Grazia a voi e pace da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re
della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di
noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli.
Amen.
Sorelle e fratelli carissimi, in questa solenne liturgia, ci uniamo alla gloria del Cielo che celebra in
Cristo risorto la fedeltà di Dio che ha compiuto l’azione della nostra salvezza nel sacrificio pasquale
che in questi giorni santi riviviamo insieme. Nei segni della preghiera comune la Chiesa contempla
la novità della vita redenta, finalmente liberata da ogni zavorra di male e di morte. L’amore divino,
manifestato sull’altare della croce di Cristo, ha lavato nel suo sangue ogni bruttura del nostro animo,
per riportare alla luce della fede il volto originario della creatura che Dio stesso ha scolpito, a sua
immagine e somiglianza, splendente del riflesso della sua bellezza eterna.
Dice infatti il Vangelo: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con
l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la
liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del
Signore”.
Con le parole del profeta Isaia, Gesù presenta il suo ministero di Salvatore. Il suo cammino di
incarnazione si compie nel servizio di liberazione della creatura umana dal male che l’affligge. E
questo è reso possibile dall’unzione dello Spirito Santo che consacrata la missione di Gesù. In
questa scia, e sotto questa potente guida, l’azione del maestro di Nazaret prosegue, nella storia e nel
mondo, attraverso la vita e il servizio degli apostoli che lui si è scelto. Da questa santa stirpe
discendono tutti i sacerdoti, vescovi e presbiteri, consacrati anch’essi con l’unzione dello Spirito.
Stessa dunque è la missione e medesimo il mandato: portare a tutti il lieto annuncio.
Solo per questo, fratelli sacerdoti, noi siamo stati chiamati e ordinati. Nelle nostre povere mani è
messa la parola di misericordia di cui il mondo ha una sete mortale. Dell’unico pane necessario, e
della sua distribuzione a tutti, siamo stati resi responsabili nel nostro quotidiano ministero. Chi
attende i beni della salvezza, e spesso fatica a trovarne la via, sperimenta la povertà del non
conoscere il vero tesoro, la prigionia della schiavitù del male e dei suoi inganni, la cecità di chi non
vede la luce che può guidare i suoi passi e l’oppressione data dalla mancanza di speranza in una vita
piena ed eterna.
L’olio crismale, segno del Cristo morto e risorto, sacerdote, re e profeta, che ci ha consacrati il
giorno della nostra ordinazione, per opera dello Spirito Santo ha intriso la nostra vita del profumo
dell’amore di Dio. Consapevoli della nostra debolezza mortale, e della miseria che ci accomuna ad
ogni uomo, non dimentichiamoci che cosa il Signore ha fatto di noi, unendoci a sé perché Egli
potesse continuare a servire il suo popolo come Buon pastore. La nostra vita è stata dedicata
totalmente e per sempre per l’edificazione del regno del Padre. Non ci apparteniamo più, e non
possiamo fare della nostra vita altro che un dono continuo per l’annuncio del Vangelo. I nostri
giorni, i nostri pensieri, le nostre azioni e il nostro amore, se con docilità rimaniamo uniti al Cristo,
sono consacrati nella sua Chiesa e per la sua Chiesa. Sappiamo bene quanto anche oggi la Chiesa
abbia bisogno di esser amata e servita con umiltà e fedeltà, e di questo tra poco chiederemo grazia
nella nostra comune preghiera e nel rinnovo delle promesse sacerdotali.
“Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti”, dice il testo di Isaia.
Fa tremare il cuore sapere di essere stati scelti per questa enorme missione, ma lo riempie anche di
tanta consolazione e tenerezza se ci ricordiamo chi ce l’affida e la sostiene. Non abbiamo una
missione nostra, e vani sono i nostri progetti se sono solo “nostri”. Siamo costituiti come pastori per
il popolo che Dio si è acquistato a prezzo del sacrificio pasquale di Cristo, ma a questo popolo
siamo anche affidati, perché insieme, e solo insieme possiamo camminare nell’ascolto della voce
dello Spirito che guida la Chiesa. Questo ministero allora ci colloca dentro questa famiglia che è la
Chiesa, tra gli altri e con gli altri, perché ciascuno cresca nella conoscenza e nell’amore al Signore, e
tutti insieme si possa testimoniare questo amore in ogni situazione.
Siamo chiamati, fratelli sacerdoti, ad imparare ad essere preti insieme. Non ci sono alternative
vitali. Insieme, tra noi, gli uni con gli altri, ma anche gli uni per gli altri. Da soli siamo poca cosa.
Le nostre chiusure chiudono la Chiesa, le nostre divisioni dividono la Chiesa e le nostre durezze
feriscono la Chiesa. C’è una chiamata alla libertà e alla condivisione che non possiamo ignorare. Ci
è chiesto di vivere la nostra fede non solo per gli altri, ma anche con gli altri. Di mettere il nostro
ministero a servizio del cammino della fede dei nostri fratelli, e non viceversa. Di sognare e pensare
insieme, noi preti, con i diaconi, i religiosi, gli sposi e tutti i battezzati, il volto bello della Sposa di
Cristo.
Dice il Vangelo: “…gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è
compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»”.
Non siamo stati consacrati solo per un tempo, per una stagione di Chiesa, per un territorio, o per
alcune condizioni particolari. La nostra esistenza, e perciò anche il nostro ministero, si dipanano
nell’oggi, nella realtà che ci è data, nel tempo e nella cultura che ci ospita. Anzi è proprio la realtà
odierna che offre alla parola eterna dell’amore di Dio di continuare il mistero dell’incarnazione.
Dentro le vene di questo tempo della storia, l’unico che ci è dato di vivere, scorre il fiume di grazia
che scaturisce dall’albero della croce. Non possiamo che vivere, in presenza, questo squarcio di
cielo che il buon Dio ci da di scorgere, al di là delle nubi e delle notti che l’offuscano.
Per questo abbiamo bisogno di tanto discernimento e di una fede viva, che fa eco alla gioia del
Vangelo e scommette sulla follia della fraternità. Per questo, con rinnovata fiducia, ci affidiamo alla
grazia di Dio Padre, per continuare a seguire le orme del maestro Gesù di cui siamo innamorati,
sicuri della forza e del coraggio che lo Spirito, che ci ha unti, e consacrati continua a inoculare nel
nostro cuore di pastori.
Padre santo e misericordioso, con tutto il popolo qui riunito ti preghiamo con fiducia di figli. Tu che
hai consacrato il tuo Figlio Gesù con l’unzione dello Spirito Santo per donarlo a tutti noi come
Salvatore, concedi ai tuoi sacerdoti, resi partecipi della sua consacrazione, di essere fedeli testimoni
e umili servitori del tuo amore per l’umanità. Amen.