Grande successo a Pistrino per l’incontro, organizzato da One For Eleven, con l’ex allenatore del Milan e della Nazionale Italiana

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Quando Arrigo Sacchi parla di calcio c’è sempre qualcosa da imparare. A Pistrino è stato un successo l’incontro della serie ‘Il calcio racconta’ organizzato dal centro di formazione calcistica One For Eleven (che in soli 5 mesi ha portato nel nostro territorio personaggi del calibro di Fabrizio Castori, Francesco Magnanelli, Fabrizio Ravanelli, Alessandro Calori, Davide Ciampelli e Alberto Zaccheroni) che ha visto come assoluto protagonista l’ex allenatore, tre le altre, di Parma, Milan e della Nazionale Italiana. Sono stati tanti i temi toccati da Sacchi, intervistato da Enzo Bucchioni: dalle storie legate al Milan degli immortali a quei maledetti rigori di Pasadena.

‘La mia storia può essere quella di tutti – ha esordito Sacchi – sono partito dalla seconda categoria per poi scalarle tutte fino alla Serie A e alla Nazionale’. La carriera del Profeta di Fusignano, così è stato rinominato negli anni, rispetta infatti perfettamente quei valori che One For Eleven ha voluto trasmettere fin dall’inizio della sua avventura, quelli della passione e del sacrificio di chi è riuscito a farsi da solo, di chi ha ottenuto successi nella vita e nello sport soltanto con le proprie forze e le proprie idee. Idee che nel caso di Sacchi hanno cambiato il calcio italiano e non solo.

‘Fin da piccolo mi piacevano quelle squadre che trasmettevano emozioni – ha raccontato Sacchi – all’età di 8 anni ero al mare e i miei genitori ad un certo punto persero le mie tracce… ero andato a vedere una partita in tv! Ho sempre messo l’etica del gruppo davanti all’individualismo, perché a calcio si gioca in 11. Van Basten il primo anno giocò solo tre partite intere ed era forse il giocatore di maggiore qualità. Ma noi eravamo come un trattore e andavamo avanti ugualmente, se lui non c’era giocava qualcun altro’. Ennesima dimostrazione di questo concetto Sacchi l’ha sottolineata ricordando la vigilia della sfida al Napoli di Maradona: ‘Vedevo i miei giocatori intimoriti da Diego e allora dissi loro che se la palla la avevamo noi non ce l’aveva lui e che, se stavamo in 15/20 metri, anche quando avrebbe avuto la palla potevamo raddoppiarlo e triplicarlo facilmente’.

Non sono poi mancato gli aneddoti su Silvio Berlusconi, colui che portò Sacchi al Milan dal Parma: ‘È stato un genio per me e la sua morte mi ha addolorato tantissimo. Ad un certo punto, dopo due sconfitte consecutive contro Espanyol e Fiorentina, mi disse se avevo bisogno di lui e dissi di sì. Allora venne a parlare alla squadra e il suo intervento durò soltanto 27 secondi: ‘Buongiorno, io ho totale fiducia in Arrigo. Chi lo seguirà rimarrà, chi non lo seguirà andrà via’. Vincemmo tutte le partite successive’.

Sul Mondiale del 1994 Sacchi ha detto di non avere nessun rammarico perché quel gruppo di giocatori ‘era andato anche oltre le proprie forze. In tutte quelle partite abbiamo dato la vita, giocando in situazioni climatiche impossibili. Inoltre contro la Nigeria eravamo sotto di uomo perché fu espulso Zola, in più sia Mussi che Baggio stavano giocando infortunati, in 8 contro 11 vincemmo quella partita. I rigori? Si sbagliano, ma devo dire una cosa: se questo paese fosse secondo in tutte le cose che fa potremmo leccarci i baffi. Quel secondo posto non è stata una sconfitta’.

Con Arrigo Sacchi si sono chiusi i primi 5 mesi di attività di One For Eleven che riprenderà gli appuntamenti con il ciclo di convegni ‘Il calcio racconta’ e con i corsi di formazione per gli allenatori dopo l’estate. Per rimanere sempre aggiornate sulle iniziative dell’associazione potete mettere ‘mi piace’ alla pagina Facebook ‘One For Eleven’ dove troverete inoltre tutte le foto e i video dei vari eventi.

Foto di Marco Bigozzi

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