Grandi restauri a San Domenico

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Prosegue la campagna di restauri promossa da TifernArte che, con l’importante contributo economico dell’Associazione palazzo Vitelli a S. Egidio, e sotto la guida della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, ha iniziato a lavorare al grande affresco del S. Antonio abate, posto sulla parete nord della chiesa di San Domenico a Città di Castello, per poi passare all’adiacente Natività confinante con la porta d’ingresso prospiciente piazza S. Giovanni in Campo. Tale serie di interventi si innesta su quelli già avviati dall’associazione Chiese Storiche, determinando così una bella sinergia tra le due associazioni, tesa alla salvaguardia delle numerose opere d’arte qui conservate.

Tale intervento sta riportando alla luce un’opera di notevole qualità, divenuta col tempo poco leggibile per gli strati di polvere e altro sedimentatisi; già attribuita ad Antonio Alberti da Ferrara (Ferrara, 1390/1400 – Urbino, 1442/1449), del quale si conserva in pinacoteca un trittico a fondo oro proveniente dalla ex chiesa di San Bartolomeo. Il suo periodo formativo si svolse, con molta probabilità, nelle Marche e in Umbria a contatto con l’arte di Ottaviano Nelli e di Gentile da Fabriano, tutti e due questi ultimi hanno lavorato in città. Del Nelli si conserva un affresco con la ‘dormitio virginis’ a S. Maria delle Grazie, mentre Il Vasari, nelle ‘Vite’, parla esplicitamente di Gentile intento a dipingere a Città di Castello. Questo affresco appartiene in pieno a quel periodo della Storia dell’Arte chiamato ‘Gotico Internazionale’, che vede in questa chiesa alcuni importanti esempi. E chissà se da qualche parte, qui o altrove in città, emergerà anche la ‘mano’ di Gentile…

Recenti studi datano questo affresco al 1424, data di consacrazione della nuova chiesa dei domenicani. Grazie ai restauri si sta procedendo allo svelamento di un’opera che riteniamo debba essere più attentamente studiata dagli storici dell’arte. L’iconografia si rifà alla ‘Leggenda di Patras’, manoscritto dell’anno mille, di notevole diffusione nei successivi secoli, ma anche ad altre fonti. Queste opere, come altre, necessitano di interventi conservativi e di valorizzazione di cui TifernArte si fa promotrice. Città di Castello ha molto ancora da rivelare e questo dipinto lo dimostra appieno. La fine dei lavori è prevista per ottobre p.v. quando verrà organizzato un convegno di presentazione delle opere e dei restauri, di cui daremo notizia. TifernArte ha in serbo altri interventi per il prossimo futuro, sempre all’insegna della valorizzazione del nostro patrimonio storico artistico.

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