Una giornata di festa, emozione e memoria condivisa: così la comunità di Badia Petroia ha accolto la tanto attesa riapertura della cripta dell’abbazia benedettina, tornata finalmente accessibile dopo oltre trent’anni di chiusura.
La celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini ha dato avvio alla mattinata inaugurale, seguita dal momento istituzionale con gli interventi delle autorità civili e religiose e, infine, dalla visita al gioiello restaurato. Tante persone hanno gremito la chiesa e l’atrio antistante, testimoniando con la loro presenza l’attaccamento profondo a questo luogo millenario.
Una lunga attesa durata trent’anni
La cripta era chiusa al culto dal 1995, anno dell’ultima celebrazione (un battesimo). I danni causati dai terremoti e le fragilità strutturali avevano reso necessario un lungo e complesso percorso di consolidamento e restauro, avviato negli anni 2000 e portato a compimento in più fasi grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, al contributo della Diocesi di Città di Castello, della Regione Umbria e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, oltre al sostegno di cittadini e associazioni locali.
Dopo il terremoto del 1997 e ulteriori problemi statici, la cripta era rimasta imprigionata per anni tra puntellamenti provvisori e lavori interrotti. Oggi, grazie al progetto dello studio Tosti e associati, coordinato dall’ing. Giuseppe Lacava per la Soprintendenza, è tornata a vivere con una rinnovata stabilità e un moderno sistema di illuminazione che ne valorizza l’atmosfera raccolta. Solo nelle ultime fasi dei lavori, la Soprintendenza umbra ha investito oltre 230mila euro per le varie opere necessarie.
Il vescovo Paolucci Bedini: “La cripta è il fondamento che regge tutto”
Nell’omelia, il vescovo Paolucci Bedini ha sottolineato il valore simbolico della riapertura: “Le chiese benedettine, come questa abbazia, erano costituite su tre livelli. Oggi riapriamo la cripta, il livello più profondo, il fondamento, quello che non si vede ma che regge tutto. Qui si custodiva la fede dei martiri e dei santi: si scendeva per pregare e ricevere quella grazia senza la quale la vita non cresce”.
Un richiamo alla dimensione spirituale che ha toccato il cuore dei presenti, che hanno riscoperto la profondità simbolica di questo spazio sacro.
Il sindaco Secondi: “Una sfida di comunità”
Anche il sindaco di Città di Castello, Luca Secondi, ha voluto sottolineare l’importanza corale del risultato raggiunto: “È stato un percorso pluridecennale, con tanti ostacoli e intoppi amministrativi. Ma alla fine ci siamo arrivati, grazie all’impegno di professionisti, maestranze e soprattutto della comunità di Badia Petroia, che non ha mai smesso di crederci. È stata una vera sfida di comunità”.
Don Vichi: “Un sogno realizzato prima di morire”
Fra i più emozionati, il parroco don Adolfo Vichi, che ha seguito la vicenda per decenni: “Avevo quasi perso la speranza. Avevo chiesto all’impresa dell’architetto Antonio Lunghi di Assisi di lasciarmi celebrare di nuovo nella cripta prima di morire. Oggi il sogno si è realizzato. La grande partecipazione della gente è per me la gioia più grande”.
I tecnici: memoria, passione e professionalità
L’ingegnere Massimo Tosti, che ha raccolto il testimone professionale e umano dal padre Giuseppe, ha ricordato con commozione la promessa fatta al parroco: “Oggi sento mio padre presente qui con me. Abbiamo portato a termine un incarico complesso ma di grande soddisfazione, rendendo felice don Adolfo e la comunità. È un momento che custodirò sempre nel cuore”.
L’ingegnere Giuseppe Lacava della Soprintendenza ha evidenziato la complessità del percorso tecnico: “Dopo anni di abbandono, bisognava fare qualcosa. Le scelte fatte rispettano i principi del restauro: interventi visibili, reversibili, rispettosi della materia storica. Siamo tutti contenti del risultato”.
Particolarmente sentite le parole di Valentina Anselmi, ingegnere e membro del Consiglio parrocchiale per gli affari economici: “Per noi è una giornata storica. Qui ci sono nata, da bambina pregavo nella cripta. Dopo trent’anni possiamo di nuovo entrare nel cuore pulsante dell’abbazia. Siamo felici e orgogliosi di questo dono”.
Un bene ritrovato, una comunità rinnovata
Con la riapertura della cripta, Badia Petroia non recupera solo un bene architettonico di grande pregio, ma soprattutto un luogo di identità e spiritualità.
Il clima di festa che ha accompagnato la giornata – fatto di applausi, sorrisi e commozione – testimonia che questo restauro non è soltanto un intervento tecnico, ma il segno concreto di una comunità che, unita, ha saputo custodire e ritrovare il proprio cuore più profondo.
Nelle prossime settimane, la Curia diocesana tifernate – con il vescovo Luciano Paolucci Bedini, l’economo Aldo Benedetti e la responsabile dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici Federica Tarducci – ha intenzione di organizzare un incontro con la comunità parrocchiale per illustrare le tappe e i dettagli che hanno portato al recupero dell’abbazia fino ad ora e quali potranno essere ulteriori passi in avanti da mettere in “cantiere” nel futuro prossimo.