Per coloro, che arrivano con i corridoi umanitari, si apre il tempo dell’integrazione e dell’interazione. Il progetto, infatti, non si limita all’individuazione delle persone più vulnerabili e all’organizzazione dei viaggi aerei e dell’accoglienza, ma accompagna chi giunge in Italia in un percorso reale d’integrazione nella comunità locale senza alcun tipo di aiuto pubblico ma grazie a un sistema di relazioni dove il noi non ha mai fine.
Mario Marazziti, storico portavoce della Comunità di Sant’Egidio, compie questo viaggio andando alla ricerca degli italiani, fratelli e sorelle del nostro paese sommersi da una retorica pubblica negativa su immigrazione e immigrati dominata da un linguaggio capovolto e rovesciato, che annienta la capacità di immedesimarsi nell’atro. Il viaggio che Marazziti compie come Diogene con la sua lanterna, illumina storie di uomini e donne, che si uniscono in una rete di solidarietà, che si allarga in una organizzazione delle comunità unite dei piccoli centri che da Cornuda in provincia di Treviso arriva fino a Palermo a Scicli, rivelando un futuro alternativo ai muri e ai porti chiusi.
E in questa narrazione-antidoto, che ci fa vedere nell’altro la somiglianza con noi stessi, che Tamat condivide con Marazziti, il panel e il pubblico della città di Perugia, tra il pubblico Mario Giro docente universitario e responsabile relazioni internazionali Comunità di Sant’Egidio, già viceministro agli Affari Esteri , il futuro raccontato dalle testimonianze raccolte durante la 1° ed. di UmbriaMiCo – Festival del Mondo in Comune con Dall’Umbria al Mondo e C’è un Mondo in Umbria narrazioni racconti per voci e immagini dell’Umbria in movimento. migranti cooperanti cittadini globali” , dove incontriamo tra gli altri anche la storia di Hussam Sweed cuoco con una passione per il canto arrivato a Perugia dalla Siria con la sua famiglia e raccontata in Ponte Aperte in una delle due storie del libro ambientate in Umbria. E ancora la storia di Giuseppe Martini, che condividiamo con Marazziti con un invito a continuare così il suo viaggio. Martini è direttore didattico in pensione allievo di Capitini e cooperante dall’Alta valle del Tevere all’Alto Atlante del Marocco in un corridoio di solidariedà verso i paesi di partenza . “Perchè cooperare come accogliere non ha latitudini e il moto è circolare”, nelle parole di Colomba Damiani Tamat : “…dai paesi di partenza Tamat esporta le buone pratiche in campo agronomico per coltivare in Umbria modelli di inclusione socio-lavorativa, che a loro volta attivano anche pontenzialità progettuali per un rientro consapevole, accompagnato e personalizzato nei paesi d’orgine” come sperimentato da Tamat in Burkina Faso con 5 micro-progetti di rientro.
L’agricoltura per Tamat è un laboratorio a cielo aperto e il settore primario offre un contesto unico pur non esclusivo per favorire processi e percorsi di sviluppo di autonomia. Quello che per Tamat è uno degli ambiti e settori privilegiati di lavoro per competenze, progettualità ed esperienze in Umbria come in Africa, diventa per Andrea Fora Consigliere Regionale Patto Covico per l’Umbria, un settore dove poter rilanciare comunità e territori per un nuovo modello di accoglienza per la Regione Umbria da costruire lungo tutta la filiera dell’agro-alimentare. E l’ltalia che non ha paura, l’Italia delle porte aperte è di fatto anche un manifesto politico con delle proposte concrete che Marazziti, già quando era deputato aveva con il Consiglio Italiano per i Rifugiati(CIR) presentato come disegno di legge per il superamento della crisi del diritto d’asilo e della protezione internazionale per i rifugiati in Italia e in Europa, che in Porte Aperte rilancia anche con i corridoi umanitari che diventano un modello praticabile e una risorsa per l’Italia e per l’Europa tutta.
Salutiamo Marazziti, il panel e il pubblico con delle immagini dal piccolo centro di Configni in Acquasparta (89 abitanti dall’ultimo censimento ISTAT) per “Come l’Acqua e la Farina” un laboratorio di mantecanza sociale ideato da Paolo Antonio Manetti (BottegArt) e Andrea Ciribuco (National University of Galway) e giunto alla 2° edizione al quale abbiamo partecipato a settembre di quest’anno con i ragazzi e le ragazze di ColtiviAmo l’Integrazione e con il progetto Nuove Narrazioni per la Cooperazione. Un piccolo esperimento una sorta di sagra del futuro per aprirsi all’incontro con l’altro per rigenerare i territori minori, “gradi luoghi” “dove vige la tacita pratica della condivisione”!
Tamat ringrazia Democrazia Solidale-DEMOS Umbria e Luciano Morini Comunità di Sant’Egidio per l’invito.