Inedito pranzo di mezza estate al ‘confine’ fra due regioni, due comuni e comprensori uniti da vincoli di amicizia, storia, tradizione e piacere della buona cucina. La tavola con tovaglia a quadri bianchi e rossi, come nella migliore tradizione contadina, piatti e bicchieri in sintonia con l’ambiente verde e incontaminato, e ovviamente un menù rigorosamente preparato da chef e mani sapienti ed esperte di Umbria e Marche, dall’antipasto al dolce, il tutto innaffiato da bollicine e vino a chilometro zero prodotto su entrambi i versanti del territorio. Su iniziativa dei sindaci di Apecchio e di Pietralunga, in località Pian della Serra, un suggestivo borgo arroccato sul crinale del confine umbro-marchigiano, a cavallo tra i due municipi, la tavola dell’inedito pranzo del periodo ferragostano è stato collocato esattamente sulla linea evidenziata nelle mappe catastali, che demarca i due territori di regioni diverse, nel giardino che si affaccia sulla proprietà di Giuseppe Collesi, imprenditore e titolare di un noto birrificio che sorge proprio lì accanto. La strada provinciale 121 divide in due e, al contempo, unisce Pian della Serra nelle Marche e Castelguelfo in Umbria, tenendo insieme la storia di questo territorio e delle famiglie che nel corso dei secoli hanno abitato e animato la vita del luogo. Nel cuore dell’Appennino, dove il paesaggio collinare cede il passo all’inizio della montagna, questo ambiente si caratterizza per le aree boschive e i terreni plasmati dalla vita contadina che da sempre li ha utilizzati per scopi agricoli, legati prima al sostentamento e poi allo sviluppo economico locale. Oggi, in questo luogo, convive un complesso di edifici rurali e produttivi e l’aia originaria è letteralmente divisa in due. Sul lato pietralunghese, l’antica casa padronale e alcune pertinenze dell’attività agricola, oggi convertiti a ospitalità: sul lato apecchiese, la vecchia casa dei contadini, la strada e l’attuale impianto produttivo di un birrificio artigianale di eccellenza internazionale. Nel corso dei secoli, a Pian della Serra si sono intrecciate la storia e le vicende di molte famiglie, che ogni giorno, percorrendo pochi passi, sono passate, e passano ancora, da un comune all’altro, da una provincia all’altra, da una regione all’altra, pur restando sempre nello stesso posto. Oggi, senza distinzione di confine, su queste terre che si estendono fino a Città di Castello, capoluogo del comprensorio altotiberino umbro, regna un’eccellenza gastronomica di livello internazionale: il tartufo. Grazie alla presenza dei tartufai, delle comunità e dei gruppi di detentori e praticanti legati alla ‘Cerca e cavatura del tartufo’, quest’antica tradizione orale recentemente riconosciuta come patrimonio immateriale dell’Unesco, secondo la Convenzione 2003. Gli otto commensali, seduti rigorosamente nella parte di tavola segnata dal cartello di provenienza della propria regione, come al confine della strada sottostante, hanno gustato a ritmo di musica della migliore tradizione contadina, brani davvero irresistibili (tarantella marchigiana e Scatola magica) eseguiti al clarinetto dal maestro Fabio Battistelli, umbro originario di Città di Castello, e dal marchigiano Christian Riganelli alla fisarmonica, originario di Recanati. Il giovane chef apecchiese Alessandro Valentini assieme alle sapienti cuoche del versante umbro, Tea e Romina Conti, del celebre ristorante di Castelfguelfo, hanno servito a tavola piatti della tradizione umbro-marchigiana con il profumato e prelibato tartufo nero estivo protagonista assoluto. “È davvero straordinario il tartufo nero estivo per qualità, pezzatura e profumo, e si abbina al meglio a primi piatti e antipasti”, ha precisato Giuliano Martinelli, noto imprenditore del settore ed esperto come pochi di tartufi di ogni stagione, affiancato dalla inseparabile cagnolina Lola, capace di scovare le pepite della natura dei boschi. Ecco il menù che è stato servito per questo unico e originale pranzo al ‘confine’, una straordinaria e originale iniziativa promozionale dei territori dell’appennino umbro-marchigiano. Antipasti con bruschetta olio extravergine e tartufo nero, taglieri di salumi e formaggi con ciaccia cotta su forno a legna. E poi i primi di gnocchi di patate di Pietralunga doc e tartufo nero che ha cosparso di scaglie profumate anche le tagliatelle rigorosamente fatte a mano tirate con matterello. Regina incontrastata dei secondi piatti, come prevede la tradizione ferragostana, l’oca arrosto cotta su forno a legna e servita su un letto di patate. E poi, per concludere, i dolci con un trionfo di sapori irresistibili umbro-marchigiani per il palato: bostrengo, tipico marchigiano (con acqua, pane raffermo, farina di polenta, farina tipo 0, zucchero, noci, uva passa, fichi, mele e scorza d’arancio), bastoncelli, cantucci e crostata della nonna. Formaggi e dolci sono stati abbinati alla degustazione di un vero e proprio nettare, eccellenza dell’Altotevere umbro e presidio Slow food, il Vin Santo Affumicato prodotto in quantità limitata dalla Miniera di Galparino a Città di Castello, unico in Italia come ha illustrato nel corso del pranzo, Lucia Ceccarelli. Bollicine per iniziare e poi un trionfo di bianchi e rossi dell’Umbria e della valle del Metauro, sul versante marchigiano, per un connubio di profumi e sapori al palato davvero irresistibile, come ha dichiarato Tiziana Croci, esperta sommelier, delegata umbra dell’associazione Ais. Piatti, bicchieri, tovaglia e fiori profumati a rendere davvero unico e memorabile il pranzo al ‘confine’ dell’amicizia e della tradizione fra due regioni come ha concluso Lorenzo Giornelli, esperto di design e gusto.
Inedito pranzo di ferragosto, tra Umbria e Marche. Il tavolo collocato esattamente nella linea che divide i due comuni, a Pian della Serra
Data: