Registro Tumori, Valentina Pococacio (M5S): “Quattro anni di ritardo, ora la destra non usi il Registro Tumori per la bieca propaganda negazionista”

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In questi primi giorni di campagna elettorale arriva l’annuncio della giunta di centrodestra guidata da Donatella Tesei della riattivazione del Registro Tumori in Umbria. La stessa destra che l’aveva sospeso nel 2020, appena insediata, e che ne aveva promesso l’immediata riattivazione, dopo quattro anni e le tante sollecitazioni del Movimento 5 Stelle si è svegliata a pochi giorni dal voto. Subito non si è perso tempo per utilizzare questo prezioso strumento ai fini di una narrazione negazionista della destra sul tema della correlazione tra inquinamento e tumori.

Il Registro Tumori è uno strumento prezioso per monitorare l’incidenza delle patologie oncologiche, ma ancora oggi di fronte ad alcuni dati parziali e alterati dalla limitazione degli screening nel periodo Covid si cerca goffamente di affermare che morti e tumori sono in calo quando in realtà i dati sono ancora allarmanti soprattutto per quanto riguarda le patologie legate all’inquinamento. Forse si pensa che questa narrazione sia utile per tranquillizzare i cittadini di fronte alle politiche di devastazione ambientale portate avanti dalla destra, distruttive e antistoriche come un Piano Rifiuti che prevede la costruzione di un nuovo inceneritore in Umbria.

Soprattutto balza agli occhi l’allarmante primato del territorio ternano dove la mortalità femminile è superiore anche del 17% rispetto ad altre aree della regione e di aree come l’Alto chiascio e Alto Tevere con situazioni oramai conosciute e cronicizzate relativamente all’apparato gastrico, per le quali andavano attuati interventi e soluzioni richieste oramai da molti anni anche con mozioni approvate in consiglio regionale ma mai realmente attuate. A Terni il problema delle polveri sottili, dei metalli pesanti, dei siti di interesse nazionale è ancora oggi più che mai all’ordine del giorno mentre la destra fa finta di non vedere. I dati del nichel pubblicati da Arpa evidenziano come per ben quattro mesi su cinque (da gennaio a maggio) nel 2024 si siano superati i valori obiettivo stabiliti dalla legge, ma oramai nessuno ci fa più caso.

Occorre una visione completamente diversa: si continua ad approfondire con nuovi dati sui monitoraggi, ma non si indagano le cause al fine di rimuoverle. I problemi dei cittadini hanno bisogno di soluzioni, di vedere attuate politiche di salvaguardia dell’ambiente, non del solito greenwashing in salsa nera. È ormai evidente di quanto salute e benessere delle persone, degli animali, della natura e dell’ambiente siano intrinsecamente collegati. Non possiamo dunque prescindere da un approccio che sia capace di affrontare i problemi da queste diverse prospettive.

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