Gino non ce l’ha fatta, ci ha lasciato questa notte, nel suo letto all’ospedale di Città di Castello. Ricoverato nei giorni scorsi, a seguito di una grave ischemia, ha lottato come era suo solito fare, ma questa volta non è riuscito a vincere la battaglia più dura e importante. Se ne va in silenzio, come nel suo stile. Persona discreta, dotato di una sensibilità fuori dal comune, artista apprezzato anche fuori dai confini nazionali, aveva iniziato a dipingere fin da piccolo, sui sassi come amava ricordare, nei tanti incontri insieme. “Vedi Michele il mio babbo non capiva per lui, uomo di altri tempi concreto e tutto di un pezzo, contavano altre cose, mia mamma invece, mi sosteneva con lo sguardo, con il sorriso, credo lo vedesse come un trastullo, ma io mi aggrappavo a quegli occhi dolci, convinto che un giorno, chissà, i miei quadri potessero essere esposti nei musei più importanti del mondo”.
Sogni di un piccolo bambino, che diventato uomo, si è costruito una famiglia meravigliosa, lasciando da parte quel sogno di diventare un’artista, un pittore. Ad onor del vero, non avevi mai smesso di dipingere, lo facevi di notte, perché di giorno si lavora e si sta vicini ai propri cari dicevi. Sogno ripreso più avanti e coltivato fino all’ultimo giorno della tua esistenza terrena, grazie alla spinta di tua moglie, che consideravi la tua musa ispiratrice. Le tue opere sono state esposte in Russia, Inghilterra, Francia e in gallerie prestigiose del nostro paese.
Nell’ultima intervista realizzata nei nostri studi televisivi pochi giorni fa hai commentato, con l’umiltà dei grandi, di quanto fossi orgoglioso della chiamata ricevuta da una nota organizzatrice di mostre internazionali, nella quale ti si chiedeva di esporre un’opera, al Louvre di Parigi. Il destino ha voluto, caro Gino, che il tuo sogno di bambino si avverasse pochi giorni prima della tua scomparsa, sei riuscito nel tuo obbiettivo, esporre una tua opera in uno dei musei più prestigiosi del mondo. Ora voli in cielo, sei parte dell’universo che hai impresso nei tuoi quadri sereno, sicuro di aver svolto nel miglior modo possibile il tuo ruolo di babbo, di marito e di artista visionario. Lasci un vuoto difficile da colmare, ma le tue opere sono lì, a certificare l’artista che eri. Lo so, me lo hai detto più volte, volevi con forza organizzare una tua personale a San Giustino, non ci sei riuscito, ma stai sicuro che qualcuno lo farà per te. Fai
buon viaggio amico mio, che la terra di sia lieve.