Appuntamento con il magnetismo della forma e del colore, l’audacia della sperimentazione astratta e figurativa, il fascino dei significati e dei linguaggi dell’arte nella mostra “Forme del Sacro. Alessandro Bruschetti oltre il Futurismo”, promossa dal Comune di Città di Castello con l’assessorato alla Cultura e inaugurata ieri sera alla Pinacoteca comunale. Un viaggio alla scoperta delle suggestioni dell’avanguardia pittorica dei primi decenni del ‘900 e del Futurismo, ma non solo, che, fino al 15 febbraio 2026, porterà alla ribalta nella Event Room del museo tifernate la produzione sacra di un’artista di origine perugina che ha condiviso molta della sua vita e della sua esperienza creativa con Città di Castello, dove, a partire dagli anni Trenta e per tutto il secondo dopoguerra, fu protagonista di un’attività di restauro che alternò alla realizzazione di importanti opere murali.
La curatrice Eleonora Reali, storica dell’arte con interessi di studio che oscillano dalla scultura quattrocentesca fino ad affondi sul contemporaneo, guida i visitatori in un percorso espositivo che rappresenta il primo approfondimento specifico sulla produzione sacra di Bruschetti, artista noto per il suo percorso futurista accanto a Gerardo Dottori, ma che, proprio nel capoluogo tifernate trovò un terreno fertile per elaborare un linguaggio nuovo e personale. Un cammino nel quale alcuni suoi interventi, come le pitture murali del Cimitero Monumentale e della Basilica di Santa Maria Maggiore, suscitarono anche polemiche con il pittore Nemo Sarteanesi, a testimonianza del vivace clima culturale della città all’epoca.
Salutata dalla presenza di un numeroso pubblico di appassionati e artisti della città, che hanno accolto i familiari di Alessandro Bruschetti presenti all’inaugurazione, la mostra rivolge uno sguardo inedito sulla ricerca stilistica dell’artista, capace di coniugare aeropittura, spiritualità e una nuova figurazione per reinventare la propria identità oltre le avanguardie storiche. “Una esposizione molto bella di cui siamo orgogliosi, perché accende una luce sulla produzione di un’artista umbro che a Città di Castello ha liberato una espressività fervida e originale, capace ancora oggi di attrarci e affascinarci profondamente”, ha sottolineato l’assessore alla Cultura Michela Botteghi, che ha rappresentato l’amministrazione comunale nella cerimonia di inaugurazione della mostra.
“Con Bruschetti – ha proseguito Botteghi – chiudiamo idealmente il cerchio di un ciclo di esposizioni che abbiamo inaugurato con Gerardo Dottori e che nell’arco del 2025 hanno valorizzato la Event Room della Pinacoteca comunale per la sua vocazione di luogo di dialogo con le questioni centrali dell’arte contemporanea locale. Un percorso che ci ha permesso di dare voce e spazio anche a giovani studiosi e alle loro ricerche, come quella condotta dalla bravissima Eleonora Reali che potremo ammirare per i prossimi due mesi”.
Nella mostra, Reali ha raccolto una selezione di opere significative, tra cui il bozzetto della decorazione della Cappella Mancini-Sernini del Cimitero Monumentale (1939) e il prezioso bozzetto della Resurrezione (1933), presentato alla Biennale di Venezia del 1934. Quest’ultima, accostando audacemente modernità formale e soggetto sacro, suscitò scandalo nell’ambiente più conservatore. Celebre resta la risposta dell’artista, che con lucidità affermò come la sua opera, se non compresa dai contemporanei, avrebbe trovato pieno riconoscimento in futuro – una profezia che la storia dell’arte ha confermato. Nell’esposizione spiccano anche lo straordinario Aero-autoritratto (1933), sintesi perfetta tra spiritualità, figurazione e aeropittura, testimonianza di un momento particolarmente felice nella produzione dell’artista, e un’opera presente nelle collezioni civiche e poco nota dell’artista perugino, “Espansione di luce ruotante” del 1965.
“Dalle opere esposte nella Pinacoteca comunale emerge la creatività di un’artista poliedrico, che ha saputo esprimere la propria identità sia con il figurativo che con l’astratto”, ha spiegato la curatrice dell’esposizione. “La mostra – ha osservato Reali – testimonia l’evoluzione della sua produzione, in particolare con la sua sperimentazione sulla luce e la geometria, coprendo un arco temporale compreso tra gli anni ’30, il periodo tifernate tra gli anni ’30-’40, fino agli anni ’60 con l’opera di proprietà della Pinacoteca tifernate”. Nella cerimonia di inaugurazione, il valore della proposta artistica dedicata a Bruschetti è stato sottolineato dallo storico dell’arte della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Umbria Lorenzo Fiorucci, il quale ha parlato “una mostra che avvia un importante approfondimento su un protagonista della pittura umbra, un artista che ha attraversato numerose stagioni artistiche italiane come il futurismo, la figurazione per approdare ad un’astrazione giocata sulle geometria e il colore”.
“L’esposizione – ha puntualizzato – racchiude queste stagioni sotto un denominatore comune che è l’arte sacra. Proprio questo tema, poco indagato dalla ricerca storiografica, è nodale nella ricerca di Bruschetti e per questo la mostra, curata da Eleonora Reali, assume un valore ancora più importante per restituire in pieno la conoscenza di questa importante figura che per molti anni ha vissuto e lavorato a Città di Castello”. L’esposizione potrà essere visitata fino al 15 febbraio 2026 negli orari di apertura della Pinacoteca comunale, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00 (chiusa il lunedì).



