Arcaleni (Castello Cambia) “Città di Castello: nessun servizio sportivo alternativo alla piscina”

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“Con le piscine chiuse, genitori costretti ad arrangiarsi.”


Malgrado questa amministrazione continui a supportare l’operato di Polisport in tema di gestione dei servizi sportivi, quello che la città vive è del tutto diverso. Ed è emerso con chiarezza nell’ultimo Consiglio, con le risposte alla mia interrogazione da parte dell’assessore allo Sport.
In 8 mesi di chiusura delle piscine, nulla è stato organizzato per garantire ai bambini e ai ragazzi di poter continuare a nuotare e frequentare una scuola nuoto, perché, su stessa ammissione dell’assessore , Polisport non ha trovato spazi acqua alternativi.

Resta da capire come mai, perché appare ben strano che un Comune possa trovare porte chiuse laddove offra progetti finanziati ai privati che gestiscono le piscine dei Comuni limitrofi.

Tanto è vero che Polisport si è mossa per i Master presso la piscina di Umbertide e, come si legge testualmente nella risposta dell’Assessore, “essendo questo un gruppo sportivo amatoriale della Polisport srl SSD la stessa contribuisce parzialmente al costo di affitto delle corsie e contribuisce alla loro attività” .


Anche il CNAT 99, società privata, ha trovato accoglienza presso la piscina di S. Giustino e si è accordata per assicurare continuità agli allenamenti in acqua dei propri iscritti. Chi resta “a piedi” senza alcuna attenzione nè aiuti sono le centinaia di bambini, utenti della fascia 4-18 anni: il problema tocca un numero importante di famiglie, alle quali si aggiungono le necessità degli adulti fragili, con necessità riabilitative e terapeutiche, delle persone con disabilità e degli studenti, che devono, se vogliono, organizzarsi da soli.

Eppure continua il notevole flusso di soldi pubblici a Polisport: il calo della sovvenzione è di soli 110.000€, a fronte del 1.200.00€ annuo massimo previsto dalla convenzione, mentre i dati ufficiali parlano di soli 5 dipendenti e qualche unità a somministrazione.


Quello che preoccupa è una gestione miope rispetto ai bisogni delle famiglie, dei piccoli e dei fragili e ingessata da un immobilismo che rende quasi inutilizzati gli impianti: pochissimi tifernati hanno frequentato la piscina esterna piccola nei pomeriggi estivi, tennis ampiamente sottoutilizzato, nessun rilevante riscontro economico dall’utilizzo del padel, beach volley e calcetto, sempre vuoti, se non per i bambini dei Centri Estivi. E ci mancherebbe.

Rileviamo che, a fronte dell’impossibilità per centinaia di bambini di fare sport in acqua, le scelte familiari si sono indirizzate verso altri sport, che hanno visto moltiplicarsi le iscrizioni : speriamo che almeno le società sportive comprendano e chiedano rette “da servizio pubblico”.

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