“Ventotto rose spezzate, ventotto magistrati uccisi da mani criminali, ventotto storie professionali e umane raccontate per ricostruire le numerose “resistenze” che l’Italia ha combattuto nel dopoguerra. Un periodo, quello dal ’48 a oggi che non si studia nelle scuole negando alle nuove generazioni il diritto di conoscere per difendere i valori espressi nella nostra Costituzione democratica”. E’ un estratto dell’avvincente intervento del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini intervenuto alla presentazione del libro “Ritratti di coraggio – Lo Stato italiano e i suoi magistrati” di cui è coautore insieme, tra gli altri, a Stefano Amore, magistrato, assistente di studio presso la Corte costituzionale, definito il vero motore del libro, a Fausto Cardella e Claudio Rispoli, entrambi Procuratori generali, il primo presso la Corte di appello di Perugia il secondo in quella di Brescia, tutti presenti all’incontro.
La presentazione si è svolta a Perugia, nella storica sede del Consiglio provinciale, con il Presidente Luciano Bacchetta a fare gli onori di casa affiancato dal Prefetto Claudio Sgaraglia, davanti ad un pubblico di alto profilo. Hanno infatti partecipato le più alte cariche istituzionali, militari e politiche dell’Umbria tra le quali la Presidente della Giunta regionale Donatella Tesei, l’assessore regionale Paola Agabiti, il Magnifico Rettore dell’Università di Perugia e la Rettrice dell’Università per stranieri, i parlamentari Modena e Verini, rappresentanti delle professioni e delle associazioni, sindaci, tra i quali quello di Spoleto, De Augustinis, a sua volta magistrato. Particolarmente gradita e sottolineata dai relatori è stata la presenza di un nutrito gruppo di studenti ai quali, in via prioritaria, è rivolto il libro.
“Al di là della retorica, questo volume consegna alle generazioni future un messaggio positivo – ha dichiarato Bacchetta nel discorso di benvenuto ai presenti -. Si trasmette l’importante segnale che ci sono state, ci sono e ci saranno persone che facendo il loro dovere diventano eroi loro malgrado”. Un concetto ripreso dal Prefetto Sgaraglia: “Magistrati coraggiosi che hanno continuato a fare il loro lavoro pur sapendo di essere nel mirino dei criminali. Ricordare in maniera durature questi servitori dello Stato è un importante esempio da proporre ai giovani”. Il libro non sottace i rapporti spesso difficili tra questi magistrati e il Consiglio Superiore della Magistratura. In molti casi lasciati soli a fronteggiare il terrorismo prima nero e poi rosso e quello della criminalità organizzata, E se Giovanni Falcone è l’emblema di quella solitudine la linea rossa di quel sangue che ha attraversato gli ultimi anni della nostra storia porta il nome di magistrati sconosciuti ai più come quelli di Mario Amato, Pietro Scaglione, Fedele Calvosa, Giacomo Ciacco Montalto, Alberto Giacomelli, del quale ha preso parte all’incontro il figlio Giuseppe oggi sacerdote, che venne ucciso quando già era in pensione perché aveva “osato” sequestrare dei beni al fratello di Toto Riina. Un doloroso elenco al quale si aggiungono nomi di carabinieri, poliziotti, giornalisti, avvocati, professori, professionisti, sacerdoti e gente comune. Alcuni consegnati già alla storia come Piersanti Mattarella o Vittorio Bachelet altri da onorare e ricordare con eguale sentimento di gratitudine. Persone uccise per aver semplicemente seguito una scelta etica, una scelta giusta che va verso il bene.
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