Sanità, dibattito in commissione Servizi e Partecipazioni con l’assessore regionale Coletto e il direttore regionale D’Angelo.

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“Abbiamo chiesto alla Regione una programmazione che rafforzi la sanità pubblica e la sua capacità di offrire un livello di servizi adeguato alle esigenze del nostro territorio attraverso risorse umane e tecnologiche adeguate, superando le criticità che stanno emergendo nell’ospedale di Città di Castello, con liste di attesa troppo lunghe e servizi come il pronto soccorso che devono essere in grado di garantire le richieste dei cittadini, e nella medicina del territorio, dove è necessario fare in modo che l’Asp Muzi Betti possa accogliere nuovi ospititi e anche la Rsa che non è più disponibile a Città di Castello, ma anche che l’Usl Umbria 1 investa le risorse del lascito Mariani sui versanti dell’infanzia e degli anziani”. E’ quanto sottolinea il sindaco Luca Secondi a margine dei lavori della commissione consiliare permanente Servizi e Partecipazionipresieduta da Claudio Serafini, che si è riunita ieri sera per l’audizione dell’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto e del direttore regionale Massimo D’Angelo.

“Sulla sanità da parte del Comune di Città di Castello ci sarà sempre un approccio costruttivo, ma anche una visione chiara delle priorità di intervento, sulle quali ci aspettiamo una risposta fattiva e concreta”, ha spiegato il primo cittadino rivolgendosi ai responsabili regionali, che hanno preso atto delle questioni poste dai componenti della commissione, anticipando alcuni interventi. Nel rimarcare che l’ospedale di Città di Castello “non deve temere nessun tipo di ridimensionamento, dal momento che, essendo posizionato al confine regionale, ha come obiettivo non solo di aumentare le prestazioni erogate, ma anche di favorire la mobilità attiva in favore dell’Umbria”, l’assessore Coletto e il direttore D’Angelo hanno preso l’impegno di richiedere una verifica alla direzione generale dell’Usl Umbria 1 rispetto alle carenze di materiali e di farmaci all’ospedale di Città di Castello emersa dal dibattito e hanno garantito che verranno attivate le procedure per la copertura dei primariati vacanti, condividendo la necessità di selezioni regionali per il personale, al fine di evitare sovrapposizioni. L’assessore Coletto ha respinto le critiche sugli screening (“Siamo stati premiati a livello nazionale per averli mantenuti anche sotto Covid 19”) e ha ricondotto le carenze di personale a una programmazione nazionale che deve garantire il superamento dei tetti alle assunzioni, ma anche le risorse necessarie a sostenere l’aumento degli organici (“mi auguro si intervenga a livello nazionale sulla logica di depotenziamento degli ospedali pubblici e sulle carenze di personale”, ha detto), mentre ha assicurato l’impegno a rinnovare apparecchiature e strumentazioni, denunciando il ritardo delle passate amministrazioni regionali, anche su aspetti come la gestione dell’intramoenia.

Coletto ha poi condiviso che l’Asp Muzi Betti possa rappresentare la soluzione per il ricovero dei pazienti in dimissione ospedaliera, quindi per l’attivazione della Rsa. Sulle liste di attesa l’assessore ha dato conto del lavoro per ridurre “una struttura sovrabbondante” e le tempistiche attraverso la centralizzazione del sistema di gestione, che ha permesso di passare da 280 mila prenotazioni da erogare a 60 mila, aprendo anche le agende dei privati, mentre il direttore D’Angelo ha escluso qualunque input di tagliare le prescrizioni dei farmaci, perché il lavoro in atto con tutti i referenti territoriali è quello piuttosto di una maggiore appropriatezza, anche nella scelta dei medicinali meno onerosi a parità di efficacia. Nel dibattito in aula, la consigliera di Castello Cambia Emanuela Arcaleni aveva parlato di “una serie notevole di criticità della sanità in Altotevere”, chiedendo conto delle motivazioni delle difficoltà ad accedere agli esami diagnostici ordinari, con lunghe liste di attesa di 350 persone in endoscopia e 150 per cardiologia, a fronte di posti invece molto spesso disponibili in intramoenia, ma anche delle dotazioni di personale che sono previste per nuovi servizi territoriali come le case di comunità e per reparti come il pronto soccorso dell’ospedale. Arcaleni aveva quindi sollevato la questione dei tagli sulle prescrizioni dei farmaci previsti nell’ambito del piano di razionalizzazione della sanità pubblica regionale e delle intenzioni per l’Asp Muzi Betti, dove le liste di attesa sono bloccate e potrebbe essere collocata la Rsa. “La pandemia ha fatto emergere una maggiore necessità della sanità pubblica, che si basa sui principi di universalità e gratuità di cui siamo sostenitori – aveva affermato il consigliere del Pd Gionata Gatticchi – ma l’amministrazione regionale la sta rendendo inefficiente, come dimostrano gli impressionanti tempi delle liste di attesa, così elevati da portare gli utenti verso il privato quando possono permetterselo o a rinunciare alle prestazioni diagnostiche; come dimostra la riduzione o la chiusura dei servizi territoriali, tra i quali gli screening oncologici; come dimostra la carenza di operatori sanitari che abbiamo chiamato eroi nella pandemia, ma lavorano in condizioni di estrema precarietà e sottodimensionamento”.

“Che risposta è in grado di dare la sanità regionale in termini di efficienza?”, aveva eccepito l’esponente della maggioranza a proposito delle difficoltà del bilancio regionale che si riversano sui servizi e sulle dotazioni tecnologiche. A parlare delle criticità generate dal trasferimento del servizio di farmacia dell’ospedale di Città di Castello e a segnalare “la mancanza di materiali al Pronto Soccorso, al Laboratorio Analisi, al Centro Dialisi “dove risultano anche carenze di farmaci”, nella Sala Operatoria, in Rianimazione per descrivere “un ospedale che si sta spegnendo, in un contesto nel quale si sta regalando il pubblico al privato”, era stato il consigliere del Pd Roberto Brunelli, che aveva chiesto conto anche delle intenzioni per la sostituzione dei primari in via di pensionamento. Nel descrivere una “situazione sanitaria preoccupante”, facendo riferimento allo stato delle liste di attesa, alla delocalizzazione della farmacia ospedaliera, alla chiusura di alcuni ambulatori, al depauperamento del Laboratorio Analisi e alle carenze di personale, la consigliera dei Civici X Città di Castello Luciana Bassini aveva chiesto conto della circolare regionale dello scorso ottobre con cui è stata disposta “la diminuzione obbligatoria dei farmaci da parte dei medici prescrittori del 25 per cento per reumatologia, dermatologia, gastroenterologia, nefrologia, del 5 per cento per oncologia ed ematologia e del 10 per cento di per tutte le altre specialità e la sospensione dell’acquisto di nuovi dispositivi medici”.

“Quali criteri sono stati utilizzati per definire queste percentuali di tagli lineari?”, aveva domandato la rappresentante della minoranza. La consigliera del Psi Loriana Grasselli aveva preso la parola per dichiarare: “benissimo la casa di comunità nel centro di salute della Madonna del Latte, ma avrei preferito che fosse stata indicata la struttura dell’ex ospedale di Città di Castello, per la quale l’amministrazione comunale aveva dato input in passato alla Regione e per la quale non è stato presentato un piano di recupero con fondi del PNRR o altre modalità di finanziamento”. A sollecitare la riapertura degli ingressi all’Asp Muzi Betti era stata la consigliera della Lista Civica Luca Secondi Sindaco Rosanna Sabba, segnalando che “rispetto agli 88 posti in convenzione con la Regione siano solo 64 quelli assegnati attualmente, con una lunga lista di attesa per le famiglie”. “Da parecchi mesi a Città di Castello è stata sospesa la Rsa e proprio presso la Muzi Betti potrebbero essere disponibili i posti per la sua riattivazione, ma ancora una volta non c’è risposta dalla Regione, con le famiglie che si trovano in gravi difficoltà”, aveva aggiunto la consigliera di minoranza, ribadendo la necessità di dare soluzione a problematiche esistenti già da tempo. Nel chiedere “maggiore dotazione di personale per l’ospedale di Città di Castello e nuove strumentazioni”, la consigliera del Pd Maria Grazia Giorgi aveva segnalato che “l’amministrazione comunale ha avviato la procedura urbanistica per l’intitolazione di una strada o di un piazza alle sorelle Mariani, che ci hanno lasciato un’ingente somma di denaro che è ora di impiegare in strutture buone per la città”. Dal consigliere del Psi Luigi Gennari, che aveva lamentato la rinuncia al confronto diretto in commissione da parte dei responsabili regionali, era giunta la sollecitazione ad affrontare le criticità della sanità a Città di Castello.

“Parliamo di salute, è compito vostro risolvere le problematiche che ci sono”, aveva sostenuto il rappresentante della maggioranza, riferendosi alle carenze di personale (“mancano primari, medici, infermieri, manca l’assistenza” aveva denunciato), alla gestione della farmacia e del Cup. “E’ vergognoso che per fare degli esami chi se lo può permettere si debba rivolgere al privato perché altrimenti bisogna aspettare almeno 3-4 mesi”, aveva affermato Gennari, sollecitando ad affrontare le questioni con la necessaria conoscenza del territorio, non con un approccio generico. A deplorare le condizioni dell’ospedale di Città di Castello era stato il consigliere della Lega Valerio Mancini, che riferendo di un sopralluogo nella struttura, aveva richiamato l’attenzione sulle infiltrazioni della pioggia nei locali, sulle apparecchiature abbandonate, sui soffitti aperti e crollati, sullo stato di incuria di alcuni reparti e dei marciapiedi. “Negli anni c’è stato un totale abbandono delle manutenzioni più elementari, una cattiva progettazione rispetto alle funzioni originarie dell’ospedale ed è stato ignorato il fabbisogno del personale, con la Corte dei Conti nella scorsa legislatura ha segnalato l’eccessivo ricorso ai contratti a tempo determinato in luogo di quelli a tempo indeterminato a livello umbro”, aveva affermato Mancini riferendosi alla gestione del passato governo regionale.

“Oggi si deve correre ai ripari perché la sanità pubblica non era nei programma degli ultimi governi”, aveva aggiunto il consigliere, rimarcando che “l’ospedale di Città di Castello è strategico nel sistema regionale per alleggerire l’azienda ospedaliera di Perugia, ma è vittima di un disinteresse decennale, che sta affossando le qualità umane e professionali maturate nella struttura”. Nel richiamare l’attenzione sulle carenze di primariati di Medicina e Cardiologia, il presidente della commissione Serafini (Lista Civica Luca Secondi Sindaco) ha chiesto conto delle intenzioni della Regione di procedere ai concorsi, segnalando poi i problemi organizzativi e gestionali del servizio di prenotazione diagnostica che spinge gli utenti verso le strutture di altre regioni o verso il privato. “C’è poi la questione delle procedure concorsuali per l’arruolamento del personale, che dovrebbero essere centralizzate a livello regionale”, aveva dichiarato Serafini, facendo riferimento alle recenti sovrapposizioni delle selezioni per anestesisti tra Usl Umbria 1 , 2 e azienda sanitaria di Perugia.

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