“Siamo pronti per partire con la filiera delle piante officinali. Ad oggi, siamo un raggruppamento di una trentina di aziende, ma ci stiamo muovendo per incontrare altre realtà imprenditoriali disponibili ad aderire”. Dopo un intenso lavoro dietro le quinte, è Franco Sediari, imprenditore agricolo e project manager del progetto “Fortebraccio rural”, ad annunciare le nuove opportunità che si stanno aprendo in Umbria verso questo settore di nicchia, ma in grande espansione. “Stiamo redigendo gli atti per la creazione di un contratto di rete – ha aggiunto Sediari – che sia portatrice degli interessi degli agricoli, relativamente alla produzione delle piante officinali. Una grande e importante opportunità per le imprese “non soltanto per quelle del territorio dell’Alta Valle del Tevere, ma di tutta l’Umbria: la rete consente nuove potenzialità di sviluppo, possibilità di sbocchi commerciali all’estero, scambio di know-how organizzazione ed attrezzature per l’immissione in nuovi mercati. Si potrà accedere a finanziamenti di piani di sviluppo rurale, regionale e nazionali, ci sarà una forte internazionalizzazione per le imprese aderenti”. Questo il quadro emerso durante l’incontro tenutosi a Montone, nella sala convegni dell’hotel Fortebraccio, alla presenza di un gruppo di imprenditori di aziende agricole aderenti al progetto. Dopo il saluto del sindaco Mirco Rinaldi, rappresentanti di associazioni e professionisti del settore si sono confrontati sulle opportunità e gli sbocchi commerciali, partendo dai prodotti tipici dell’area.
“Il tema delle filiere è essenziale e molto attuale – ha evidenziato Cristiano Casagrande, direttore Confagricoltura Umbria – perché rappresenta la modalità tecnica attraverso la quale le imprese agricole possono creare meccanismi di aggregazione, costituire quindi quelle condizioni di capacità organizzativa e innovativa, e di raggiungere mercati in maniera più efficiente pur essendo nel loro specifico piccole o medie o grandi imprese. È il tema essenziale con il quale si può creare un’occasione di sviluppo consolidato”. Una prospettava da non sottovalutare perché, come ha spiegato Paolo Fratini, perito agrario, “la coltivazione delle erbe officinali rappresenta nel territorio dell’Alta Valle del Tevere un’opportunità importante per le aziende che già coltivano, almeno in parte, queste essenze”, citando poi esperienze importanti come Aboca e l’azienda agraria San Martino. A fare il punto nel dettaglio sulla situazione nazionale, e in particolare i prodotti a base di piante officinali nella filiera corta, è stato Andrea Primavera, presidente Fippo (Federazione italiana dei produttori di piante officinali). “Ci troviamo in Val Tiberina umbra e in parte anche quella Toscana, uno dei distretti naturali per la produzione di piante officinali in Italia – ha sottolineato – è poco conosciuta, ma è un dato di fatto che qui si coltivino più di mille ettari di piante officinali. Un settore di nicchia nel comparto della produzione agricola italiana, ma che ha le caratteristiche per essere un settore dinamico e promettente. Il nostro è un Paese produttore di queste essenze che esporta in varie nazioni d’Europa e del mondo, puntando sempre alla qualità della produzione. Ci sono spazi perché le piante officinali possano diventare delle colture alternative rispetto a quelle tradizionali, ormai diventate più obsolete. Con questo progetto, si sono dimostrate le potenzialità della trasformazione delle piante officinali in prodotti finiti ad alto valore aggiunto, che consentono all’azienda agricola di raggiungere il massimo del ricavo di una produzione agricola diretta al consumatore finale”.
Potenzialità in numeri del distretto dell’Alta Valle del Tevere. Uno dei distretti naturali dove la produzione delle piante officinali si è radicata fin dalla metà degli anni ’90, è la Valtiberina Umbro Toscana. L’introduzione in questa area del tabacco, come “pianta medicinale”, ha fatto sì che le aziende locali siano già predisposte e organizzate per la trasformazione delle erbe officinali; infatti la similitudine del sistema di coltivazione e post raccolta, hanno favorito lo sviluppo di colture medicinali vere e proprie che nel territorio raggiungono livelli di qualità molto elevati, come la malva, la passiflora, l’echinacea, il luppolo e molte altre.
Si stima che nell’area siano coltivati oltre 900 Ha di piante officinali (fonte: F.I.P.P.O.) facenti capo ad una ventina di aziende, alcune collegate a grandi industrie del settore della salute e del benessere. Il valore della produzione oscilla fra i 20 e i 30 mln di euro come prodotto primario agricolo. La trasformazione in prodotto finito nel distretto supera, invece, i 200 mln di euro. La vocazione dell’area alla coltivazione in pianura in sistemi intensivi, la presenza sul territorio di attività esistenti e di aziende di produzione di attrezzature e impianti per la trasformazione di piante officinali, rendono l’Alta Valle del Tevere un distretto molto promettente e, la filiera corta nel settore delle piante officinali, un settore in espansione e sempre più di interesse, rappresenta per le piccole aziende locali, una nuova opportunità di mercato, ad alto reddito.