Il parere espresso dall’Istituto superiore di Sanità sulla Ditta Color Glass, su richiesta del Ministero dell’Ambiente, pervenuto all’amministrazione comunale di Città di Castello l’8 agosto, ma uscito, chissà perché, solo il 20 senz’alcuna nota ufficiale, chiarisce ciò che era già chiaro ma che qualcuno non ha voluto vedere. L’Istituto certifica che, secondo le norme vigenti dal 1934 e secondo il Testo Unico delle Leggi sanitarie del 1994, tale industria “deve essere classificata insalubre e può essere permessa nell’abitato solo se, dopo aver fatto i dovuti accertamenti alle emissioni inquinanti in atmosfera queste risultino accettabili non recando compromissioni alla salute della popolazione”. Ma questo parere certifica anche un altro fatto grave: i ritardi e le omissioni di questa amministrazione e degli organi competenti. La certificazione poteva e doveva essere assolutamente cercata e ottenuta prima, e non dall’Istituto superiore, ma dagli organi localicompetenti in materia, cui la legge citata assegna
il dovere di definire la tipologia delle industrie PRIMA di concedere loro una qualunque autorizzazione ad operare. Il DM 5/09/1994 è chiaro: il Comune è “competente ad emettere il Decreto di Classificazione di Industria Insalubre o il provvedimento conclusivo di autorizzazione all’esercizio dell’attività comprensivo della Classificazione suddetta”. “L’A.S.L. esprime un parere igienico sanitario sull’attività esercitata, formula al Comune la proposta di classificazione di Industria Insalubre”. Questo parere ASL arriva solo nel 2019, 14 anni dopo l’inizio, ed afferma di non poter decidere nulla in quanto la lavorazione dell’azienda “non rientra nell’elenco delle industrie insalubri definito dal Ministero”. Alla luce dei fatti odierni tutto ciò appare assurdo se non, peggio, lesivo della dovuta tutela della salute dei cittadini.
Chi ha ignorato la legge fin dal lontano 2005 quando l’azienda presentò richiesta di autorizzazione alla lavorazione e “recupero di rifiuti (fanghi) non pericolosi”, deve ora spiegarne i motivi ai cittadini di Trestina e a chi, come noi, ha portato in Consiglio la questione due anni fa e che fin troppo spesso ha dovuto subire gli attacchi arroganti di chi pensava che le intimidazioni avrebbero ottenuto il silenzio che ha gravato per anni su questa lavorazione nell’abitato di Trestina. Quando l’Azienda in questione ha reiterato le richieste autorizzative e ha ottenuto la “compatibilità urbanistica” nell’aprile del 2016, senza che venissero pretese le dovute garanzie richiamate dalla legge circa le emissioni di inquinanti in atmosfera, il cui controllo deve riguardare, secondo il parere del’I.S.S. “le misure di concentrazione di polveri anche tipo Pm10e PM 2,5 e del contenuto di biossido di titanio”, il Sindaco, primo responsabile della salute dei cittadini , dove stava?Vennero fatti i dovuti controlli prima di concedere l’autorizzazione, anche per sapere esattamente cosa avrebbero respirato i cittadini di Trestina? Non ci risulta. Come non sono stati presentati, ad oggi, i dati ARPA circa le emissioni.Chiediamo ancora una volta, come abbiamo fatto fin dall’inizio,che vengano pubblicati i dati e che nel frattempo il Sindaco si assuma le proprie responsabilità e sospenda l’attività dell’azienda, in autotutela, in attesa che si faccia la definitiva chiarezza. Così non si può continuare.“