Monte Santa Maria Tiberina – Giovedì 9 maggio si celebra l’Ascensione

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Il ripristino della festa per rilanciare cultura e turismo

Come ogni anno Monte Santa Maria Tiberina si appresta a celebrare l’Ascensione nella sua collocazione naturale, quest’anno giovedì 9 maggio.
E’ noto che a suo tempo il Consiglio comunale montesco votò all’unanimità un ordine del giorno in cui impegnava i parlamentari umbri di ogni colore per il ripristino della Festività dell’Ascensione, il giovedì 40 giorni dopo Pasqua: si tratta di un documento ancora attualissimo in considerazione del fatto che in Parlamento giacciono diversi Ddl tesi a superare la famigerata legge 54/77 che aboliva alcune tra le ricorrenze più importanti della tradizione culturale occidentale. Guardando anche altre realtà, nella stragrande maggioranza dei Paesi europei questo giorno continua ad essere festivo a tutti gli effetti, oltretutto il più antico, risalendo addirittura al IV secolo.
Oggi finalmente i ponti non sono più demonizzati come un tempo e anzi vengono esaltati come fattore fondamentale di rilancio dei consumi che (dati alla mano) vale dai 5 ai 10 miliardi di volume di mercato in primis a favore degli operatori turistici, e va da sé che sono soltanto i week-end allungati a portare benefici in termini di flussi di visitatori e di promozione dei territori negli antichi borghi di pregio quali Monte Santa Maria Tiberina.
L’appello che la municipalità montesca reitera si configura quindi come l’aspirazione al recupero di un patrimonio culturale popolare e di una memoria storica quale elemento fondamentale della civiltà intesa ovviamente in senso lato e non certo confessionale: una ricorrenza così importante infatti vanta usanze e ritualità (a prescindere dal pur fondamentale significato cristiano) che nei secoli hanno realizzato molteplici stratificazioni culturali (in primo luogo il collegamento tra Cielo e Terra comune a popolazioni le più diverse). Non si spiegherebbe altrimenti la Festività presente per esempio nella laicissima Francia (che vieta per legge l’esposizione di ogni simbolo religioso) e addirittura in Indonesia, il paese islamico più grande del mondo, che in virtù di tali considerazioni non ha mai pensato di abolire quello che poteva sembrare un retaggio del dominio olandese.

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