“Noi imprenditori siamo una barriera contro la diffusione del virus, non siamo i vettori della sua avanzata: questo deve essere un principio chiaro. Abbiamo investito molto per assicurare luoghi sicuri ai nostri dipendenti e lo abbiamo fatto per ottemperare alle norme di legge ma anche nella consapevolezza che fermare il virus significa assicurare un futuro a ciascuno di noi e al Paese”.
E’ quasi uno sfogo amaro, quello di Ferrer Vannetti, presidente di Confartigianato Arezzo, che, oltre alla questione sicurezza chiede con forza che venga tutelata al massimo la forza economica del settore messa a dura prova dalla gravissima crisi: “Basta – afferma – con l’umiliante lotteria dei codici Ateco per dare ristoro alle imprese colpite dalle misure di contenimento della pandemia. Bisogna indennizzare tutti gli imprenditori che hanno subito gravi perdite di fatturato, indipendentemente dalla loro appartenenza a settori e ambiti di mercato”.
“L’imprenditore ha già sulle sue spalle – spiega ancora Vannetti – la durissima responsabilità d’impresa, la tutela economica e sociale riferita ai dipendenti, ai collaboratori, all’indotto, e che quindi deve essere assolutamente tutelato e esonerato da qualsiasi sospetto, rispetto appunto alla diffusione del virus:“E’urgente – afferma con forza – che il Governo intervenga con misure semplici e chiare che pongano fine alla responsabilità civile, penale e amministrativa dei datori di lavoro in caso di contagio da Covid-19 introducendo una norma che chiarisca, l’esclusione da responsabilità del datore di lavoro”.
Anche se dal riconoscimento del contagio come infortunio sul lavoro non deriva automaticamente una responsabilità del datore di lavoro, come ha precisato in una nota l’Inail lo scorso maggio, Confartigianato Arezzo ritiene che sia da “affermare definitivamente che la pandemia è un fatto esogeno all’azienda” e, per questo, “non si sarebbe dovuta attribuire all’imprenditore, fin dall’inizio, alcuna responsabilità penale”, questo ovviamente se l’imprenditore stesso non ha mancato di mettere in campo tutte le protezioni individuali e tutti gli accorgimenti richiesti dai vari Protocolli.
“Ci auguriamo che comunque a nessuno venga in mente – prosegue Vannetti – di colpevolizzare gli imprenditori artigiani, che vanno messi nelle condizioni di lavorare in serenità e senza inutili chiusure punitive. E’ quindi necessario che chi rispetta le norme di sicurezza, anche in futuro, non debba incorrere in responsabilità penali legate a eventuali positività dei propri dipendenti: e su questo chiederemo sempre garanzia per la loro tutela, moltissime imprese già stremate dalle pesanti conseguenze economiche della pandemia, avrebbero rischiato altrimenti di non sopravvivere agli ulteriori costi che sarebbero derivati da eventuali sanzioni correlate anche a questa possibilità”.
E sempre a proposito di responsabilità Confartigianato Arezzo, attraverso le parole del suo presidente, ribadisce: “Gli imprenditori si assumono, come già detto, il rischio di impresa, ma con regole chiare e quindi i nuovi provvedimenti Governativi, legati all’emergenza Covid-19 che hanno disposto chiusure parziali o totali di molte attività, rischiano di mettere definitivamente in ginocchio il settore delle piccole e medie imprese: era stato fatto un patto tra Governo e imprese che prevedeva, a fronte dell’assunzione di responsabilità, nell’applicazione dei protocolli e di investimenti, la garanzia da parte dello Stato, dell’apertura delle attività”.
“Dopo tanti mesi apri e chiudi delle attività d’impresa – conclude Vannetti – tutto il sistema economico è andato in sofferenza. Non serve correre dietro alla realtà con i codici Ateco, ma nella prossima legge di bilancio vanno trovate adeguate risorse aggiuntive per dare ristoro a tutti gli imprenditori che hanno subito perdite gravi, a qualsiasi settore e pezzo della filiera appartengano, e con un riferimento temporale più ampio possibile che tenga conto dei tanti mesi di fermo delle attività. Occorre fare presto allora e produrre azioni, da parte delle autorità, in grado di ristabilire anche un corretto clima di fiducia tra Governo e settore produttivo per il bene del nostro Paese che, senza la spinta delle imprese, non potrà neanche tentare l’uscita da questa terribile crisi”.