Tarek Komin, Sansepolcro ha il suo scrittore di qualità

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Il suo ultimo lavoro letterario “Il giorno in cui ritornano” sta riscontrando grande successo di critica e di pubblico. Ed è motivo di grande soddisfazione per l’autore. Tarek Komin, che a dispetto del nome è borghese doc essendo nato a Sansepolcro nel 1984.  Laureato in studi storici, curriculum antropologico, è al momento impiegato in una nota azienda del posto. Ma l’arte dello scrivere è la sua grande passione. “Da sempre” ci racconta “sin da quando avevo i calzoni corti mi piaceva comporre racconti e storie. Poi, a partire dal 2004, la cosa si è fatta più seria”.

Otto i romanzi pubblicati sin qui, con l’ultimo, “Il giorno in cui ritornano” edito da una prestigiosa casa italiana, la Gallucci, che sta spopolando nelle librerie e nelle vendite on line. “Ho cominciato quasi per gioco” ci confessa Tarek “con editori più piccoli, che adesso sono diventati di risonanza nazionale. E mi sto accorgendo che pure io sto avendo riscontri positivi dato che ho fatto tante presentazioni del mio libro in molte parti d’Italia (una delle prossime in calendario sarà il 18 marzo a Roma), che mi chiamano per interviste e incontri, che mi chiedono di elaborare racconti in riviste specializzate di settore. Sono contento, inutile negarlo”. Modelli da seguire, stili di scrittura? “Come lettore sono stato sempre attratto dai classici, da Kafka a Svevo, sino a Simenon. Ma sono tendenzialmente un onnivoro, mi piace leggere di tutto perché adoro la contaminazione. E da quest’altra parte della barricata, cioè come scrittore, amo seguire lo stesso percorso. I miei lavori tendono a dare originalità ogni volta, non seguendo un filo preciso che li lega. Ogni romanzo rappresenta una novità narrativa sui temi trattati, dove ci sono spazi dedicati alla fiction ma anche ancorati a contesti storici documentati. Sto già lavorando al prossimo libro”.

Tornando al nome dell’autore, non si può fare a meno di ancorarci nella, dolorosa, attualità. Tarek Komin è un richiamo alla martoriata Siria, il babbo è infatti di chiare origini siriane pur vivendo ormai al Borgo da tantissimi anni. “Il tragico terremoto di questi giorni” confida Tarek “è l’ultimo sfregio ad un Paese martoriato. Che aggiunge dolore a dolore. L’ultima volta sono stato da quelle parti nel 1995 e ho impresso ricordi piacevoli, di una terra aperta e turistica, di paesaggi e architetture antiche e suggestive. Non so quando potrò tornarci. Mi auguro solo che quando ci tornerò abbia la possibilità di avvicinarmi a quella terra con l’animo leggero e con la speranza di vedere finalmente gente serena e in pace”.

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