Successo per la conferenza promossa dal polo tecnico Franchetti Salviani per il cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci

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Grande affluenza di pubblico nella sala riunioni della Biblioteca Comunale di Città di Castello per la conferenza con cui il Polo Tecnico Franchetti Salviani, che partecipa alle iniziative del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’anno dedicato a Leonardo, ha aperto una serie di attività con l’obiettivo di “onorare il genio e trasmettere la sua straordinaria eredità culturale”.
Nel suo intervento il prof. Maurizio Busso del Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Perugia e membro dell’INFN ha evidenziato come alle radici della scienza di Leonardo c’è l’apprendimento indiretto della lezione dei classici, faticoso per lui che non conosceva il latino, attraverso “Il Trattato di architettura” di Francesco di Giorgio Martini (1439-1501) e le traduzioni, oggi perse, in volgare di parti del libro dei “Lemmi” di Archimede. Busso si è soffermato sulle componenti della scienza di Leonardo: la pittura e il disegno (anche geometrico e di progetti costruttivi) forma di espressione suprema, la matematica, la filosofia, la fisica e l’anatomia.
“I suoi trattati sono appunti ed abbozzi, non libri didattici. Ma anche in questo sta la sua unicità, che dobbiamo non solo ammirare, ma anche rispettare. Questo è il messaggio. Al di là del mito, apprezziamo l’uomo autodidatta che si apre, come altri, al futuro e su quella strada realizza più di altri. Ma amiamo anche la sua umanità e i suoi limiti, che lo rendono più simile noi. Grandissimo, ma uomo fra gli uomini” ha concluso il prof. Busso.
L’ing. Giovanni Cangi ha presentato i risultati degli studi condotti nell’ambito del progetto didattico “Architettura e territorio”, sviluppato nel corso geometri prima e nell’indirizzo Costruzioni, ambiente e territorio poi, sulle cartografie a “volo d’angelo” dell’Italia centrale e della Valtiberina eseguite dal grande artista rinascimentale.
Leonardo frequentò, anche nel ruolo di cartografo a servizio di Cesare Borgia, supportato nell’estate del 1502 dal nostro Vitellozzo Vitelli, uomo d’armi, il nostro territorio che restituì nelle straordinarie mappe della Toscana e della Valdichiana, oggi conservate a Londra. Mappe prospettiche orientate alla moda antica, nelle quali la Valtiberina viene rappresentata nel tratto compreso fra Pieve Santo Stefano e Perugia e sebbene collocata in secondo piano si presenta ricca di dettagli e corretta nella rappresentazione della rete idrografica. La prima mappa dell’Alta valle del Tevere eseguita con rigore scientifico.
Nelle mappe compare anche il Lago Trasimeno, dove negli stessi anni, un altro scienziato ai più sconosciuto, il perugino Giovan Battista Danti, ricordato come “pioniere dell’aeronautica”, sarà il primo a sperimentare il volo librato lanciandosi dai tetti di Perugia con un deltaplano, una domenica di agosto della fine del ‘400, in occasione del matrimonio di Pantasilea Baglioni, della nobile famiglia perugina.
“Se Leonardo è noto universalmente, Giovan Battista Danti merita comunque di essere riscoperto e valorizzato in modo opportuno, anche grazie alle stesse mappe di Leonardo che fanno da supporto a questa singolare cronaca d’epoca” ha concluso l’ing. Cangi.

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