarà al centro dell’interesse internazionale con il suo patrimonio artistico, ha gettato le basi per dare continuità all’opera che la Fondazione Albizzini porta avanti costantemente per valorizzare con iniziative culturali il Grande Cretto e per raggiungere obiettivi di tutela, conservazione e completamento dell’ambiente naturale che circonda l’opera, paesaggisticamente considerato da Burri integrato alla sua creazione”. Dopo la visita al Mac, il sindaco Sutera si è unito alla delegazione istituzionale tifernate che ha raggiunto il Grande Cretto. Il presidente Corà e l’architetto Sarteanesi hanno condotto i rappresentanti istituzionali lungo i dedali della labirintica opera che si estende per 86.000 metri quadrati, ideata da Burri a memoria perenne del tragico evento sismico del 15 gennaio 1968.

La creazione architettonica (premio INARCH del 1991-92), estesa come un bianco sudario sulle macerie della cittadina della Valle del Belìce e rimasta a lungo incompiuta fino al 2014, è stata definitivamente portata a termine dalla Fondazione Burri secondo il progetto del maestro nel 2015, in occasione del centenario della nascita dell’artista.

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