AREZZO – Grande successo, alla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Arezzo, per il vernissage dell’antologica “Lirismo indifeso” di Franco Onali, a cura di Jacopo Bucciantini, che si è svolto sabato 29 novembre 2025. Accanto alle opere, il pubblico ha potuto ammirare la videoart “Le bagnanti di Franco Onali” e un breve documentario dedicato al “making of” della mostra.
Per tutto il weekend i visitatori hanno “popolato” le sale espositive, ripercorrendo, attraverso dipinti di diversi periodi, la carriera ultra-settantennale del maestro nato a Roma nel 1932, da sempre legato al territorio aretino.
“Lirismo indifeso” è un evento organizzato da L’ulcera del signor Wilson e Fondazione Guido di Arezzo, con il patrocinio di Regione Toscana, Consiglio Regionale della Toscana e Comune di Arezzo e la collaborazione di Terra di Arezzo e Fondazione Arezzo Intour.
La mostra sarà visitabile fino al 6 gennaio 2026. Giovedì e venerdì con orario 16-19. Sabato e domenica con orario 10-13 e 16-19.
Alla base del progetto espositivo “Lirismo indifeso”, che segna il ritorno di Franco Onali ad Arezzo, vi è la volontà di restituire al pubblico la sua grammatica pittorica mediante una selezione di opere che ne ripercorrono la carriera. La mostra intende fornire al pubblico alcuni strumenti atti a dipanare l’enigma che risiede nella produzione eterogenea del maestro. Un evento finalizzato al netto superamento della fruizione frontale e asettica, per lasciare spazio a una libera e individuale sperimentazione estetica dell’immaginario dell’artista.
A prima vista, potrebbe quasi sembrare che l’arte di Onali sia molto eterogenea, addirittura scostante. I lavori in questione, difatti, non esprimono nulla direttamente: essi si limitano a riflettere gli stati d’animo del loro autore, un uomo istintivo, senza filtri. Non è un caso che la produzione sia caratterizzata da periodi estremamente floridi, alternati a momenti del tutto improduttivi.
Esistono due cicli essenziali nella produzione di Onali: uno giovanile, dagli anni Quaranta agli anni Settanta, conclusosi con la separazione dalla prima moglie, e uno senile, dagli anni Novanta a oggi, iniziato col superamento della depressione post divorzio, a seguito dell’incontro con Anna Maria Roncoroni, che sarebbe divenuta la sua seconda moglie.
Il primo ciclo è contraddistinto dalla produzione di opere post-cubiste. Nei primi anni Onali realizza pitture figurative partecipi di tratti surrealisti o simbolisti e sviluppa, nel tempo, una predilezione per un’estetica tendenzialmente cubista ma con principi fondanti originali. Se il cubismo si basa sull’idea di mostrare un soggetto da più punti di vista, superando così le regole prospettiche canoniche, Onali si serve di questo principio per riflettere le proprie tensioni. In altre parole, l’assenza di una prospettiva esatta assume un nuovo significato: essa veicola l’assenza di certezze che ha caratterizzato gran parte dell’esistenza del romano. Il post-cubismo di Onali si configura quale mero mezzo comunicativo di qualcos’altro. Mediante la pittura, egli cerca di lenire il proprio disagio, fintantoché esso non prende il sopravvento, portando l’artista a interrompere del tutto il suo lavoro per anni.
Il secondo ciclo si differenzia profondamente dal primo. Il pittore si dedica soprattutto all’astrattismo, declinandolo in plurime forme. L’autore torna a dipingere non tanto perché ha ritrovato fiducia nell’arte, bensì perché dipingere diventa un rituale. Il suo linguaggio astratto non esprime nulla direttamente, al contrario riflette il disinteresse radicale per oggetti e soggetti. Onali palesa la vuotezza, mostra il niente e lo fa attraverso un sapiente uso dei colori. Egli “non si esprime” grazie a una sensibilità estetica raffinata e incisiva. Non sono rari i dipinti in cui il soggetto corrisponde a un’area della tela priva di vernice, circondata da altre aree coperte da colori vibranti: è il riflesso di un artista che sceglie la non-espressione, ergo sceglie una autenticità assoluta. Ecco, quelle figure bianche, quelle non-figure, rispecchiano perfettamente il loro artefice: un uomo in costante ricerca di qualcosa che egli stesso non è mai riuscito a descrivere a parole, ma a cui si è potuto avvicinare attraverso il suo originale lavoro.
