Quando il Passato Onora il Presente: Moira Lena Tassi, artista e cercatrice del prezioso tubero, espone la targa di ” Veterano dei tartufai” del Nonno Artemio Smacchia della Prima Mostra del Tartufo nel 1980″

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Con grande orgoglio, Moira Lena Tassi insieme ai suoi genitori e al figlio Giacomo mostra la prestigiosa targa di “Veterano dei Tartufai” conferita al nonno Artemio Smacchia durante la PRIMA MOSTRA MERCATO DEL TARTUFO E PRODOTTI DEL BOSCO di Città di Castello, nel lontano novembre 1980.
La “Cerca e Cavatura del Tartufo,” rappresenta una complessa serie di capacità e abilità tramandate oralmente di generazione in generazione. Questo antico patrimonio di conoscenze viene condiviso e tramandato all’interno di una famiglia e di una comunità, passando dai padri ai figli e dagli anziani ai giovani. Si tratta di un autentico tesoro di conoscenza che si è sviluppato nel corso del tempo e che oggi costituisce una parte fondamentale della nostra cultura e tradizione.
All’interno della famiglia di Moira Lena Tassi, l’ arte della “Cerca e Cavatura del Tartufo” è stata tramandata attraverso quattro generazioni. Questa tradizione ha preso avvio con il nonno di Moira, Artemio Smacchia, il quale ha insegnato tali abilità alla figlia Mirella e al genero Gabrio Tassi. L’ ultimo erede di questa antica tradizione è Giacomo, il figlio ventenne dell’artista.
Anche l’ artista tifernate, munita del tesserino per la raccolta dei tartufi, è diventata a tutti gli effetti una cercatrice del pregiatissimo tubero.
Lo scorso anno aveva omaggiato la memoria del nonno in occasione della mostra del tartufo con il progetto culturale ” Historia abscondita” ideato da lei stessa e che ha avuto luogo in uno dei tesori nascosti di CittàdiCastello, la “Rotonda Medievale” : ” un regalo – afferma Moira Lena Tassi – che ho voluto fare ai miei
genitori e a chi ha avuto la fortuna di
conoscerlo. Mio Nonno Artemio, per tutti Artemone per la sua altezza e corporatura, classe 1900, è stato un grande tartufaio, forse uno dei primi e sicuramente un Maestro Tartufaio con lo spirito green per i numerosi cercatori che hanno seguito le sue orme, tra i quali in primis il Dott. Alessandro Ghigi che più volte mi raccontò di lui, sempre con il cane di quando, più di cinquant’ anni fa, dalla cima, di notte, gli capitava di dargli un passaggio fino a casa. Mio nonno, il più green di tutti, utilizzava le proprie gambe per giungere in luoghi impervi, tra boschi incontaminati, che solo lui conosceva a fondo, la mappa del tesoro che si era costruito con anni di esperienza l’ aveva bene impressa a mente. Un eredità preziosa la sua, che è stata raccolta dai miei genitori, oggi pensionati
che si dedicano con passione e grande soddisfazione alla ricerca del tanto agognato tubero, alla quale mi capito
spesso di assistere: è una specie di caccia al tesoro nella quale mi sento un po’ con lo spirito avventuroso di
Indiana Jones, camminando sui pendii scoscesi, tra roghi e maestose querce secolari, attraversando ruscelli selvaggi
con a fianco l’ inseparabile Amico dell’uomo, mai stanco di fiutare e scovarlo, e una volta scavata la buca…in attesa di
ottenere qualche crocchetta come premio. C’ è un’ azione magica e misteriosa che rende affascinante ed emozionante il
rapporto tra il tartufaio e il suo cane, in cui si intrecciano frasi a volte mormorate e altre accalorate, scodinzolate, leccate e
carezze. Sono certa che mio nonno Artemio sarebbe felice di sapere che i suoi saperi sono stati tramandati anche al suo pronipote Giacomo.”
La Cerca e la cavatura del tartufo in Italia è ufficialmente iscritta nella lista UNESCO del Patrimonio culturale immateriale
Tutti i tartufai hanno fatto di questa pratica un’ arte che unisce una profonda conoscenza del territorio, rapporto di simbiosi con i cani e amore per la tradizione e per la natura.

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