Firmato stamattina a Città di Castello il primo protocollo di intesa in Italia per favorire l’inserimento occupazionaledi chi subisce maltrattamenti e abusi. Secondi, Guerri e Calagreti: “Uno strumento operativo e aperto, con cuidiciamo alle donne vittime di violenza che devono avere la forza di denunciare, perché c’è una società che è prontaad accoglierle e affiancarle nel percorso di uscita da questo terribile incubo, anche con un lavoro”.
Il Comune di Città di Castello, come capofila della Zona Sociale 1 dell’Alta Valle del Tevere, ha firmato stamattina con Cgil,Cisl, Uil, Confindustria e Agenzia Regionale per le Politiche Attive del Lavoro dell’Umbria il primo protocollo di intesa inItalia per favorire l’inserimento occupazionale delle donne vittime di violenza . L’accordo rappresenta il tassello mancantea tutti i percorsi finalizzati all’uscita dall’incubo dei maltrattamenti, che spesso non iniziano nemmeno o si arenano inassenza di un’autonoma capacità di sostentamento della persona che viene presa in carico dai servizi sociali.
L’indipendenza economica che deriva da un impiego è infatti ciò che può affrancare la donna da una condizione familiare disoggiogazione psicologica e materiale, permettendole il pieno distacco dai contesti relazionali in cui si trova. Ecco perché i
Servizi Sociali del Comune di Città di Castello , su indicazione del centro antiviolenza “Medusa”, il servizio costituitodall’ente che viene gestito dall’Associazione Liberamente Donna Ets, segnaleranno ai centri per l’impiego dell’ARPAL ledonne residenti negli otto comuni dell’Alta Valle del Tevere appartenenti alla Zona Sociale 1 che hanno avviato un percorsodi uscita dalla violenza per cui si ritiene opportuno chiedere l’inserimento lavorativo. A seguito di apposita istruttoria per lavalutazione delle competenze professionali, delle esperienze lavorative e delle attitudini, Arpal proporrà alle aziende l’inserimento lavorativo delle persone selezionate in base ai profili richiesti. Cgil, Cisl e Uil avranno il compito di sensibilizzare le imprese sui contenuti ed opportunità del progetto, supervisionare il rispetto dei contratti di lavoro e promuovere forme di collaborazione che tengano conto delle fragilità legate a vissuti di violenza. Confindustria si farà carico di sensibilizzare i propri partner su contenuti e opportunità del progetto, ma anche di comunicare le necessità assunzionali che possano essere prese in considerazione. Un lavoro di raccordo che è già iniziato e che ha visto emergere le prime disponibilità da parte di importanti e conosciute aziende del comprensorio dell’Alta Valle del Tevere, che sono pronte ad accogliere le donne che subiscono violenza, vittime di una piaga che anche in Alta Valle del Tevere appare in inarrestabile espansione. Da gennaio a ottobre 2023 sono stati infatti 36 i nuovi casi presi in carico dal Centro comunale antiviolenza “Medusa” di Città di Castello, un dato in linea con i 46 nuovi ingressi registrati complessivamente nel 2022.
Le chiamate registrate nei primi dieci mesi dell’anno sono state in tutto 510, gesti di disperazione che in 257 occasioni
hanno dato seguito a colloqui individuali per esaminare le vicende nelle quali erano coinvolte le donne che si sono rivolte
al servizio. “Sono i numeri a dire che abbiamo il dovere di assumerci sempre nuove responsabilità nei confronti delle donne
vittime di violenza e oggi, tutti insieme, istituzioni pubbliche, sindacati e imprenditori, diamo per primi in Italia una risposta
che è frutto di grande volontà e concretezza. Un protocollo che non è una mera dichiarazione di intenti, ma è operativo,
perché propone una linea di intervento concreta che inaugura una buona pratica a sostegno della condizione femminile,
ed è anche aperto alla partecipazione di tutte le altre componenti della società e delle aziende del territorio che vorranno
unirsi a noi e dare il proprio contributo”, ha dichiarato stamattina in conferenza stampa il sindaco Luca Secondi insieme
all’assessore alle Pari Opportunità Letizia Guerri e all’assessore alle Politiche Sociali Benedetta Calagreti. Gli amministratori
hanno presentato il protocollo d’intesa insieme a tutti gli attori coinvolti, ricordando come l’accordo sia frutto del lavoro del
tavolo di monitoraggio delle azioni a contrasto della violenza di genere istituito dal Comune di Città di Castello, in
particolare di quello tenuto il 25 novembre del 2022. “Con questo protocollo, che pone con decisione all’attenzione
generale il tema dell’indipendenza economica femminile e l’importanza che riveste per combattere una piaga come la
violenza di genere – hanno sottolineato Secondi, Guerri e Calagreti – diciamo alle donne vittime di maltrattamenti e abusi
che devono avere la forza di denunciare, perché c’è una società che è pronta ad accoglierle e affiancarle nel percorso di
uscita da questo terribile incubo, anche con un lavoro, con la prospettiva concreta di potersi rifare una vita”. Un messaggio
sottoscritto dal sindaco di Citerna Enea Paladino , dall’assessore alle Politiche Sociali di San Giustino Andrea Guerrieri e
dall’assessore alle Politiche Sociali di Umbertide Lara Goracci , che hanno preso l’impegno di supportare al meglio per
quanto di competenza l’attuazione del protocollo, dando atto al Comune di Città di Castello del fondamentale ruolo di
raccordo e di sviluppo delle azioni a contrasto della violenza sulle donne svolto finora con i propri uffici, in particolare con la
referente comunale del Centro Anti Violenza di Città di Castello Lorenza Scateni e con la responsabile del Centro
antiviolenza “Medusa” Veronica Baldoni . “L’appuntamento di oggi è il frutto della buona politica e di ciò, come cittadino,
imprenditore e come rappresentante della Sezione Alta Valle del Tevere di Confindustria Umbria sono molto orgoglioso”,
ha detto il presidente degli industriali locali Raoul Ranieri . “Questo protocollo si fonda su un lavoro sinergico, che è
fondamentale per cercare di contrastare il grave fenomeno della violenza contro le donne. Le imprese del nostro territorio
hanno sentito la responsabilità di impegnarsi per supportare le donne vittime di violenza offrendo loro un’opportunità
occupazionale, attraverso cui restituire la dignità, l’indipendenza economica e la possibilità di reinserimento sociale in un
ambiente sicuro e protetto. Voglio ricordare a questo proposito i tanti colleghi imprenditori che, nel silenzio e con grande
spirito di solidarietà, ogni giorno accolgono nelle proprie aziende situazioni di disagio sociale legato alla violenza, ma anche
a povertà, calamità naturali o altro, dando sempre risposte concrete”. A nome dei rappresentanti sindacali firmatari del
protocollo ( Fabrizio Fratini, Vanda Scarpelli e Barbara Mischianti della Cgil, Antonello Paccavia della Cisl e Sandro Belletti
della Uil), Patrizia Venturini dello Spi-Cgil Umbria ha evidenziato “l’unicità di un protocollo d’intesa che mette insieme
Comuni, sindacati e rappresentanze datoriali di un territorio, laddove le uniche esperienze analoghe note nel nostro Paese
hanno riguardato finora singole realtà aziendali”. “Con questa intesa andiamo oltre la semplice solidarietà alle vittime di
violenza, alle quali offriamo la concretezza di una rete di comunità tra pubblico e privato, in grado di offrire una reale via
d’uscita da un vissuto di maltrattamenti e soprusi”. Nel chiarire che a essere direttamente coinvolti nelle azioni previste dal
protocollo saranno il centro per l’impiego di Città di Castello e lo sportello di Umbertide, Francesco Giovagnoni ,
responsabile dell’area Umbria Nord di Arpal Umbria, a nome del direttore generale Paola Nicastro ha rimarcato come “per
ARPAL Umbria la collaborazione con il Comune di Città di Castello e tutti i sottoscrittori del Protocollo sia una importante
opportunità per favorire l’emancipazione economica femminile”. “Offriamo la totale collaborazione per un tema doloroso
come quello della violenza di genere, diventato ormai piaga strutturale sociale nel nostro Paese. Oggi ARPAL Umbria si
impegna a perpetrare con la propria azione il sostegno a delineare percorsi di indipendenza per le donne vittima di violenza,
poiché è assodato che accanto ai necessari interventi repressivi nei confronti di uomini violenti e a quelli altrettanto
indispensabili di protezione delle potenziali vittime, occorre agire in modo coordinato perché la vittima abbia una
prospettiva di vita concreta, di cui il lavoro è tassello fondamentale”, ha detto Giovagnoni. Il responsabile dell’Area Umbria
Nord ha spiegato come “Arpal procederà attraverso un percorso di empowerment che avrà ha inizio con l’individuazione di
un referente del progetto per la presa in carico delle donne. Parallelamente saranno sensibilizzate le aziende sui contenuti
sulle opportunità del protocollo e saranno proposte azioni di formazione e specializzazione alle donne inserite nel progetto,
supervisionando l’andamento del percorso lavorativo nel suo itinere”.