SANSEPOLCRO – L’amministrazione comunale di Sansepolcro informa i cittadini che la prossima settimana gli Uffici Anagrafe, Stato Civile, Attività produttive e URP saranno aperti al pubblico tutti i giorni con orario 9-13 ad eccezione di mercoledì 2 e giovedì 3 febbraio, quando resteranno chiusi per attività di formazione al personale. L’URP resterà chiuso anche sabato 5 febbraio.
Consiglio Comunale sulla sanità: Centrodestra “una miopia che non serve alla Città: il muro contro muro in sanità produce solo danni per i cittadini”
Una triste pagina quella scritta nel Consiglio comunale di Città di Castello dedicato alla sanità. L’arroganza con cui il centrosinistra ha argomentato contro la gestione regionale e contro l’ordine del giorno presentato dal centrodestra non va certo a vantaggio dei cittadini ed è motivato esclusivamente da una becera campagna politica che diventa assolutamente ingiustificata quando in gioco ci sono gli interessi primari dei cittadini. Si allega l’ordine del giorno presentato da sei Consiglieri di Centrodestra per dimostrare come la nostra proposta non fosse un documento di parte ma rimarcava difficoltà e criticità unicamente a risultati indubbi che ci sono stati considerato il colore bianco di cui gode ancora l’Umbria , unica Regione in tutto il centro nord, oltre a guardare ben oltre l’emergenza pandemica che speriamo contingente. Forse non era possibile redigere un documento unitario ma era sicuramente opportuno almeno utilizzare il meccanismo delle reciproche astensioni. Mostrare inutilmente i muscoli dei numeri del Consiglio, considerato che il Comune non ha competenze sanitarie, può essere solo controproducente per la nostra Comunità. Indispettire con l’arroganza mostrata coloro che devono prendere decisioni può addirittura essere deleterio. I sottoscritti si adopereranno comunque per perorare in Regione la causa del nostro territorio.
San Giustino – Il Consiglio comunale si fa interprete del giudizio negativo che emerge dai cittadini sulla gestione dell’emergenza Covid
Rivedere il Piano Sanitario Regionale preadottato a novembre dalla Giunta Tesei e, di conseguenza, avviare un necessario cambio di passo nella gestione dell’emergenza sanitaria in Altotevere e in Umbria per quanto riguarda tamponi, tracciamento e disponibilità dei vaccini.
È questo quello che è emerso nel Consiglio Comunale monotematico sulla sanità che si è tenuto lunedì 24 gennaio nel Comune di San Giustino. Alla seduta, convocata in modalità streaming dalla presidente del Consiglio Ginevra Comanducci, era presente in rappresentanza della ASL 1 e Direttrice del Distretto Sanitario Altotevere la dottoressa Daniela Felicioni. Assente invece, benché invitato, l’assessore regionale con deleghe alla sanità Luca Coletto.
Dopo oltre tre ore di discussione le due mozioni, riguardanti la necessità di revisione del Piano Sanitario e la richiesta di accelerazione sulla gestione dell’emergenza Covid, hanno visto il voto favorevole della maggioranza e contrario dell’opposizione di centrodestra.
“Ringrazio il gruppo di maggioranza San Giustino Domani che con questi due documenti ha permesso una riflessione approfondita sulla situazione sanitaria in Umbria – dichiara il sindaco Paolo Fratini –. Da molto tempo, assieme agli altri Sindaci dell’Altotevere, chiediamo all’assessore regionale di avviare un confronto e una condivisione vera del nuovo piano sanitario che, così come presentato, appare molto generico e non entra concretamente nel merito della sua attuazione. Nonostante le rassicurazioni del Consigliere Belloni, nella veste di portavoce dell’Assessore Coletto, abbiamo evidenziato come questo piano non tiene conto di un percorso di valorizzazione del presidio ospedaliero di primo livello come quello di Città di Castello.
Non prevede un piano delle assunzioni che interessi tutti i livelli sanitari, che implementi l’attuale organico, con un potenziamento ed ammodernamento delle strutture e delle strumentazioni sanitarie. Non prevede un piano d’investimenti rafforzato rispetto alla realtà attuale. Dal piano sanitario preadottato non si percepisce in maniera chiara l’organizzazione della medicina territoriale, che per noi deve contare nell’attivazione di almeno tre Case di Comunità distribuite nel territorio dell’Alto Tevere, che dovranno essere il fulcro dei servizi principali di sanità territoriale e complementari al sistema dei medici di base. Siamo molto critici anche per quanto riguarda il riassetto e la riduzione dei distretti sanitari.
La proposta della giunta regionale di ridurre da 12 a 5 distretti sanitari e di accorpare il distretto dell’Altotevere a quello del Trasimeno desta più di qualche perplessità vista l’assenza di infrastrutture di collegamento tra i due territori e la loro appartenenza a due diverse zone sociali. Per quanto riguarda nello specifico la comunità di San Giustino, riteniamo fondamentale il mantenimento e l’implementazione dei servizi nella Casa di Comunità e il potenziamento della medicina territoriale con nuove unità di personale destinate alle cure domiciliari. Una specifica riflessione è necessaria anche sui servizi per i disabili adulti, in quanto non è più rinviabile il passaggio del Centro Socio Educativo Altomare a struttura socio-sanitaria per continuare a garantire servizi agli utenti e alle loro famiglie”.
Il primo cittadino affronta anche il tema della gestione Covid: “Anche per quanto riguarda la gestione dell’emergenza sanitaria la situazione continua ad essere fortemente critica.
Da oltre un mese tracciamento, modi e luoghi della trasmissione del virus, controlli e quarantene risultano essere completamente saltati. Molti cittadini hanno provveduto ad autogestirsi con tamponi e isolamento. A tutto questo si aggiunge la carenza di vaccini per l’Altotevere dove emerge il dato, poco edificante, che oltre un quinto della popolazione residente ha dovuto spostarsi per vaccinarsi in altri distretti percorrendo anche centinaia di chilometri.
Tutto questo è inaccettabile e continuiamo a riaffermare che è necessario un cambio di strategia con più personale per effettuare le inoculazioni e una diffusione più capillare dei punti vaccinali. In poche parole, dobbiamo spostare i vaccini e non le persone. Anche da questo punto di vista la risposta con 60 dosi di vaccino per domenica 30 Gennaio nella AFT di San Giustino la riteniamo del tutto insufficiente”.
Una “pedalata” lunga un mese dalle Alpi all’Umbria in sella ad una bici nera per fuggire dall’olocausto, dagli orrori dei lager e della guerra
La libertà su “due ruote”. In fuga dall’olocausto, dagli orrori della deportazione e sterminio in sella ad una vecchia bici nera: una pedalata lunga un mese verso la libertà ed il ritorno a casa dopo più di un anno maledetto, di stenti, sofferenze e incubi continui. E’ la storia drammatica, a dir poco rocambolesca, di Carlo Rossi (nato a Città di Castello il 29 Aprile 1916), figlio di contadini che nel maggio del ’44 fu deportato dai nazisti prima in Polonia poi in Olanda ed in Germania ad Amburgo attraverso un doloroso peregrinare fra i fili spinati dei campi di concentramento con la morte sempre davanti agli occhi. La storia di Carlo Rossi, comune purtroppo a quelle di milioni di persone sterminate dalla Shoah, dall’olocausto o sopravvissute per miracolo, è racchiusa in diverse memorie scritte ovunque, in fogli di fortuna, scatole di medicinali, pacchetti di sigarette, che il figlio Paolo e la nipote Rosita, custodiscono nella propria abitazione di Userna, all’immediata periferia di Città di Castello dove il padre-nonno è vissuto in serenità accanto alla sua amata bicicletta, nera con alcuni ritocchi di colore rosso, tuttora in piena efficienza, fino al 2002 quando è scomparso all’età di 86 anni.
“Il 24 Maggio del 1944 mio padre – precisa il figlio Paolo – mentre si recava ad Umbertide per ottenere l’esonero di chiamata alle armi, essendo il secondo figlio di un contadino, nel percorso fu vittima di rastrellamento da parte dei militari tedeschi. Venne catturato e fatto salire su un camion dell’esercito tedesco assieme ad altre 50 persone. Li portarono prima a Perugia poi a Firenze: vennero poi caricati in un treno diretto a Verona costretti a viaggiare come “acciughe” (testuali parole tratte dal suo diario). La tappa successiva fu Bolzano e di seguito l’ Austria finché a Giugno 1944 arrivarono ad Amburgo. Dopo la schedatura e la vestizione vennero immediatamente trasferiti a Varsavia dove furono costretti a duri lavori di costruzione trincee, strade, ferrovie e taglio boschi. Nel freddo inverno con pochi vestiti dormivano fra la paglia e naturalmente senza viveri.
Successivamente – racconta ancora il figlio Paolo – con l’avanzare del fronte russo, sotto colpi di cannone e mitraglie furono condotti in treno a Stettino (Polonia) e lì rimasero fino a ottobre dello stesso anno, sempre patendo il freddo e la fame, costruendo giorno e notte trincee e ferrovie. Con l’avanzare delle truppe sovietiche, nel gennaio del 1945, i tedeschi li portarono a Rotterdam dove dovettero liberare le fabbriche dai loro armamenti militari. A fine aprile, mentre la guerra volgeva al termine nel resto d’Europa, i prigionieri, ignari di quello che stava succedendo, vennero trasferiti da alcuni comandi militari tedeschi fino in Danimarca viaggiando di giorno sui camion e di notte attraverso i boschi camminando in fila indiana. Carlo era riuscito persino a nascondere nello zaino i vestiti che indossava al momento della cattura conservandoli anche durante i trasferimenti.
Quando la guerra stava per finire vennero riportati in un paese al confine con l’Olanda ed il maresciallo che li accompagnava ricevette l’ordine di liberare prima Inglesi e Americani ed infine gli italiani. Era il Maggio 1945 e non sapendo che la guerra fosse finita – conclude il racconto rotto dall’emozione – si allontanarono ad uno ad uno di notte nei boschi scampando persino le raffiche di mitraglie. Il papà fece ritorno da Amsterdam ad Agosto del 1945 tramite mezzi di fortuna, per piccoli tratti in treno, finché a Bolzano ebbe la fortuna di recuperare una bicicletta, che è ancora oggi funzionante e con la quale tutte le domeniche andò a messa negli anni a venire. Così, con i suoi miseri 45 chili di peso a fine Agosto 1945 tornò dalla sua famiglia”. La storia drammatica di Carlo, della fuga verso la libertà in sella alla bici nera che il destino gli ha fatto trovare nel posto giusto e al momento giusto è senza dubbio il simbolo della giornata che oggi si celebra in tutto il mondo ed in Umbria.
Questa mattina presso il “salone Bruschi” della Prefettura di Perugia, il Prefetto Armando Gradone ha consegnato undici medaglie d’onore concesse dal Presidente della Repubblica a cittadini deportati ed internati nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale. Fra gli insigniti da questa alta onorificenza dunque anche il tifernate, Carlo Rossi, deportato dai nazisti nei campi di concentramento in Germania, scomparso nel 2002 all’età di 86 anni, la cui storia al pari di tante altre è particolarmente significativa e commovente. Il figlio, Paolo Rossi ha ritirato il premio in memoria del padre accompagnato dalla figlia Rosita e dall’assessore alla cultura del comune tifernate, Michela Botteghi che si è detta “onorata di aver partecipato alla cerimonia e di rappresentare il comune e la comunità locale in una giornata significativa per la Repubblica e del popolo italiano attraverso l’esempio e la storia commovente di Carlo. Le sue memorie – dichiarano il sindaco Luca Secondi e l’assessore Michela Botteghi nel ringraziare il Prefetto di Perugia – dovranno essere raccolte e custodite gelosamente a disposizione di tutti ed in particolare delle giovani generazioni”. “I suoi documenti, le sue testimonianze – conclude la nipote Rosita che assieme alla mamma Marinella le ha gelosamente custodite – saranno oggetto dei nostri racconti perché ora spetta a noi, a me in particolare, impegnarci a non dimenticare e a fare tesoro della loro integrità.
La giornata di oggi è solo un piccolo gesto per rendere omaggio ad un uomo, come tanti, che ha pagato il prezzo della crudeltà altrui ma che non ha mai perso la speranza di vivere e la voglia di raccontare regalandoci emozioni”.
Calcio eccellenza: Lacrimi (Sansepolcro) “ragazzi pronti per tornare a giocare. Massa Martana partita difficile, ma servono tre punti”
“Finalmente si torna a giocare. Due mesi di stop forzato causa covid sono tanti, ma ci siamo abituati. I Ragazzi sono pronti, giocheremo difronte al nostro pubblico, vogliamo fare bene, anche se il Massa Martana è una formazione decisamente ostica. Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, la pausa ci è servita per trovare la quadra, dopo un calcio mercato che ha modificato la rosa iniziale”.
L’anno 2021 dell’archivio e della biblioteca diocesani
Nell’anno 2021 la sala consultazione dell’Archivio Storico Diocesano e della Biblioteca Diocesana “Storti – Guerri” di Città di Castello ha registrato 536 accessi, con una diminuzione del 7,5% rispetto all’anno precedente, quando reano stati 580. La flessione è dovuta alla pandemia, i cui effetti si sono visti soprattutto per l’assenza di utenti stranieri, che negli ultimi anni provenivano da Francia, Germania e Stati Uniti d’America. Dal 2013 al 2021 gli accessi sono stati 5.662, per una media annuale di 629 (l’anno con il maggior numero di accessi, 875, è stato il 2019). Sul totale, 268 accessi sono stati dovuti a ricerche d’archivio e altrettanti a studi in biblioteca. In aumento i prestiti librari, che sono saliti dai 208 del 2020 (erano stati 186 nel 2019) ai 228 del 2021 (+9,6%). Le domande di studipo presentate e accolte sono state 46, di cui 28 per studio personale, 12 per tesi di laurea o dottorato, 3 per ricerca scientifica e 3 per pubblicazione.
Sono stati schedati 953 libri (482 nel 2020), di cui 49 antichi e 904 moderni, da parte della bibliotecaria dott.ssa Cristiana Barni e altri 350 circa da parte del dott. Leonardo Tredici (che si è occupato prevalentemente di opuscoli di interesse locale); il totale di schede bibliografiche relative alla biblioteca presenti nel catalogo informatico del Polo Biblioteche Ecclesiastiche è di 10.433 volumi (erano 9-506 nel 2020 e 8.765 nel 2019), per un totale di 11.657 volumi, consultabili tramite la banca dati nazionale https://www.iccu.sbn.it. I prestiti librari sono stati 228 (erano stati 208 nel 2020 e 186 nel 2019).
Relativamente all’archivio, il lavoro di schedatura è consultabile tramite la banca dati pubblicata su BeWeb (https://beweb.chiesacattolica.it), insieme a quelli di alotri 71 istituti culturali ecclesiastici italiani, per un patrimonio archivistico complessivo di 1.190 fondi archivistici e 181.653 unità archivistiche. Dalla pagina Beni archviistici è possiible consultare le schede descrittive dei fondi, anche per l’Archivio Storico Diocesano di Città di Castello.
Grazie all’aiuto di un volontario è proseguito il lavoro di allestimento della sala periodici al secondo piano, un ampio e luminoso spazio di 60 mq la cui inaugurazione pubblica è stata rinviata a motivo della pandemia di Covid-19. Si tratta di una ricca collezione di riviste (storia, letteratura, filosofia, liturgia, teologia, diritto, vita ecclesiale e missionaria, pastorale, catechesi, medicina, politica, società, interesse locale) dal 1822 al 2022, di cui 24 correnti.
Dopo le festività natalizie, l’Archivio Storico Diocesano e la Biblioteca Diocesana “Storti – Guerri” sono nuovamente aperti al pubblico da martedì 11 gennaio. L’orario è quello consueto: da lunedì a venerdì, ore 8,30-12,30; il mercoledì anche ore 15-19. Per informazioni rimane attivo l’indirizzo biblioeclesiastica@libero.it o, in orario di apertura, il numero telefonico 0758522832.
San Giustino – Giornata della Memoria, il Comune dona libri agli studenti del territorio
Leggere per non dimenticare mai l’atroce e assurdo sterminio di milioni di persone, le leggi razziali, la persecuzione, i deportati nei campi di concentramento, la loro prigionia e la loro morte.
Su questa scia, in vista della ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto, l’assessorato alle Politiche Scolastiche del Comune di San Giustino ha donato dei libri agli studenti delle scuole del territorio, per sottolineare l’importanza di non ripetere gli stessi errori.
“Anche quest’anno il 27 gennaio celebriamo il Giorno della Memoria – riferisce l’assessore Milena Crispoltoni – e lo facciamo non con spirito meramente commemorativo, ma con l’impegno morale e civile di mettere in atto tutto il possibile per opporsi ad ogni forma di intolleranza e di sopraffazione. Quello che ancora oggi ci riempie di orrore è che durante le dittature nazifasciste le azioni più turpi furono studiate nei minimi particolari ed eseguite da uomini che non si posero il perché delle proprie azioni, che compirono le più grandi atrocità senza sentire alcun richiamo provenire dalla propria coscienza. Il 27 gennaio del 1945 quando i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz furono abbattuti ciò che si trovarono di fronte i soldati dell’esercito sovietico fu uno scenario straziante: migliaia di prigionieri stremati dalla fame e dal freddo, baracche gelate racchiuse entro siepi di fili spinato e linee di alta tensione. E attorno forni crematori per eliminare ogni traccia di quelli che furono esseri viventi, un tempo pieni di speranze, progetti, futuro. Ma quello che era accaduto ad Auschwitz si era ripetuto in tanti altri lager, persino nella nostra Italia, con le stesse modalità, con la stessa “scientifica” metodologia distruttiva: cancellare il popolo ebraico e tutti gli oppositori al regime, non senza prima averne annientata ogni vitalità, ogni interiore resistenza.
Che cosa era accaduto? Cosa aveva potuto cancellare ogni dubbio, ogni pensiero critico come se il concetto di “umanità” costruita in secoli di storia, ogni senso di giustizia e “com-passione” fosse precipitato in un immenso nulla? Quello che oggi vogliamo ancora una volta sottolineare è che in qualsiasi circostanza l’uomo si trovi, egli non deve mai dimenticare la propria dimensione morale, la propria responsabilità di fronte a se stesso e agli altri. Le cose non accadono per caso ma perché le si è volute o si è lasciato che accadessero per noncuranza e indifferenza. Se dimentichiamo alcuni valori fondamentali: il riconoscimento della dignità di ogni essere umano, il considerare il mondo come una casa comune da rendere migliore e più giusta, se pensiamo solo al nostro particolare, immediato interesse, ecco che perdiamo il nostro orientamento morale: non ci proiettiamo più verso il futuro, verso un domani migliore ma concorriamo a creare una realtà sempre più egoista e desolata. Il dolore e la solitudine sono i campi di concentramento di sempre: rinascono invisibilmente dove lasciamo crescere ingiustizia e indifferenza. Ogni giorno dovrebbe essere un giorno di memoria per portare alla luce e conservare quello che c’è di positivo nell’essere umano: la capacità di condividere non solo i beni materiali ma anche i sentimenti, le speranze ed i progetti per un futuro migliore per tutti. Non è facile parlare, in questo particolare momento storico, con i ragazzi delle nostre scuole, confrontarci con loro. Abbiamo, per questo, pensato di donare libri ai nostri studenti: “Una bambina e basta: raccontata agli altri bambini e basta” di Lia Levi, e “Le gemelle di Auschwitz” di Eva Mozes Kor, rispettivamente per gli allievi della Direzione Didattica e per i ragazzi dell’Istituto Comprensivo del nostro territorio. Saranno gli insegnanti a trarre liberamente spunto per la loro attività da questi racconti di vita vissuta. A loro, il “grazie” della Amministrazione Comunale di San Giustino”.
Giorno della Memoria: presentato il libro ‘Chi salva una vita’. Presentato il volume di Alfredo De Girolamo, edito dal Consiglio regionale, che ripercorre la storia dei ‘Giusti’ della Toscana che salvarono la vita di molti ebrei
Firenze – In occasione della seduta solenne del Consiglio regionale per il Giorno della Memoria è stato presentato il libro di Alfredo De Girolamo ‘Chi salva una vita. In memoria dei giusti toscani’, edito dall’Assemblea legislativa toscana. “Ricordare – ha sottolineato l’autore – vuol dire anche guardare al futuro e saper cogliere nella straordinaria rete di solidarietà che molti italiani, e tra questi 150 toscani, misero in campo, il senso della democrazia e del rispetto per l’altro. E in quegli anni bui e terribili tanti nostri concittadini decisero di non voltarsi dall’altra parte”. Tra le grandi storie ricordate, quella di Gino Bartali, uno dei “massimi artefici della rete di solidarietà”. Ma tanti altri racconti compongono il libro e la ricerca che “proseguirà. Servirà – conclude De Girolamo – alle future generazioni affinché sappiano, e non dimentichino, quanto accaduto”.
Un libro che coltiva la memoria di una terra di diritti come la Toscana per il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo che da Roma, dove sta votando per l’elezione del Presidente della Repubblica, si è collegato in diretta: “Ringrazio di cuore Alfredo De Girolamo per averci voluto offrire questa sua pubblicazione, perché per tanto tempo coloro che hanno salvato vite di ebrei nella nostra Regione durante gli anni cupi delle deportazioni e dello sterminio, e una delle figure più note è stato il campione di ciclismo Gino Bartali, non hanno voluto raccontare la storia di come agirono per salvare tante vite umane. L’inizio delle persecuzioni, l’inizio della fine cominciò nel 1938 nel parco di San Rossore con la firma delle leggi razziali da parte del re Vittorio Emanuele III. Da quel momento, tanti ebrei furono oggetto di violenze e furono deportati, ma ci furono tante donne e tanti uomini, e fra questi tante toscane e tanti toscani, che non furono indifferenti e che non si voltarono dall’altra parte, e che seppero dare il loro contributo aiutando tanti ebrei a evitare la deportazione nei campi di concentramento e la morte”.
“E tutto questo racconta il libro di De Girolamo – ha concluso Antonio Mazzeo – un racconto che nasce nel tempo e dopo tanto tempo, proprio perché chi non restò indifferente, a lungo non ha voluto raccontare storie, che oggi per fortuna sono messe a disposizione di tutti. Perché il Giorno della Memoria serve anche a dirci che quello che è accaduto in passato non deve accadere mai più. Queste storie devono essere di monito e di esempio, perché la Storia non ripeta tante atrocità”
“Il treno della memoria è nato in Toscana nel 2002, poi l’hanno copiato un po’ tutti. Bene così, vuol dire che è una buona iniziativa. Unica, dal mio punto di vista, almeno come la facciamo noi, cioè preparando studenti e insegnanti tutto l’anno. La formazione continua nel treno, c’è l’incontro con i testimoni. I ragazzi, non è retorica, partono ridendo, tornano piangendo”. Ha raccontato nel suo intervento il consulente della Regione per le politiche della Memoria Ugo Caffaz.
“Quella di oggi – prosegue Caffaz – è l’iniziativa che preferisco: qui parliamo dei giusti, di coloro che hanno ridotto il numero dei deportati. In Italia ne furono deportati 8mila, su 47mila, il 10 per cento morirono. Se non fosse stato per i giusti, i deportati e i morti sarebbero stati molti di più. E pensiamo anche ai tanti che non sono stati mai riconosciuti, perché dopo non si sono più manifestati, ma sono stati giusti anche loro”. Su quanto è accaduto nei giorni scorsi a Venturina: “Su Facebook si trova traccia di antisemitismo e razzismo da non credere. Non mi meraviglia quanto è accaduto: giovani educati male, con insegnanti che evidentemente o non sono interessati o non sanno assolutamente nulla. Intanto educhiamo i meno giovani, genitori e insegnanti. Non è la prima volta che accade, si tratta di una tragedia incredibile. Dimostra che esiste anche un bullismo nazista e antisemita”.
A prendere parte alla presentazione anche i membri dell’Ufficio di presidenza. Per il segretario Diego Petrucci: “Queste iniziative, queste giornate nazionali, servono soprattutto come monito, perché determinate cose non succedano più. In questo caso la lettura che dà De Girolamo è una lettura positiva: ricordare chi non volle piegarsi a quelle che erano le leggi, sbagliate, di allora e volle, con il proprio gesto, non girarsi dall’altra parte mettendo a disposizione sé stesso perché potessero essere meno drammatici e meno tragici gli effetti di quelle norme e tanti giusti si opposero a quelle leggi”.
Per il segretario Federica Fratoni: “Gli episodi recenti di Campiglia Marittima, che sono davvero inquietanti, per la dinamica e per l’età dei protagonisti, ci dicono che sicuramente abbiamo fatto molto, ma il lavoro da fare è ancora tanto. E questa testimonianza che ci regala Alfredo De Girolamo è sicuramente un lavoro prezioso di ricostruzione di verità storiche, di onore alle persone che non avendo esercitato l’indifferenza, che spesso accompagna le abitudini di molti, hanno salvato vite e con questo salvato il Mondo come viene detto anche nel testo. In qualche modo si conferisce eternità a questi esempi virtuosi e dall’altra parte si recupera e non si disperde una lezione di civiltà. Vale per gli episodi di oggi, ma vale in generale perché la democrazia e i valori non sono mai acquisti una volta per tutte, ma devono essere difesi giorno dopo giorno nel nostro agire quotidiano”.
Il vicepresidente del Consiglio regionale Marco Casucci ha portato la sua esperienza personale: “Un esempio arriva anche dalla mia Terontola, dove Gino Bartali partiva per andare ad Assisi. Un campione a tutto tondo che ha salvato tante vite dicendo che andava ad allenarsi e portava invece i salvacondotti ad Assisi. Questa è la storia anche della mia Cortona, nel tempo sono stato legato a figure come Ivo Faltoni che è stato meccanico di Bartali, che tanto si è speso per non dimenticare. La memoria va concretizzata e io personalmente l’ho fatto andando ad Auschwitz con il treno della memoria. É stata una delle esperienze più toccanti della mia vita e credo che tutti dovremmo andarci, perché coltivare la memoria è capire bene quello che è stato e che non deve più capitare”.
“Si tratta di una pubblicazione importante che il Consiglio regionale della Toscana vuole promuovere nella giornata della memoria. Ho condannato con forza quello che è capitato nei giorni scorsi in provincia di Livorno, dove due ragazze hanno oltraggiato un dodicenne con degli epiteti razzisti. La Toscana deve alzare la propria voce per condannare quanto successo e costituirsi parte civile. La nostra Regione è terra di diritti, ma anche di storia di uomini che come i giusti hanno salvato altre vite. Non c’è tirannia, non c’è dittatura che non abbia portato a una guerra. E l’unico vaccino è la giustizia contro queste forme di violenza che l’uomo è stato in grado di compiere nei confronti di altri uomini. Questo libro è una testimonianza di persone che hanno salvato altre persone e chi lo legge deve farne tesoro prendendoli come esempi”. Ha concluso il vicepresidente del Consiglio regionale Stefano Scaramelli.
Rapina all’Ufficio Postale, dichiarazione del sindaco Luca Carizia
“E’ un fatto grave che scuote la nostra comunità e che riporta alla mente momenti drammatici della nostra storia – ad affermarlo è il sindaco Luca Carizia – La massima vicinanza e la più grande solidarietà vanno alla guardia giurata, a tutti gli operatori dell’Ufficio Postale e ai cittadini che si sono trovati a vivere questo terribile episodio. Agli inquirenti chiediamo il massimo impegno per consegnare alla giustizia soggetti così pericolosi.
Un ringraziamento sentito e particolare va agli uomini dell’Arma dei Carabinieri e alle forze dell’ordine tutte, che, siamo sicuri, faranno del loro meglio nel lavoro di indagine. Il Comune di Umbertide sta collaborando alle indagini fornendo le immagini e i dati raccolti dal sistema di videosorveglianza presente nel capoluogo e presso le principali vie di accesso alla città. Abbiamo chiesto formalmente al Prefetto di Perugia la convocazione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica al fine di intensificare la presenza delle forze dell’ordine nel nostro territorio comunale perché la sicurezza dei nostri concittadini deve essere tutelata pienamente”.
Giornata della Memoria, la facciata della scuola Garibaldi si illumina di rosso per non dimenticare
Si illuminerà di rosso la facciata della scuola primaria “Giuseppe Garibaldi” di Umbertide per ricordare tutte le vittime dell’Olocausto. L’iniziativa, promossa dal Comune di Umbertide e dal I Circolo Didattico, rientra nelle celebrazioni del Giornata della Memoria che ogni anno si celebra il 27 gennaio, giorno in cui nel 1945 vennero abbattuti i cancelli del campo di Auschwitz.
“Ricordare, riflettere e mettere in atto ogni azione per non dimenticare. E’ nostro dovere fare in modo che il sacrificio di chi sulla propria pelle subì la prigionia nei campi nazisti non venga mai dimenticato – afferma il sindaco Luca Carizia – E’ un invito che va soprattutto verso le nuove generazioni affichè atrocità di questo genere non accadano più nel corso della storia rispettando e mantenendo vivi i valori su cui si fondono la nostra democrazia e la nostra Repubblica”.
Rapina ad Umbertide a portavalori della vigilanza Umbria Mondialpol
Erano le ore 08.20, presso l’ufficio Postale di Umbertide, quando, durante l’apertura del sito una guardia giurata è scesa dal furgone porta valori per consegnare un sacco con i denari occorrenti per il pagamento delle pensioni.
Arrivato all’ingresso la guardia giurata è stata aggredita da due rapinatori armati di fucile che hanno sottratto il sacco con i soldi, in corso di quantificazione, non senza aver percosso il malcapitato operatore dell’istituto di vigilanza, raggiungendo un complice che si trovava a poca distanza in un’autovettura FIAT 500 L di colore rosso bordeaux, risultata poi rubata.
Durante la fuga sono stati esplosi dei colpi di arma da fuoco da parte dell’altra guardia giurata che attendeva il collega alla guida del mezzo.
I rapinatori sono fuggiti in direzione sud, abbandonando alla periferia di Umbertide la macchina utilizzata per il colpo.
I Carabinieri della Compagnia di Città di Castello procedono alle investigazioni, unitamente al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, presente sul posto anche con la sua componente scientifica, sotto la direzione dell’Autorità Giudiziaria e numerose battute sono state attivate, dentro e fuori la regione, da parte di tutte le forze dell’ordine per rintracciare i fuggitivi.
Nuove acque: Pnrr, approvato progetto per approvvigionamento idropotabile dall’invaso di Montedoglio per il comune di Chiusi
Chiusi – Arrivano finalmente i primi fondi del PNRR (Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza) messi a disposizione per il “Progetto Montedoglio Sud I Stralcio – Approvvigionamento idropotabile dall’invaso di Montedoglio per il Comune di Chiusi (SI)”. Il beneficiario dei fondi, pari a 3 milioni e 850mila euro è l’Ente Acque Umbre Toscane (Eaut) che in collaborazione con Nuove Acque realizzerà il progetto.
Tale progetto ha una valenza plurima, ossia quella di fornire una risorsa idrica continua ad uso sia agricolo che idropotabile e costante nel tempo ad un territorio fino ad oggi sprovvisto da questa opportunità, prevedendo la realizzazione di una condotta idrica con partenza dalla vasca n. 44, in concessione dall’Eaut, estendendosi fino al nuovo by-pass di interconnessione con la condotta di diramazione di Nuove Acque S.p.A. nel comune di Chiusi. L’intervento prevede dunque la realizzazione di una condotta di adduzione principale, con uno sviluppo complessivo di 7,5 km.
Sono interessati dal progetto i comuni di Chiusi in provincia di Siena per circa 5 km e di Castiglion del Lago in provincia di Perugia per circa 2,5 km. La realizzazione delle opere in progetto consentirà l’irrigazione delle aree che si estendono lungo lo sviluppo della condotta, incrementando la quantità della risorsa idrica a garanzia della continuità del servizio nei periodi estivi e nelle stagioni particolarmente secche.
Inoltre, per l’utilizzo della risorsa ai fini idropotabili, il collegamento al sistema Montedoglio consentirà un netto miglioramento della qualità dell’acqua distribuita rispetto a quella attualmente utilizzata proveniente dal lago di Chiusi.
“Continua il nostro impegno – spiega Paolo Nannini, Presidente di Nuove Acque – per offrire in tutto il territorio un servizio sempre più valido in termini sia qualitativi che quantitativi. L’arrivo dei fondi del PNRR che l’Ente Acque Umbre Toscane ha ottenuto dal governo e che ora mette a disposizione di Nuove Acque è un ottima notizia per i cittadini, i quali potranno godere dei benefici derivanti dai lavori che abbiamo svolto e che continuiamo a effettuare in tutto il territorio di nostra competenza grazie alla collaborazioni con tutte le istituzioni”.
“Siamo veramente felici – ha dichiarato Francesca Menabuoni, Amministratore Delegato di Nuove Acque – per questa grande occasione che rappresentano i fondi del PNRR. Si tratta di uno strumento in più che abbiamo a disposizione per continuare a migliorare le strutture del nostro territorio, fornendo ai cittadini un servizio sempre più efficiente. Un altro obiettivo che continuiamo a perseguire – conclude Francesca Menabuoni – come previsto anche dal PNRR, è quello di contribuire con il nostro lavoro in materia di cambiamenti climatici”.
“E’ con grande soddisfazione – dichiara il Presidente di EAUT Domenico Caprini – che si prende atto che, ancora una volta, la progettazione di infrastrutture idrauliche predisposta da questo Ente, concertata con le Regioni Toscana ed Umbria ed i Comuni interessati (in questo caso Chiusi e Castiglion del lago) oltre che per l’occasione con Nuove Acque, finalizzata all’uso plurimo della risorsa, venga premiata con un provvedimento di finanziamento da parte del Governo. Per rendere effettivamente disponibili le risorse – continua Caprini – rimane da percorrere l’ultimo miglio con la verifica tecnico-economica, di competenza della Direzione generale competente del MIMS, della documentazione relativa al rispetto dei principi previsti per gli interventi del PNRR, del cronoprogramma procedimentale e di spesa oltre che della documentazione progettuale. La suddetta Direzione generale, verificata la rispondenza della documentazione a quanto richiesto, con successivo provvedimento, trasmetterà quindi ai soggetti attuatori i format per la richiesta delle erogazioni.”
I fondi messi a disposizione di Eaut e Nuove Acque rientrano nell’ambito delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) assegnate dal Ministero dell’economia e delle finanze al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili per “Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico”. Tra i criteri previsti per la selezione degli interventi vi è la garanzia che “l’investimento contribuisca appieno agli obiettivi in materia di cambiamenti climatici con un coefficiente per il calcolo del sostegno pari al 40%”.
“ Si tratta di un intervento atteso da tempo per il nostro Comune, un progetto che parte da lontano al quale più amministrazioni hanno lavorato affinché ciò si realizzasse – ha dichiarato il sindaco di Chiusi Gianluca Sonnini – Per il nostro comune l’adduzione dall’invaso del Montedoglio rappresenta non soltanto la possibilità di poter contare su una migliore risorsa idrica, ma allo stesso tempo permetterà di preservare il benessere del Lago di Chiusi che oggi per noi rappresenta l’unica fonte di approvvigionamento idrico. Aver rintracciato i fondi del PNRR – ha infine concluso – rappresenta il classico valore aggiunto di un progetto che rispondeva ai criteri ambientali di grande valore. Un ringraziamento a Nuove Acque e EAUT e a tutti coloro che nel tempo hanno permesso che tutto ciò si potesse realizzare.
La sicurezza è una priorità per tutti i cittadini. Azione commenta gli ultimi fatti di cronaca accaduti ad Arezzo
Azione prende atto di quanto approvato in consiglio comunale in relazione al miglioramento dell’efficienza della polizia municipale anche in esito ai gravi episodi di ordine pubblico presenti in diverse zone della città che devono trovare una ferma e decisa interruzione.
I fatti di Piazza della Badia devono trovare una risposta compiuta e strutturale a Palazzo Cavallo che non può offrire solo una risposta emergenziale, ancorché necessaria. Come sempre, a una giusta e corretta azione repressiva di comportamenti illeciti, va accompagnata una riflessione sui motivi che causano disagio sociale. Azione ritiene che l’amministrazione debba compiere quanto prima anche un’analisi sulle cause e formulare delle proposte serie rivolte ai nostri giovani in merito ai bisogni di aggregazione, agli spazi in città in modo da non offrire solo risposte emergenziali ma anche strutturali.
Azione Arezzo si chiede perché la pubblica amministrazione aretina non crei o agevoli o implementi l’organizzazione di luoghi pubblici di condivisione per lo stare insieme dei giovani. Il creare degli ambienti costruttivi contrasta il degrado che si trova lungo le strade che chiaramente affligge i giovani abbandonati a sé stessi, non solo senza una possibilità di realizzazione personale e sociale ma anche di trascorrere ore di sano e più che legittimo divertimento.
La soluzione formulata dall’amministrazione comunale non volge a integrare e costruire relazioni sociali, che sono la base della convivenza civile e del reciproco rispetto. Azione ritiene che l’amministrazione dovrebbe accompagnare la dotazione per le forze dell’ordine con strumenti atti ad reprimere come manganelli, spray al peperoncino e teaser ad una azione amministrativa volta a creare proposte per prevenire condotte giovanili violente.
Secondo Azione, l’ente comunale dovrebbe avere cura dell’organizzazione interna sia della comunicazione tra i vari corpi delle forze dell’ordine per poter compiere un controllo capillare e organizzato che prevenire momenti di tensione ancor prima di dover ricorrere a strumenti repressivi; l’esempio più lampante è l’attivazione del presidio a Piazza Guido Monaco, che come tutti sappiamo, è inattivo da sempre, fonte di inutili costi per l’amministrazione.
Azione ritiene che sia essenziale garantire ai giovani spazi di aggregazione, sale ordinate e ben gestite dove poter intrattenere due chiacchiere, intrattenere relazioni e svolgere le attività che più sono predilette dei giovani quali fare musica, condividere un gioco oppure semplicemente stare insieme.
Arezzo manca di questi luoghi e Azione chiede che sia dato impulso a questo tipo di soluzione sociale in parallelo chiaramente ad interventi con gruppi di guardiani che possono dare una risposta nell’immediatezza ma sicuramente non risolutivi del problema nel lungo periodo. I nostri ragazzi hanno bisogno di risposte concrete e condivise, devono essere interpellati dall’Amministrazione che li deve ascoltare senza che si sentano destinatari di una mera repressione, che il giorno dopo li riporta nella medesima condizione nella quale si trovavano il giorno precedente.
Classi in Dad e contagi, ecco la situazione nelle scuole di Sansepolcro
SANSEPOLCRO – Nonostante il difficile contesto dell’attuale fase di contagio Covid, le scuole di Sansepolcro continuano a svolgere la loro attività cercando di garantire la massima partecipazione in presenza ai bambini e ai ragazzi.
Il quadro settimanale che risulta dall’indagine dell’Ufficio scuola del Comune e dai contatti diretti dell’assessore Menichella alla data di ieri, 25 gennaio, è in peggioramento rispetto alle due settimane precedenti, ma vengono anche evidenziate situazioni differenziate: le scuole dell’infanzia e primarie incontrano gravi difficoltà a mantenere l’attività in presenza, mentre in quasi tutte le superiori la realtà appare più gestibile e l’organizzazione dell’insegnamento meno faticosa.
Questo avviene anche a causa della normativa, che prevede la chiusura delle sezioni della scuola dell’infanzia e dei nidi al verificarsi di un solo caso di contagio, e delle classi elementari quando ce ne sono due. Il verificarsi di due contagi nelle classi della secondaria inferiore non impedisce, invece, la prosecuzione dell’attività in presenza agli alunni in regola con le vaccinazioni, adottando però misure precauzionali (distanziamento e uso delle mascherine FFP2).
Facendo riferimento alla situazione rilevata ieri, emerge il seguente quadro:
- Al Nido comunale “La Cometa” non c’è alcuna sospensione dell’attività, come al Nido di “S. Maria”. Sono, però, molti i bambini tenuti a casa per prudenza.
- La Scuola dell’infanzia “Cento Fiori” ha dovuto sospendere l’attività di tre sezioni, sulle sette complessive.
- Delle quattro sezioni del “Melograno”, due risultano “sospese”.
- Per quanto riguarda la scuola primaria, delle sei classi della “De Amicis” costrette all’attivazione della didattica a distanza, una terminava la quarantena proprio ieri. Sono sette, invece, le classi della “Collodi” che non possono mantenere la presenza in aula degli alunni.
- Problematica la situazione anche alla media “Buonarroti”: essendosi verificato un caso di contagio, tre classi lavorano in presenza, attuando il distanziamento alla mensa e prescrivendo l’uso della mascherina FFP2. In una sola classe, invece, essendosi verificati due casi, l’attività didattica in presenza continua solo per gli alunni che sono in regola con le vaccinazioni.
Per quanto riguarda le scuole paritarie (infanzia e primaria), la situazione è caratterizzata dall’alto numero di assenze, dovute soprattutto a motivi precauzionali.
Le scuole dell’infanzia delle Maestre Pie, di Santa Fiora e di Santa Maria non hanno subito alcuna sospensione dell’attività. Una sezione della scuola dell’infanzia di San Biagio, invece, ha dovuto chiudere.
Nella scuola elementare delle Maestre Pie, la classe che ha dovuto attuare l’attività didattica a distanza dovrebbe rientrare in settimana.
Nei licei la situazione più difficile è quella dello Scientifico che, oltre ad avere una classe che deve svolgere l’attività didattica a distanza e una cinquantina di studenti che seguono le lezioni da casa, deve far fronte all’assenza, per contagio, di cinque insegnanti.
Il liceo San Bartolomeo ha una classe, la terza, che non può svolgere la didattica in presenza. Inoltre 18 studenti sono costretti a seguire le lezioni da casa.
Situazione migliore per il liceo economico “Luca Pacioli” e quello artistico “Giuseppe Giovagnoli” che non hanno classi in Dad né presentano situazioni particolarmente difficili sul fronte degli insegnanti. E’ bene precisare che l’Artistico, per il verificarsi di un caso positivo e l’impossibilità di rispettare il distanziamento dei due metri, ha sospeso la mensa e i rientri pomeridiani di una classe. Nessuna sospensione, invece, per gli indirizzi del “Francesco Buitoni”.
“Come in una corsa ad ostacoli, tra norme complesse e ritardi nelle operazioni di rilevazione del contagio e di rilascio delle dovute certificazioni sanitarie, le scuole della nostra città riescono a mantenere in qualche modo viva l’attività didattica in presenza, ma l’impegno di dirigenti, insegnanti, segreterie ed operatori tutti è veramente faticoso” commenta l’assessore Menichella.
Sequestro di una serra con piante di canapa indiana e di 350 grammi di sostanze stupefacenti. denunciato un soggetto nel Valdarno
I Finanzieri della compagnia di San Giovanni Valdarno, nell’ambito del controllo economico
del territorio, hanno scoperto una piantagione “casalinga” di canapa indiana ed hanno
denunciato un giovane montevarchino.
Nel corso dell’attività di monitoraggio, i militari hanno notato un soggetto di nazionalità
italiana, che si aggirava per il centro di Montevarchi, con atteggiamento sospetto, e lo hanno
fermato, procedendo poi ad un accurato controllo, supportati in ciò dall’unità cinofila del 1°
Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Firenze.
L’intervento è poi proseguito presso l’abitazione della persona controllata, laddove è stata
scoperta una struttura adibita a serra, in cui erano coltivate alcune piante di canapa indiana.
Nel corso delle ricerche, sono stati rinvenuti e sequestrati anche 350 grammi di marijuana
e hashish.
Il detentore dello stupefacente è stato denunciato alla Procura della Repubblica presso il
Tribunale di Arezzo, per l’illecita coltivazione e detenzione delle droghe.
Si rappresenta che la competente Autorità Giudiziaria ha rilasciato specifica autorizzazione
per la diramazione del presente comunicato stampa.
Per ricordare ciò che non può essere dimenticato: un video nei luoghi cittadini per la Giornata della Memoria di Città di Castello
Per ricordare ciò che non può essere dimenticato: l’amministrazione comunale di Città di Castello, attraverso gli assessorati alla Cultura e alla Scuola, in occasione della Giornata della Memoria 2022 ha promosso nelle scuole “un video in cui attori, storici e studenti ripercorrono i luoghi della memoria cittadini con testimonianze, racconti, letture. Un viaggio a ritroso negli episodi più drammatici della storia delle deportazioni ebraiche a Città di Castello” dichiarano Michela Botteghi e Letizia Guerri, assessori rispettivamente a Cultura e Servizi Educativi. “I giovani conoscono, per averla studiata a scuola, la storia con la esse maiuscola, ma spesso sfuggono le ripercussioni e la dimensione locale dei grandi eventi epocali, che cambiano il futuro del mondo, come nel caso della Shoah. Il video che abbiamo realizzato insieme ad alcuni soggetti del panorama culturale, storico e della formazione tifernate, approfondisce personaggi, luoghi, dinamiche che assunse la persecuzione degli ebrei, con un focus su quanto avvenne a Città di Castello, e costruisce un percorso della memoria che vorremmo condividere”.
Al progetto hanno partecipato la Fondazione Hallgarten-Franchetti, con il presidente Angelo Capecci e il direttore Fabrizio Boldrini; Alvaro Tacchini, presidente dell’Istituto di Storia Politica e Sociale “Venanzio Gabriotti”; Gadi Luzzato Voghera, esperto di Ebraismo e direttore della Fondazione CDEC. Gli attori sono Mauro Silvestrini, Stefano Francoia e Giorgia Renghi, per la regia di Alberto Fabi. Il video, prodotto da Farm Studio Factory, con final edit di Matteo Carbone, in collaborazione con il Centro Fotografico Tifernate nella persona della presidente Chiara Burzigotti, sarà trasmesso in diretta streaming nella Giornata della Memoria, giovedì 27 gennaio, alle ore 10.00 e sarà disponibile sul canale YouTube del Comune di Città di Castello. Per Angelo Capecci Presidente della Fondazione, “la memoria è un lavoro non è semplice passivo ricordo.Per la Fondazione è importante essere presenti in questa importante iniziativa anche considerate le profonde radici culturali ebraiche dei Franchetti”
Il 2021 della Polizia Municipale di Città di Castello
Ottanta le registrazioni, tra smarrimenti e rinvenimenti di oggetti ed effetti personali denunciati nel corso del 2021 al front office della polizia municipale – Accanto alle tradizionali chiavi, ai portafogli, documenti di ogni genere, telefoni e oggetti vari anche una segnalazione di smarrimento di otto capre – Assessore Rodolfo Braccalenti:”un servizio importante, utile a ritrovare oggetti di varia natura talvolta di grande valore affettivo”
Sono ottanta le registrazioni, tra smarrimenti e rinvenimenti di oggetti ed effetti personali denunciati nel 2021 alla polizia municipale. Mazzi di chiavi di ogni genere da quelle tradizionali agli apriporta “hi-tech” di auto e appartamenti, portafogli in pelle e plastica, tessere bancomat, carte di credito, porta cd ed una vasta gamma di cellulari da quelli con i tasti fino agli smartphone di ultima generazione.
E poi ancora oggetti e souvenir colorati, bracciali, bigiotteria fino ad un casco da moto. Un cittadino ha denunciato lo smarrimento di otto capre dal suo allevamento probabilmente fuggite o uccise dai lupi. Per il comando della “municipale” non è infrequente ricevere segnalazioni dello smarrimento di animali, soprattutto ovini e suini che si allontanano dall’allevamento o dalla residenza dei proprietari oppure sono vittime dell’attacco di lupi. La registrazione presso l’anagrafe animale rende infatti dovuta la comunicazione da parte di chi li custodisce. Oltre a questa tipologia di rinvenimenti, il Front- Office della polizia municipale situato nel loggiato Gildoni (Gabrio Campagni e Francesca Pasquetti sono i referenti per la “municipale”) ha accolto nei 12 mesi appena trascorsi anche proprietari di carte di identità, carte di circolazione, permessi per invalidità, ma anche chiavi, portafogli, telefoni e altri oggetti comunemente portati addosso, che ne hanno denunciato la scomparsa. In parte, quanto smarrito è stato individuato e riconsegnato ai legittimi proprietari grazie anche al senso civico di numerosi cittadini.
Fra gli episodi più significativi in questo senso nel corso del 2021 da segnalare qualche giorno prima di Natale il bel gesto di un uomo che ha ritrovato a terra un portafogli con documenti, carta di credito, bancomat e 400 euro e l’ha consegnato all’ufficio oggetti smarriti della polizia municipale che in poche ore è ruscita a risalire al legittimo proprietario. Spesso l’ufficio viene contattato anche dai comandi della polizia locale di altre città per il rinvenimento di oggetti smarriti da cittadini residenti a Città di Castello, che rientrano in possesso dei propri beni grazie alla collaborazione tra i corpi e le forze dell’ordine e di polizia indispensabili per attivare interventi in rete. Al Front-Office della polizia municipale vengono affidati pure gli oggetti consegnati dai cittadini alle forze dell’ordine locali. Anche quest’anno il periodo di maggiore distrazione per tifernati e turisti è risultato l’estate, con un numero più alto di oggetti smarriti o rinvenuti, mentre su scala settimanale sono i giorni di svolgimento del mercato cittadino, quando aumentano le presenze di persone nel centro storico, quelli in cui aumentano segnalazioni o depositi di materiali. Il personale del Front-Office del loggiato Gildoni custodisce per un anno gli oggetti rinvenuti in attesa che i proprietari ne rivendichino il legittimo possesso. Trascorso questo periodo, chi avesse trovato e consegnato gli oggetti in questione ha diritto a entrarne in possesso dietro apposita richiesta.
Altrimenti, tutto il materiale viene trasferito nel deposito comunale, dove resta in custodia a disposizione di chi ne possa dimostrare la proprietà. “Un ulteriore servizio importante della municipale utile a ritrovare oggetti di varia natura talvolta di grande valore affettivo”, ha dichiarato l’assessore, Rodolfo Braccalenti. Il Front-Office della Polizia Municipale è a disposizione dei cittadini nelle mattinate di lunedì, martedì, giovedì e sabato, nell’orario di apertura al pubblico 9.00-12.00. L’ufficio può essere contattato anche telefonicamente al numero 075.8529222.
Carabinieri Arezzo. Arrestato spacciatore con 17 kg di cocaina nel garage, sequestrati piu’ di 70.000 euro in contanti.
Negli ultimi mesi la costante presenza ed attenzione sul territorio dei militari della Compagnia di Arezzo ha permesso di monitorare una serie di personaggi italiani e stranieri gravitanti nel mondo degli stupefacenti, che pur vivendo in questa provincia, avevano frequenti contatti con soggetti non aretini per lo più residenti in altre regioni.
Tali legami sospetti era portati da subito all’attenzione dell’ufficio del Pubblico Ministero di questo capoluogo, si decideva quindi di effettuare una serie di servizi di osservazione e pedinamento in città, iniziati nella primavera 2021 e durati alcuni mesi, che portavano gli inquirenti a poter ipotizzare che in Umbria ci fosse un deposito di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente.
Alla luce di ciò, nelle scorse settimane, i militari della Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Arezzo richiedevano ed ottenevano dalla Procura della Repubblica, che fin da subito aveva condiviso e coordinato l’attività investigativa, l’emissione di un decreto di perquisizione locale e personale nei confronti di due uomini.
Alle prime luci di ieri, gli operanti coadiuvati dai colleghi della Compagnia di Foligno (PG), competenti per territorio sul luogo delle perquisizioni, a conclusione dell’atto delegato, hanno tratto in arresto un cittadino di origine albanese perché nella sua disponibilità deteneva 17 panetti di cocaina, ciascuno del peso di un chilogrammo.
L’attività, svolta nel Comune di Foligno (PG), è iniziata con l’ispezione negativa di due abitazioni, è proseguita poi con i carabinieri che in un’autovettura di uno dei due indagati riscontravano la presenza di un possibile nascondiglio per occultare beni di natura illecita, Pertanto, tale scoperta spingeva, oltre a 12.000 Euro in contanti già trovati nell’abitazione, i militari dell’Arma a porre molta cura nella perquisizione di un garage nella disponibilità dell’altro individuo. In effetti in alcuni sacchi riposti in uno scaffale del box era recuperato l’ingente quantitativo di sostanza vietata sopra descritto. Oltre i 17 chilogrammi di cocaina, nelle immediate vicinanze si rinvenivano ulteriori 60.000 Euro in contanti, ritenuti provento dell’attività illecita, nonché materiale per il confezionamento della droga. Lo stupefacente, al dettaglio, avrebbe potuto fruttare oltre un milione e 300 mila Euro una volta immesso sulle piazze di spaccio.
L’uomo, già noto alle FF.OO. era tratto in arresto e condotto su disposizione dell’A.G. presso il carcere di Spoleto.
L’altro soggetto, suo connazionale ed anch’egli con pregresse vicissitudini giudiziarie, è stato denunciato a piede libero per aver concorso nell’attività delittuosa.











