Dal 29 novembre 2025 al 6 gennaio 2026 la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di piazza San Francesco, ad Arezzo, ospita “Lirismo indifeso”, mostra antologica di Franco Onali a cura di Jacopo Bucciantini.
Sabato 29 novembre, alle ore 18, l’inaugurazione ufficiale con il concerto jazz di Giulio Angirsani (tromba) e Angelo Lazzeri (chitarra). All’interno del percorso espositivo il visitatore troverà anche la videoart “Le bagnanti di Franco Onali”, per la regia di Jacopo Bucciantini, ispirata alle opere dell’artista, e un breve documentario dedicato al “making of” della mostra.
“Lirismo indifeso” è organizzata da associazione culturale L’ulcera del signor Wilson e Fondazione Guido di Arezzo, con il patrocinio di Regione Toscana, Consiglio Regionale della Toscana e Comune di Arezzo e la collaborazione di Terra di Arezzo e Fondazione Arezzo Intour.
La mostra sarà visitabile nei giorni di giovedì e venerdì dalle 16 alle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. Lunedì 6 gennaio, dalle 16 alle 19, si svolgerà il finissage.
LA MOSTRA
Alla base del progetto espositivo “Lirismo indifeso”, che segna il ritorno di Franco Onali ad Arezzo, vi è la volontà di restituire al pubblico la sua grammatica pittorica mediante una selezione di opere che ne ripercorrono la carriera. La mostra intende fornire al pubblico alcuni strumenti atti a dipanare l’enigma che risiede nella produzione eterogenea del maestro. Un evento finalizzato al netto superamento della fruizione frontale e asettica, per lasciare spazio a una libera e individuale sperimentazione estetica dell’immaginario dell’artista.
A prima vista, potrebbe quasi sembrare che l’arte di Onali sia molto eterogenea, addirittura scostante. I lavori in questione, difatti, non esprimono nulla direttamente: essi si limitano a riflettere gli stati d’animo del loro autore, un uomo istintivo, senza filtri. Non è un caso che la produzione sia caratterizzata da periodi estremamente floridi, alternati a momenti del tutto improduttivi.
Esistono due cicli essenziali nella produzione di Onali: uno giovanile, dagli anni Quaranta agli anni Settanta, conclusosi con la separazione dalla prima moglie, e uno senile, dagli anni Novanta a oggi, iniziato col superamento della depressione post divorzio, a seguito dell’incontro con Anna Maria Roncoroni, che sarebbe divenuta la sua seconda moglie.
Il primo ciclo è contraddistinto dalla produzione di opere post-cubiste. Nei primi anni Onali realizza pitture figurative partecipi di tratti surrealisti o simbolisti e sviluppa, nel tempo, una predilezione per un’estetica tendenzialmente cubista ma con principi fondanti originali. Se il cubismo si basa sull’idea di mostrare un soggetto da più punti di vista, superando così le regole prospettiche canoniche, Onali si serve di questo principio per riflettere le proprie tensioni. In altre parole, l’assenza di una prospettiva esatta assume un nuovo significato: essa veicola l’assenza di certezze che ha caratterizzato gran parte dell’esistenza del romano. Il post-cubismo di Onali si configura quale mero mezzo comunicativo di qualcos’altro. Mediante la pittura, egli cerca di lenire il proprio disagio, fintantoché esso non prende il sopravvento, portando l’artista a interrompere del tutto il suo lavoro per anni.
Il secondo ciclo si differenzia profondamente dal primo. Il pittore si dedica soprattutto all’astrattismo, declinandolo in plurime forme. L’autore torna a dipingere non tanto perché ha ritrovato fiducia nell’arte, bensì perché dipingere diventa un rituale. Il suo linguaggio astratto non esprime nulla direttamente, al contrario riflette il disinteresse radicale per oggetti e soggetti. Onali palesa la vuotezza, mostra il niente e lo fa attraverso un sapiente uso dei colori. Egli “non si esprime” grazie a una sensibilità estetica raffinata e incisiva. Non sono rari i dipinti in cui il soggetto corrisponde a un’area della tela priva di vernice, circondata da altre aree coperte da colori vibranti: è il riflesso di un artista che sceglie la non-espressione, ergo sceglie una autenticità assoluta. Ecco, quelle figure bianche, quelle non-figure, rispecchiano perfettamente il loro artefice: un uomo in costante ricerca di qualcosa che egli stesso non è mai riuscito a descrivere a parole, ma a cui si è potuto avvicinare attraverso il suo originale lavoro.
LA BIOGRAFIA
Benché la vita di Franco Onali attraversi città, accademie, amicizie illustri e collaborazioni di rilievo, sorprende constatare quanto sia scarsa la documentazione disponibile circa il suo percorso. Ciò è conseguenza diretta della precisa volontà dell’artista di restare ai margini delle scene, rifuggendo ogni forma di esposizione pubblica o di costruzione dell’immagine di sé. Onali non ha mai cercato galleristi, né ha partecipato attivamente al sistema dell’arte; anzi, ha sempre preferito sottrarsi, evitando inaugurazioni, interviste e circuiti ufficiali.
Ciò che oggi possiamo ricostruire della sua storia deriva da testimonianze orali, ricordi privati e frammenti raccolti nel tempo. Il pittore ha vissuto e lavorato, in sostanza, come chi non desiderava essere un personaggio pubblico, preservando la sua libertà espressiva anche a costo di lasciare dietro di sé un percorso difficile da mappare.
Franco Onali nasce a Roma nel 1932. Fin da piccolo dimostra di possedere una connaturata disposizione per il disegno. In adolescenza, studia all’Accademia di Belle Arti della sua città natale e, successivamente, prosegue gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Nella capitale Onali frequenta i corsi dei professori Renato Marino Mazzacurati e Roberto Melli e incontra artisti del calibro di Mario Mafai e Ugo Capocchini, con i quali stringe una amicizia duratura.
Concluso il percorso accademico, il giovane artista inizia a viaggiare per l’Europa, guadagnandosi da vivere, vendendo vignette e illustrazioni ai quotidiani che hanno sede nei luoghi in cui si trova di volta in volta. Alla fine degli anni Cinquanta giunge a Stoccolma, dove lavora come designer per alcuni architetti. In Svezia conosce Mario Marenco e Gianni Boncompagni, con i quali – oltre a legare strettamente sul piano personale – inizia una collaborazione di natura professionale. Dopo essere rientrato in Italia, nel 1960, Onali elabora le illustrazioni della Guida di Roma per Turisti Svedesi, in occasione delle Olimpiadi: si tratta di un libro dai toni satirici, ideato dall’aretino Boncompagni. Nello stesso periodo collabora con Marenco a numerosi progetti di design, ideando, ad esempio, occhiali da sole e divani.
Attivo anche nel settore televisivo, lavora alle scenografie di vari programmi Rai di Renzo Arbore. Negli anni Ottanta affianca Marenco in Arabia Saudita, per la realizzazione di alberghi di lusso ed esclusive abitazioni private.
Contemporaneamente, la produzione pittorica di Onali si sviluppa in maniera eterogenea, avvicinandosi a varie forme espressive, dal figurativo all’astratto. La sua arte è così dinamica e mutevole che i critici hanno difficoltà ad ascriverla a una corrente esatta. Secondo alcuni, egli è un degno erede della Scuola Romana del XX secolo, per altri, invece, è un post-cubista. La verità è che Onali non è interessato a crearsi una identità commerciale, bensì persegue una ricerca artistica atta ad alimentare la sua inalienabile libertà espressiva.
Nel corso degli anni, il pittore intrattiene rapporti di amicizia e, talvolta, di acceso confronto autoriale con artisti quali Renato Guttuso, Mario Schifano, Alberto Sughi, Tano Festa, Franco Angeli e Gino Severini. Nel 1964 proprio il cortonese Severini si stupisce, in occasione di una personale ad Arezzo, che Onali non abbia ancora riscosso successo in tutto il mondo.
Le opere, nel corso degli anni, vengono comunque esposte in contesti prestigiosi: a New York, a Las Vegas, a Stoccolma, a Lugano e a Buenos Aires. In quest’ultima città, ad esempio, Onali espone nel 1995 all’interno del Museo Nazionale delle Belle Arti. In Italia lo troviamo attivo soprattutto a Roma e Bologna, oltre che ad Arezzo, città d’adozione a cui Onali è legato fin da inizio carriera. Ancora oggi ha lo studio in Valtiberina.
