La scuola ridotta ad uno scheletro ma nelle cui vene scorre linfa vitale. Le riflessioni post Covid della dirigente scolastica, Laura Cascianini

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“Credo non essermi finora mai pronunciata in merito alla DAD e chi mi conosce sa che per me il silenzio è molto più faticoso della scrittura dalla quale traggo al contrario sempre grande giovamento ed è in tale ottica che cerco ora di trarne almeno un po’ di sollievo per rimuovere il senso di nausea che mi opprime.

Avrei potuto cedere alla tentazione di scrivere per ognuno dei pubblici proclami in cui la scuola non è stata nemmeno menzionata, per ognuna delle dirette Facebook che hanno evidenziato un così alto rispetto dei canali ufficiali o ogni volta che ho percepito non fosse praticato ascolto di quanto la scuola avesse da dire, passando dal mutismo alla sordità.

Avrei voluto urlare la mia amarezza quando di due classi che mi erano state riconosciute ante-covid me ne è stata tagliata una in epoca post-covid (sarà di 30 alunni!!!) forse con il pretesto – nelle alte sfere – che tanto una metà di loro seguirà le lezioni da casa! Non è che per caso si confonde il problema con la soluzione? Si promette abolizione delle classi pollaio e si continua a perpetrare tagli scellerati al personale scolastico!

Avrei potuto lamentare l’assenza totale di riferimenti a realtà pur preziose come i convitti (what’s Convitti????) che garantiscono la partecipazione ad offerte formative uniche in Italia (penso ai nostri Forestali)….mai nemmeno menzionati!

Non ho ceduto nemmeno alla schizofrenia imposta a chi dirige un onnicomprensivo di presiedere procedure on-line per gli studenti di terza media ed in presenza per chi conclude invece il percorso delle superiori.

Ho resistito anche quando noi Dirigenti Scolastici siamo stati stati designati Presidenti di Commissione e unici soggetti a non potersi avvalere di modalità da remoto (possibilità garantita invece sia ai candidati che ai commissari) ma anche gli unici a non rientrare nelle tutele della Regione Toscana che elenca le categorie a rischio a cui è stato riconosciuto gratuitamente il test sierologico (o sociologico come qualcuno lo ha ribattezzato chiedendomi di esservi sottoposto!). Mi sfugge alla comprensione quali dinamiche rendano più fragile una maestra che sta a contatto con i suoi alunni rispetto a un Dirigente Scolastico che ha contatto con mille alunni (fra cui quelli della maestra e i 30 della classe di cui sopra), altrettante famiglie e tutto il personale fatto di tanti docenti, bidelli e educatori considerati a rischio! Avrei potuto e potrei ancora proseguire questo elenco che mi provoca però solo un indicibile malessere.

Intervengo solo ora perché, in procinto di redigere gli adempimenti finali per i docenti, mi fanno male le cesure cui mi trovo costretta partendo dal documento dello scorso anno. Torno ad allora, quasi fosse passata una vita intera, quando, pur esistendo già il registro elettronico, si fissavano le giornate per la riconsegna delle schede….forse più come congedo finale, un gesto scaramantico per accompagnare gli alunni all’avvio delle vacanze. Fa male pensare a quanto già ci manca e ci potrebbe mancare; fa male vedere che nella difficoltà oggettiva di una soluzione si stia optando per cancellare il problema, simulando la non necessità di un contatto fisico o riversando le responsabilità sugli sciagurati dirigenti scolastici cui pare si voglia chiedere di organizzare lezioni in presenza stando lontani e farne da remoto stando vicini!

Tutto mentre si ignora che qualunque sistema regge su delle persone che non sono numeri, ma che talvolta anche questi fanno la differenza e soprattutto nel prendersi per mano la stretta è più salda.
Fa male non riconoscere la fatica di chi ha passato ore ed ore per non perdere nessuno dei propri alunni e non abbandonare nessun docente, nessun educatore e nessun amministrativo, nemmeno coloro che forse avrebbero voluto essere lasciati in disparte. Dopo lo sfratto subito dai locali scolastici, luoghi densi di vita, ambienti vivi di apprendimento, abbiamo allestito delle tende da campo, abbiamo fatto di tutto per renderle accoglienti, entusiasmare i nostri studenti e forse anche qualche docente più refrattario ai disagi che la nuova realtà fatta di piattaforme imponeva. Abbiamo lottato (studenti e genitori al nostro fianco) contro chi ha tentato di vanificare ogni nostro sforzo al grido compiacente di “tutti promossi”!

La DAD, così come il cosiddetto smart-working, ha invece retto, molto più a lungo di quanto avremmo ipotizzato e molto più di quanto ci fosse stato richiesto in origine. Esperienza faticosissima per chiunque l’abbia sperimentata con impegno e dedizione, ha messo in risalto contorni e sagome; ognuno si è trovato amplificato nei propri pregi e nei propri difetti, come in un sistema di ombre cinesi dove ciascuno ha proiettato ciò che era, lontano dal proprio corpo, staccandosi dalla sua fisicità per lasciare impressa la sua immagine altrove, lontano da un sé che cercava di riprodursi per iniziare a vivere di vita propria in un’altra dimensione.

Ha rappresentato la cartina al tornasole: chi sapeva studiare ha continuato a farlo in modo lodevole, chi sapeva insegnare lo ha fatto in modo egregio…..certo con molta più fatica. Ha prevalso la logica del merito. Chi ne aveva ha avuto l’occasione per metterlo in risalto. Chi ha saputo coinvolgere ha trovato apprezzamento, attenzione e rispetto. Chi faceva poco ha creato dei vuoti, eccole le vere “vacanze” di chi ha creduto di essere autorizzato ad adagiarsi in posizioni di comodo, di rimbalzo tra un DPCM e l’altro aspettando inerte che finisse un incubo e senza partecipare alla creazione di un sogno….far sopravvivere l’umano che c’è in noi. Uscire dalla zona di comfort non è per tutti ma coloro che ci sono riusciti avranno il pregio di aver vinto una grande sfida civica che sconfigge il distanziamento sociale, accettando come necessario e dovuto il distanziamento fisico.
Chi si è mosso, anche per rispetto alle tante categorie cui non è stato consentito di scegliere, lo ha fatto in virtù di coscienze solide e competenze che si è voluto far crescere per sé, per i propri alunni, per la scuola e liberi da ogni pregiudizievole altro fine. Chi si è impegnato (coscienziosamente) ha impedito che le relazioni crollassero, le ha mantenute vive, le ha alimentate con una linfa nuova. Lo ha fatto ricorrendo a nuove strategie, nuovi mezzi ai quali abbiamo chiesto nuove alleanze, spesso facendo pace coi nostri nemici dichiarati (cellulari in classe, gruppi whatsapp, chat….), piegandoli al nostro servizio e restituendoli alla loro prima matrice di mezzi di comunicazione.
La DAD ha fatto esplodere il sistema delle conoscenze e dei rapporti interpersonali, proprio come una iniezione nelle vene di un cadavere, svelandone la fitta trama fino ad allora invisibile e che correva pur tuttavia già da prima sotto traccia. Ciò che resta è qualcosa di scarnificato ma che con il suo reticolato riproduce le sembianze di ciò che era e che voglio credere possa tornare a rivivere. Nulla sarà gettato di ciò che abbiamo appreso in questi mesi, finanche l’umiltà di imparare, la voglia di farlo e il desiderio di riuscirci. Certo ci saranno parti che si sono dissolte, là dove la “sostanza” non è arrivata….saranno quelle che faranno più fatica a riemergere da questa morte apparente.

Ricostruita la pelle che ci regalerà nuove carezze, gli odori e la carne che custodisce un cuore che ha continuato a pulsare, la rete che abbiamo costruito renderà più solido tutto l’impianto perché, come nel nostro slogan….La Scuola siamo Noi e, seppur con una indicibile fatica, la rete che abbiamo costruito è ricca di fiammelle che hanno tenuto viva la luce”.

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