La maggioranza del PD umbro, riunita a Ponte san Giovanni, detta le proprie condizioni

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Si è conclusa la riunione dell’organismo voluto dal commissario del Partito democratico Walter Verini, che ha convocato a Ponte San Giovanni consiglieri regionali, parlamentari, ex parlamentari, sindaci e altri esponenti della comunità democratica. Un momento di confronto, che stimola alcune riflessioni. 
In primo luogo, occorre ribadire che l’assemblea di Ponte San Giovanni dimostra che, senza la nostra partecipazione come avvenuto ieri, non esiste gruppo dirigente diffuso del PD in Umbria.
La maggioranza dell’assemblea regionale partecipa e parteciperà ad ogni momento di discussione, come quello di ieri, ma non rinuncia a confermare il valore dell’assemblea regionale stessa, come organismo legittimato a prendere decisione perché espressione di 20.000 cittadini umbri e come ribadito da alcuni interventi nel corso del dibattito.
Ora il commissario dimostri di avere rispetto dei cittadini umbri, convochi l’assemblea regionale del PD Umbria (come richiesto formalmente con le firme depositate lunedì,  alla luce anche di quanto ribadito da Orlando che non ha parlato di Assemblea sciolta o commissariata) e apra il partito alla partecipazione e alle primarie di una coalizione ampia e civica per la scelta del candidato presidente. Primarie, occorre sottolinearlo, per scegliere i candidati e il candidato presidente. 
Solo in questo modo potremo riacquistare la fiducia degli umbri. Sarebbe un modo per coinvolgere i cittadini realmente, con  percorsi condivisi e non preimpostati, che sanno invece di stantio. Le primarie sono l’unico modo di ‘aprire porte e finestre del partito’, avviando un percorso decisionale che ci consentirà di presentarsi in tempo utile alle prossime Regionali con una squadra forte, condivisa e preparata.  
L’ultima considerazione, che non vuole essere polemica ma cronachistica: il commissario Verini convoca un’assemblea dalla quale si leva una richiesta  corale delle primarie ma si affretta subito a  bocciare questa eventualità. Prova certificata, qual’ora c’è ne fosse bisogno,  che l’assemblea di ieri è stato un momento sì di dibattito,  ma senza alcun valore decisionale o politico perché le decisioni si prendono altrove.
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