Far conoscere alla comunità la gestione locale dei progetti di affido rivolti ai minori. Interrogazione dei consiglieri PD

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“Conoscere e far conoscere alla comunità i criteri, le linee guida, le competenze, le figure professionali e quant’altro risulti coinvolto, assieme ai Servizi Sociali, per la realizzazione del progetto di affido, inteso come strumento ideato per rispondere al bisogno di accoglienza di quei minori che, per diverse ragioni, non possono rimanere nel loro contesto familiare”. Lo chiedono i consiglieri comunali del Pd Mirko Pescari, Luciano Tavernelli, Vittorio Massetti, Francesca Mencagli, Luciano Domenichini, Massimo Minciotti, che hanno firmato un’interrogazione finalizzata a fare chiarezza sul quadro di intervento locale nei confronti dei minori con situazioni familiari difficili. A ispirare l’iniziativa del gruppo consiliare del Pd è stata l’inchiesta “Angeli e Demoni”, coordinata dal sostituto procuratore di Reggio Emilia, Valentina Salvi, che ha portato alla luce la gestione della rete dei servizi sociali della Val D’Enza, “accusati di aver redatto false relazioni per allontanare bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti”. “Un’inchiesta – evidenziano i consiglieri della maggioranza – che stride ferocemente con le linee guida dei progetti di affido che pongono il minore al centro del progetto stesso”. “È al minore che vanno dedicate attenzione cura e rispetto, con la consapevolezza che l’affido dovrà essere un’occasione importante per il suo futuro e per la sua vita”, puntualizzano Pescari, Tavernelli, Massetti, Mencagli, Domenichini e Minciotti, nell’osservare che “quando l’affidamento familiare risulta essere l’intervento più appropriato nell’interesse e per la tutela del minore, molta importanza riveste la fase di monitoraggio e controllo, che è affidato ai Servizi Sociali, ai quali è attribuita la responsabilità del programma di assistenza, nonché la vigilanza durante l’affidamento, in collaborazione con quelli sanitari”. In questo contesto i firmatari dell’interrogazione ribadiscono l’importanza che il progetto rivolto al minore preveda, “oltre agli obiettivi da raggiungere e alla durata, anche un programma di aiuto alla famiglia di origine, con possibilità e modalità adeguate per degli incontri tra il minore e la sua famiglia di origine”.

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