Lo sviluppo del territorio, l’innovazione e le prospettive di crescita sociale e culturale della Vallata al centro di un’iniziativa pubblica a Sansepolcro. Sabato 17 dicembre a partire dalle 18:30, nella Sala comunale di Palazzo Pretorio, l’associazione Koinervetti e la Fondazione Progetto Valtiberina organizzano “Su carta // su vetro”, un evento aperto a tutti che darà modo a cittadini e addetti ai lavori di approfondire una serie di tematiche di stretta attualità attraverso vari linguaggi.
Nel ricco programma della serata, talk show sull’evoluzione sostenibile della società con la partecipazione di relatori del territorio (e non solo); esposizioni immersive di arte contemporanea e live digital painting; esibizioni live e DJ set sperimentali. Presente anche un’area food & drink a cura dello staff del CiaoBar. Grande attesa per un evento a misura di cittadino, frutto di un’opera di ricerca da parte delle realtà associative coinvolte.
“Ci piace definirlo un ‘evento ideale’ – commentano gli organizzatori – poiché tutti i contenuti, le tematiche e le proposte inserite sono la sintesi di un’indagine social dal titolo “Prospettive Cittadine” dove gli utenti, attraverso un rapido questionario online, hanno avuto la possibilità di trovare la loro formula vincente”. Un’iniziativa partecipata fin dalla sua creazione, dunque, dove i cittadini “sono stati chiamati a scegliere fra tradizione ed innovazione in campo sociale ed artistico. Gli input da loro forniti sono stati determinanti nella realizzazione del progetto”.
Tutti i dettagli sull’evento saranno resi noti in questi giorni sui canali web e
Prosegue la stagione teatrale, che sta riscontrando un crescente successo di pubblico. Terzo appuntamento della rassegna questa sera a partire dalle 21, con protagonisti due conosciutissimi ed apprezzati interpreti del palcoscenico e del piccolo schermo, Sabina Guzzanti e Giorgio Tirabassi, che portano in scena “Le verdi colline dell’Africa”. Si tratta di un personalissimo tributo di Sabina Guzzanti al testo “Insulti al pubblico” dello scrittore e drammaturgo austriaco Peter Handke.
Un testo provocatorio e dissacrante che non racconta deliberatamente nulla. Infatti non c’è storia, né una scenografia e nemmeno i personaggi. L’unica cosa che rimane è il pubblico e l’energia vitale di una fra le attrici più libere e creative nel panorama italiano, che prende di mira le abitudini e il torpore intellettuale degli spettatori, ponendoli al centro di un gioco divertente e irriverente. Questo voleva Handke e questo regala Sabina Guzzanti assieme a Giorgio Tirabassi. Uno spettacolo, ma soprattutto un gioco che ruota intorno ad un serissimo confronto sul teatro e la sua essenza.
Sono manufatti in ceramica e terracotta di pregiata fattura e di inestimabile valore, destinati, al tempo, all’utilizzo quotidiano, per conservare alimenti e bevande.
In particolare, si tratta di sette oggetti: due oinochoe (brocca di vino) in bucchero (tipo di ceramica nera e lucida), un oinochoe in ceramica d’impasto a bocca trilobata, un holmos (vaso su alto piede) in ceramica d’impasto rosso, un kylix (coppa per il vino) in bucchero, una olla biconica (recipiente di terracotta, destinato perlopiù alla cottura o alla conservazione dei cibi), una tazza attingitoio.
I Finanzieri li hanno scoperti nel corso di un controllo di natura amministrativa eseguito presso un esercizio commerciale del comune di Poppi, laddove, dopo accurate ricerche, sono stati rinvenuti, inizialmente, 5 pezzi.
Le operazioni sono poi proseguite all’interno dell’abitazione del titolare dell’azienda e lì è stato rinvenuto un ulteriore vaso pregiato.
Le indagini sono state indirizzate per risalire al “fornitore” dei reperti in questione, rapidamente individuato in un uomo residente nel comune di Calenzano (FI), e per ricostruire i flussi finanziari delle varie cessioni.
Sulla base di un provvedimento di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica di Arezzo, sono state, pertanto, svolte le ricerche all’interno dell’abitazione del soggetto, che custodiva l’ultimo dei pezzi ritrovati, un raro recipiente in terracotta del VI secolo a.C.
L’intervento è stata svolto con la preziosa collaborazione della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena – Grosseto – Arezzo, la quale, attraverso complessi ed accurati accertamenti tecnici, svolti dai funzionari competenti per l’area del Casentino, ha stabilito la datazione e l’origine degli oggetti, che, per le evidenti tracce di incrostazioni terrose, di solidificazioni calcaree e, in alcuni casi, di fratture, si ritiene che possano provenire da scavi non autorizzati del sottosuolo.
Le condotte illecite commesse dai due soggetti, segnalati entrambi per il reato di ricettazione di beni culturali, sono attualmente al vaglio dell’Autorità Giudiziaria.
Grazie all’intervento operato, il “materiale” archeologico sarà al più presto “restituito” agli enti competenti, a beneficio dell’intera collettività.
L’attività di servizio testimonia la trasversalità dell’azione della Guardia di Finanza, che rivolge grande attenzione anche alla tutela del patrimonio culturale, con i connessi profili di tassazione dei proventi illeciti, attraverso investigazioni che consentono il “recupero” di beni di alto valore storico, tanto importanti perché, come nel caso in questione, raccontano e testimoniano il passaggio della civiltà etrusca sulle “nostre” terre, molto ricche sotto il profilo archeologico.
Sulla base del principio di presunzione di innocenza, l’eventuale colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo ove interverrà sentenza irrevocabile di condanna.
Preoccupazione viene espressa dal consigliere provinciale della Lega Giovanni Dominici sui ritardi riguardanti i lavori di ampliamento del Campus “Leonardo Da Vinci” di Umbertide
“I lavori di ampliamento del Campus – afferma Dominici – sono iniziati nel mese di ottobre 2021 e che dovevano essere terminati dopo 9 mesi, cioè nel giugno 2022. Tali interventi hanno un valore complessivo di 1,5 milioni di euro e sono stati concessi in appalto dalla Provincia di Perugia”.
“A giugno di quest’anno – prosegue il consigliere leghista – è stata fatta una proroga degli interventi fino al mese di settembre e che a novembre, il Responsabile Unico del Procedimento ha fatto una nuova proroga dei lavori di ampliamento dell’istituto scolastico di altri sei mesi. Ancora non siamo a metà dell’opera e che ci sono 16 classi del Campus che girano a rotazione non avendo spazi e che tutti i laboratori della scuola sono diventati delle aule, così come la palestra”.
“Come ci è stato riferito – continua Dominici – presso il Campus lavorano solamente quattro muratori, l’intonaco viene fatto con una piccola betoniera e l’impianto elettrico di riscaldamento non sono minimamente attivati. I lavori procedono a singhiozzo e nonostante i ritardi, la ditta appaltatrice ha fatto recentemente anche un ponte in occasione della festività dell’Immacolata. L’istituto ha anche in programma dei finanziamenti del PNRR per il sistemazioni di laboratori e aula ma il rischio è che potrebbero finire dispersi a causa dei ritardi con cui procedono gli interventi. Inoltre i bagni al piano inferiore della scuola sono chiusi per lavori, quindi c’è una grave carenza di servizi igienici: una cosa impensabile visto che la scuola ospita circa 1200 studenti. Se si dovesse procedere con questi ritmi di iscrizioni il Campus il prossimo anno scolastico rischia di finire al collasso”.
Nell’interrogazione l’esponente leghista chiede “se sono stati mai svolti sopralluoghi da parte degli Uffici competenti della Provincia di Perugia e se si intende trovare una soluzione con la ditta aggiudicataria dei lavori aumentando il personale impiegato nelle operazioni o tramite straordinari per completare gli interventi di ampliamento del ‘Da Vinci’ entro i sei mesi previsti dall’ultima proroga”.
“Il sottoscritto – conclude Dominici – sarà ben lieto ad accompagnare la presidente della Provincia di Perugia, il consigliere delegato all’edilizia scolastica e il dirigente dell’ufficio competente per vedere di persona lo stato dell’arte e le condizioni in cui studenti, insegnanti e personale non docente sono costretti a condividere quei pochi spazi a loro disposizione”.
A quasi dieci anni dalla donazione, il lascito di Paola Pillitu a Città di Castello si apre per visite straordinarie. Nelle giornate di sabato 17 e domenica 18 dicembre, lunedì 26 dicembre 2022, il 6.7. e 8 gennaio 2023, lo studio di Palazzo Pierleoni in Corso Vittorio Emanuele sarà oggetto di visite guidate alla scoperta del pregiato apparato decorativo dell’appartamento e delle collezioni che la stessa Paola Pillitu selezionò perché fossero disponibili alla fruizione pubblica. Lo Studio Pillitu-Meroni viene lasciato alla comunità tifernate per testamento da Paola Pillitu (1940-2013). Docente universitaria di Diritto internazionale, Paola Pillitu, figlia di Luigi Pillitu, primo sindaco di Città di Castello liberata, come il padre, fu attiva nella vita politica tifernate. “La città ha un debito di riconoscenza verso Paola Pillitu per il generoso lascito che ha destinato alla sua comunità” dichiarano, nel dare notizia delle aperture, il sindaco Luca Secondi e l’assessore alla Cultura e al Patrimonio Michela Botteghi, sottolineando “Lo studio Pillitu Meroni è un valore aggiunto sia per il patrimonio artistico della città come le visite dimostreranno. Inoltre amplia le potenzialità degli spazi di animazione culturale. Siamo al lavoro per rendere effettivo questo utilizzo, che chiaramente prevede una serie di adeguamenti e messe a norma, anche in forza del valore architettonico e del sito in cui è inserito. Ma iniziare a conoscerlo è già un primo passo, perché pochi tifernati hanno avuto l’opportunità di entrare in questo splendido luogo, in cui si dipanarono i destini professionali e politici fino a pochi decenni fa”.
Lo studio conserva gli archivi relativi all’attività professionale e politica del padre e del nonno materno di Paola Pillitu, Guido Meroni, direttore del Collegio Convitto Serafini, sede attualmente in ristrutturazione del polo liceale cittadino. Lo studio ha un apparato decorativo pregevole e diffuso, è arricchito alle pareti da opere pittoriche risalenti al Seicento, stucchi con motivi floreali e faunisti. Oltre all’importante valore documentario del materiale, tra cui l’archivio del Collegio Serafini, in corso di inventariazione, lo studio Pillitu-Meroni contiene arredi e oggettistica di pregio, selezionata personalmente da Paola Pillitu perché fosse di proprietà e fruizione pubblica: ceramiche dell’Ottocento e del Novecento, opere di Baldelli e Derigù, quadri di De Gregori e Dottori, collezioni di moda degli anni Quaranta, molte delle quali appartenute alla madre Iole, una sezione etnica, frutto dei suoi frequenti viaggi all’estero. Lo studio e la documentazione che contiene, onorando lo spirito del lascito, sono destinati alla fruizione pubblica e al servizio della crescita culturale e artistica della città.
Le visite saranno possibili solo su prenotazione per piccoli gruppi (dieci persone) e sono ad ingresso gratuito. La durata è di circa 30 minuti. Per partecipare si può scrivere una email a cultura@ilpoliedro.org, indicando il giorno e l’ora preferenziali, il numero di persone, un recapito per comunicazioni e segnalando in caso di bisogni culturali specifici. Sono a disposizione anche i numeri di telefono 075 8554202 e 075 8520656 (dal martedì alla domenica, 10-13 e 15-18). Le visite saranno guidate dagli operatori della Cooperativa Il Poliedro, che gestisce la custodia degli spazi e sono accompagnate da un depliant bilungue che illustra sinteticamente lo studio e l’iniziativa, a cui hanno collaborato Silvia Palazzi e Pierfrancesco Zangarelli.
“ Scuola e territorio”, l’Istituto Agrario Patrizi rinsalda la collaborazione con le aziende agricole locali. Questa volta ospiti di un nuovo evento che vede protagonista la scuola, le cantine del territorio, che proporranno una degustazione con abbinamento di vini biologici, compreso quello dell’azienda agraria scolastica.Sommelier, studenti e docenti spiegheranno abbinamenti e caratteristiche dei vini proposti”
La mostra “Stefano Lazzari. Tra le mura” ospitata a Roma nella suggestiva cornice del Museo delle Mura dal 13 dicembre 2022 al 26 febbraio 2023, vuole essere un omaggio allo straordinario sito archeologico di Porta Appia, o di San Sebastiano, uno spazio tra i più suggestivi di Roma e naturale museo di se stesso, ma anche scenario perfetto per dialoghi contemporanei. Lazzari ha realizzato due serie di dipinti, otto tondi e un polittico di quattordici elementi, in tutti i casi tempere su tavola, che ripropongono scorci inusuali del museo, come farebbe un turista curioso attratto da dettagli minimi che estrapolati, manipolati e ingranditi possono diventare materiale instagrammabile oppure una sequenza pittorica inaspettata e dal sapore Pop.
L’autore, Stefano Lazzari, classe 1971, è alla prima esperienza personale ma ha al suo attivo un lungo cammino come copista d’eccellenza, avendo ideato vent’anni or sono una delle poche aziende al mondo specializzate nella riproduzione delle opere d’arte antiche con tecniche originali, la Bottega Tifernate.
La mostra, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da Bottega Tifernate, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, è a cura di Tommaso Strinati e sarà inaugurata martedì 13 dicembre alle ore 11.30.
“Una serie di dipinti di formato circolare e quadrato delle medesime dimensioni dialogheranno tra loro, con gli spazi della torre ovest e i camminamenti del percorso esterno. Traendo dal luogo stesso combinazioni di dettagli nascosti e sempre diversi al mutare della luce, Lazzari ha ideato due serie di opere – tondi e segni sulle mura – con l’obiettivo di entrare in simbiosi con lo spazio, volendo dare l’idea di un segno che lo abita al pari della natura attorno ad esso.” (T. Strinati).
La mostra Lungo il Camminamento e nella Torre Ovest dedicata a spazio espositivo Lazzari reinterpreta nel primo caso, all’aperto, il rapporto tra le Mura Aureliane e il parco ad esse retrostante – un luogo singolarissimo dove la città moderna non è mai arrivata – nel secondo caso, all’interno del Museo, la ‘pelle’ stessa del laterizio antico che nelle infinite manomissioni del tempo diventa essa stessa qualcosa di organico alla stregua della corteccia di un albero secolare.
Lo spettatore camminerà sotto ai tondi posizionati nel Camminamento – dove lo scorcio del parco, attraverso uno degli archi, si ripete identico per otto volte, variando solo la luce, dal giorno alla notte – e sosterà dinanzi a un polittico all’interno del Museo, dove quattordici particolari dei laterizi delle mura, ravvicinati e combinati insieme, danno l’idea di una composizione astratta, di un’architettura che si presta a diventare altra come in un gioco scomponibile, parlando di ciò che il tempo restituisce agli antichi prospetti in laterizio: manomissioni, restauri, riparazioni grossolane, vegetazione spontanea, decori improvvisati, graffiti, combinazioni e scorci inaspettati. Testimoni dell’impero e della sua implosione, le mura raccontano una immensa stagione della storia e una microstoria quotidiana, entrambe allo stesso livello. I dettagli svelano la pelle di un monumento che, visto alla lente di ingrandimento, restituisce una sensazione tra l’astratto e il ritorno alla scabrosità naturale.
L’idea di Lazzari è quella di un “ritorno alla forma” con l’utilizzo di linee e curve essenziali che, con l’aiuto del colore, permettono di ricreare la suggestione che provoca un paesaggio fiorito o l’intimità di un ritratto sacro, senza distrazioni. Nelle sue opere sono forti i rimandi alle ultime prove di Alberto Burri, soprattutto alle composizioni più tarde e figurative conservate ai Seccatoi del Tabacco, dalle quali Lazzari trae il rigore delle forme, la tecnica e le campiture pure dei colori, complice anche una conoscenza del grande maestro nella sua adolescenza.
Si terrà giovedì 22 dicembre presso il teatro comunale “G. Papini” di Pieve S. Stefano, con inizio alle ore 9,00, l’incontro tecnico dal titolo “Caratterizzazione Genetica delle Cultivar di Olivo Morcone e Gentile della Valtiberina: Presentazione dei Risultati”. Gli interventi di Andrea Alberti (docente Istituto Professionale Forestale “A.M. Camaiti”), Claudio Cantini (ricercatore CNR-IBE), Vincenzo Gonnelli (libero professionista, già docente dell’Istituto Forestale “A.M. Camaiti”), Donatella Ciofani (Terre Regionali Toscane), Rita Turchi (Regione Toscana) e Daniele Visconti (Regione Toscana) illustreranno il progetto di recupero, caratterizzazione, conservazione e reintroduzione sul territorio di antiche varietà locali di specie olivicole a rischio di estinzione quali l’olivo Morcone e l’olivo Gentile della Valtiberina. Realizzato con risorse del PSR FEASR della Regione Toscana 2014-2020, lo studio si inscrive nella consolidata attività di conservazione, ricerca e divulgazione dell’Istituto Omnicomprensivo “Fanfani-Camaiti”, sede di una sezione della Banca Regionale del Germoplasma, che per l’occasione ha stretto un patto di collaborazione con l’Ente Terre Regionali Toscane e il CNR-IBE. L’evento ha luogo con la collaborazione del Comune di Pieve S. Stefano e i momenti conviviali sono a cura dell’Istituto Alberghiero “M. Buonarroti”. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Un’attività che la biblioteca di Sansepolcro ha sposato da 20 anni, tant’è che nel corso del tempo si è strutturata in scaffali permanenti di libero scambio di libri sia presso la biblioteca stessa che in molti altri punti della Città, che ha di nuovo ottenuto la qualifica di “Città che legge”.
Ciò che rende davvero speciale questa pratica è che è gratuita e non conosce confini: puoi sentirti libero di portare il libro che magari hai letto in vacanza in uno degli scaffali del Bookcrossing e da lì, questo libro andrà nelle mani di un altro lettore, che magari lo porterà dall’altra parte del mondo!
Prendi i libri che ti piacciono e liberali, lasciando che siano loro a trovare casualmente altri lettori
Grazie alla collaborazione di tanti cittadini che spesso portano i propri libri nei punti Bookcrossing, di commercianti, ristoratori, associazioni, medici e coop, la biblioteca comunale continua a proporre il Bookcrossing in tutti i luoghi che vogliano ospitarlo, aprendo altri scaffali dedicati, dove si potrà incontrare un libro, prenderlo gratuitamente, leggerlo, tenerlo o lasciarlo libero di partire verso altri lettori!
Questi sono i punti dove potrai prendere parte anche tu al progetto:
Biblioteca comunale, Via XX settembre 131
Museo civico “Piero della Francesca”, Via Aggiunti 65
Ufficio Turistico della Valtiberina, Piazza Torre di Berta
Enoteca Sorsi & Morsi, Via XX Settembre 8
Ristorante “Il Fiorentino”, Via Luca Pacioli 60
La Casa degli Artisti, Via dei Balestrieri
Alimentari Loriano e Simonetta, Via XX Settembre 178
Studi medici centro commerciale, Via dei Montefeltro 1/C
Caritas Sansepolcro, Via XX Settembre 127
Centro studi musicali della Valtiberina, Piazza Dotti 1
Corso 83 Sorelle Petruzzi, Via XX Settembre 83
Bibliocoop, Viale Osimo, 541
A gennaio saranno attivati tre punti presso la ASL di via Santi di Tito
Giovedì 15 dicembre sarà presentato presso la Biblioteca Comunale il libro di Manuela Violi “La primavera torna sempre con le viole”.
Una casa da ristrutturare, la casa paterna da cui tutto ha avuto inizio. Rientrarci non è facile, ci sono i ricordi di un grande dolore, troppo vicino e mai lontano per essere dimenticato. Dalle finestre un po’ di luce filtra nella polvere; ogni oggetto, ogni parete, ogni superficie parla di quell’amore ancestrale che la morte percuote con violenza, ma che mai potrà spezzare. Tra quelle mura, il racconto di una vita si scioglie in un’intima confessione. Il desiderio di ritrovare le proprie radici, il bisogno di ricomporre ferite profonde e di testimoniare con forza il proprio sì alla vita, nonostante le ombre che ci portiamo dentro e che ci piegano come un legno verde. Tutto alla fine torna, come in un lungo sogno, limpido e luminoso, sulle orme del proprio cammino, in quel luogo che chiamiamo casa, stazione di partenza e di arrivo di un cuore lacerato e ricomposto, rinnovato nel calore di una vita nuova, nella luce di una primavera che sussurra il suo messaggio di speranza.
E’ presente anche Umbertide all’esposizione “Ceramicando”, la mostra di ceramiche d’arte visitabile presso la Sala Cannoniera della Rocca Paolina di Perugia fino al 6 gennaio. All’inaugurazione hanno preso parte il sindaco Luca Carizia e l’assessore alla Cultura, Sara Pierucci. Cinque le opere provenienti dal Museo Rometti che fanno parte dell’allestimento della mostra: il vaso “La Pesca” di Corrado Cagli del 1930, la statuetta in ceramica “Suonatore” di Giovanni Ciangottini del 1933 facente parte della donazione Distrutti-De Santis, il piatto murale “L’Alzata” di Dante Baldelli del 1934, il vaso “Rondini” del 1930 e un servizio da rosolio del 1934. La mostra è promossa dal Comune di Deruta in collaborazione con la Strada della Ceramica in Umbria, con il Comune di Perugia e ha il patrocinio della Regione Umbria e della Provincia di Perugia.
Questi i Comuni che prendono parte alla mostra: Città di Castello, Deruta, Gualdo Tadino, Gubbio, Orvieto, Umbertide. Le ceramiche umbertidesi sono anche tra le protagoniste della mostra “Di città in città sulla Strada della Ceramica in Umbria” in corso di svolgimento fino al 30 gennaio presso il Museo Regionale della Ceramica di Deruta. Sono infatti esposti il piatto murale di Dante Baldelli “Sirene” del 1935 e la statua “Salomè” di Mario Di Giacomo del 1931, quest’ultima creata con la particolare tecnica del “Nero Fratta”.
Arte, cultura e tradizione sono stati i protagonisti del “Ponte della Cultura” che si è aperto, mercoledì 7 dicembre, con la relazione della dottoressa Ilaria Marcelli, direttrice dell’Archivio di Stato di Arezzo, che ha illustrato il corposo materiale contenuto nell’archivio “Franceschi Marini”, del quale ha redatto l’inventario e curato con rigore scientifico la catalogazione. L’appuntamento, svoltosi nella Casa di Piero della Francesca, sede dell’omonima Fondazione, ha visto un grande successo di pubblico e ha dato il nuovo via al calendario di appuntamenti della Fondazione stessa.
Giovedì 8 dicembre la città di Sansepolcro si è tuffata nel pieno clima natalizio con l’inaugurazione del Villaggio del Natale e di tutto il calendario di eventi che accompagneranno cittadini e visitatori fino all’8 gennaio. Tante le persone che hanno affollato il nostro centro storico addobbato a festa e ricco di appuntamenti per grandi e piccini.
Venerdì 9 dicembre si è aperta a Palazzo Alberti la bellissima mostra “Il colore dentro – Francesco Dindelli (1917-1986) – Lo sguardo di un artista del ‘900”, promossa dall’associazione “l’Accademia” aps con il Comune di Sansepolcro e la Usl Toscana Sud Est. Davvero emozionante trovarsi di fronte alle opere di questo stimato e riscoperto artista. La mostra, ricordiamo, rimarrà aperta tutti i giorni con orario 10.30-13 e 16.30-19.30 fino all’8 gennaio 2023, con le sole eccezioni del 24/12 pomeriggio e del 25/12 mattina, oltre che del 31/12 pomeriggio e dell’1/1/23 mattina.
Il pomeriggio di sabato è stato intenso grazie al convegno che si è tenuto nella Sala conferenze del Museo Civico di Sansepolcro e che ha riguardato l’arte di Raffaello Schiaminossi a conclusione della mostra a lui dedicata. Molti i relatori di grande spessore che sono intervenuti all’incontro che è stato particolarmente apprezzato anche delle rappresentanti dell’Istituto Centrale per la Grafica Giovanna Scaloni e Lucia Ghedin. Una mostra che si è conclusa domenica 11 dicembre, dopo una proroga di tre mesi grazie al successo ottenuto nei mesi estivi e che ha visto un vero successo di pubblico: 15.472 i visitatori del Museo dal 3 luglio ad oggi che hanno ammirato anche le opere dell’incisore biturgense che saranno esposte, a partire dal mese di febbraio, nella città di Gradara.
Alle 15, sempre di sabato 10, ha fatto tappa a Sansepolcro il ciclo di eventi denominato “Natale fra Umbria e Toscana e organizzato dal Museo Diocesano di Città di Castello. Il primo appuntamento in Valtiberina, “Botanica urbana”, si è svolto nella sede di Aboca Museum. Grande la soddisfazione dello staff del Museo e di Catia Cecchetti, organizzatrice e ideatrice della manifestazione.
Domenica la pioggia non ha fermato gli amanti del Natale che si sono catapultati nella nostra città, che ha saputo accogliere tutti con entusiasmo e voglia di far festa.
La collaborazione come sempre è stata l’arma vincente che ha permesso di realizzare appuntamenti interessanti e di grande rilievo culturale, lasciando, a chi ne ha fatto parte, emozioni dense da ricordare nel tempo.
Luca, Giorgio, Simone, Nicola, Marco, Mattia e Mirko sono i sette ragazzi della “squadra dei sogni”, “Drem Team”, il nome del progetto, un vero e proprio innovativo pronto intervento “verde” a disposizione di tutti coloro hanno esigenze, per esempio, di sistemare il giardino di casa o svolgere attività legate all’agricoltura, come la cura delle piante, la vendemmia, la raccolta delle olive ed altro. Il servizio che fa parte di un progetto pilota della Cooperativa La Rondine e della sua “consorella” di agricoltura sociale a Maccarello all’immediata periferia della città, è stato presentato questa mattina in comune alla presenza dell’assessore ai Servizi Sociali, Benedetta Calagreti, del Presidente di CIA Umbria, Matteo Bartolini e del Presidente della Cooperativa La Rondine, Luciano Veschi e responsabile del servizio, Marco Romanelli.
“Dream Team è la nuova squadra che scende in campo per la Cooperativa La Rondine a Maccarello”, hanno esordito Veschi e Romanelli. “Durante gli ultimi 2 anni i nostri ragazzi attraverso un progetto sperimentale “Punto di Partenza” si sono formati nell’ambito dell’agricoltura grazie alla supervisione di educatori della Cooperativa La Rondine. La Cooperativa La Rondine ha sempre creduto nei valori dell’agricoltura sociale attraverso laboratori con soggetti svantaggiati sia fisici che mentali già dal 2013, la nascita della Cooperativa La Rondine a Maccarello, nel 2015, fortemente voluta dal Cooperativa La Rondine, la quale è socia fondatrice ed ha permesso di ampliare le proposte per una maggiore tipologia di utenti, andando a lavorare su numerose e nuove progettualità attraverso un coinvolgimento a 360° della comunità”.
“La grande innovazione dell’Agricoltura Sociale è quella di essere un’attività che attraverso i processi produttivi agricoli attui percorsi volti a rafforzare l’autonomia e l’autostima di tutte le persone svantaggiate. Dopo 2 anni gli obiettivi sono stati raggiunti è si ritiene darsi step ulteriori. Perché non mettere a disposizione le competenze acquisite dai ragazzi per la Comunità attraverso una squadra che offra servizi ai privati e alle aziende quale raccolta prodotti agricoli, potatura, vendemmie, raccolta olive, pulizie giardini e altri lavori in ambito agricolo? Tutto questo permetterà a chi chiamerà non solo di avere un lavoro ben svolto, ma anche a contribuire a sostenere una importante realtà sociale del territorio. È in questo sistema diventano fondamentali attori quali il Comune di Città di Castello e la CIA sempre attenti a sostenere e valorizzare l’agricoltura sociale seguendo tutti i processi che hanno interessato la Cooperativa La Rondine a Maccarello. Comune e CIA grazie alla loro rete diventano un canale fondamentale per andare a promuovere il Drem Team e implementare i valori dell’Agricoltura Sociale”, hanno concluso Luciano Veschi e Marco Romanelli. “Con la Rondine e La Rondine a Maccarello – ha dichiarato l’assessore Benedetta Calagreti – stiamo portando avanti, ormai da diverso tempo, importanti percorsi legati all’ agricoltura sociale che, nel nostro territorio, sta raggiungendo livelli particolarmente avanzati.
Abbiamo aderito con entusiasmo a quest’idea che si sposa perfettamente con la nostra politica di sostegno alle persone svantaggiate, che non vuole essere meramente assistenzialistica ma di costruzione di una progettualità mirata a raggiungere la più ampia autonomia e indipendenza possibile. E questo possiamo farlo soltanto con il sostegno e le capacità di coloro che nel quotidiano operano con questi ragazzi. Per cui ringrazio di cuore la Rondine e la Rondine a Maccarello per l’importante iniziativa e la Cia, per aver aderito assieme al Comune e aver offerto la possibilità di sdoganare preconcetti e pregiudizi legati alla disabilità oramai anacronistici”, ha concluso l’assessore alle Politiche Sociali. “Con il progetto presentato dalla Cooperativa La Rondine a Maccarello, il territorio altotiberino si dota di un nuovo servizio agriCulturale ad alto valore sociale”, ha esordito il Presidente della cooperativa La Rondine a Maccarello, Matteo Bartolini. “Un progetto che seppur innovativo nella sostanza, recupera la funzione sociale che l’agricoltura aveva nella società rurale – solidarietà, integrazione, valorizzazione della dimensione relazionale – e la mette a disposizione dei servizi alla persona. Un’attività lavorativa vera e propria svolta attraverso interventi socio-sanitari, cioè prestazioni e servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti interessati e spesso anche di chi accoglie.
Cia Umbria da sempre crede che l’agricoltura sociale non sia solo produzione di cibo ma anche strumento di pace e benessere per tutta la comunità. Nel luglio scorso assieme all’università e ad altre Cooperative sociali tra le quali la Rondine a Maccarello nella disseminazione di un progetto europeo di agricoltura sociale, premiato dal Presidente della Repubblica con la medaglia d’onore, abbiamo lanciato dal parlamento europeo la giornata europea dell’agricoltura sociale. Crediamo in questi valori – ha concluso Bartolini – e lo faremo supportando questa e altre iniziative che guardano alla sostenibilità economica in simbiosi con quella sociale”.
Il centro di istruzione e formazione professionale “Asp G.O. Bufalini” celebra, martedi 13 dicembre alle ore 12, presso la sala “Godioli e Bellanti”, la propria storia secolare e coloro che ne hanno fatto parte. All’iniziativa saranno presenti il Presidente e Direttore del Centro “Bufalini”, Giovanni Granci e Marco Menichetti, i rappresentanti del consiglio, i sindaci di Città di Castello, San Giustino e Citerna, Luca Secondi, Paolo Fratini ed Enea Paladino e il vescovo monsignor, Luciano Paolucci Bedini.
Fuori il videoclip ufficiale de “L’Essenziale”, il grande successo che porta Marco Mengoni alla vittoria del Festival di Sanremo nel 2013, nella versione di Gipsy Fiorucci, la gitana rock dalla voce graffiante che torna con il nuovo e struggente singolo dal 12 Dicembre in radio e su tutte le piattaforme digitali distribuito da Artist First. Una personale e toccante versione che l’artista Umbra ha voluto regalare al suo pubblico, di cui gli arrangiamenti sono stati curati dal produttore artistico Renato Droghetti presso gli studi bolognesi San Luca Saund, accompagnata dal suggestivo videoclip che conferma il sodalizio artistico con il regista Lorenzo Lombardi e il direttore alla fotografia N. Santi Amantini della casa di produzione cinematografica Whiterose Pictures.
Un video di grande impatto emotivo che vede la cantautrice protagonista assoluta, avvolta nell’ambientazione intima e introspettiva di un camerino in stile anni ’20 in cui la malinconia la fa da padrona; “perché la malinconia – afferma Gipsy – è una parte essenziale ed importante del nostro essere, fonte preziosa per la nostra evoluzione e la nostra creatività ed è proprio attraverso di essa e dei momenti di grande solitudine interiore che attraversiamo nella nostra vita, che riusciamo a capire chi siamo veramente ed abbiamo in un certo senso l’opportunità di guarire dalle ferite che ci portiamo dentro, con la consapevolezza che tutto il nostro bagaglio emozionale, le nostre speranze, le nostre fragilità, ma anche le nostre gioie e le nostre vittorie, costituiscono il filo prezioso che lega chi siamo stati a quello che stiamo diventando.. con la certezza di fare ogni giorno tutto il possibile per essere la migliore versione di noi stessi”.
Una cornice “barocca” tra luci calde e toni bordeaux che creano un perfetto mix fra Moulin Rouge e The Great Gatsby, dove l’artista ci racconta la storia di un’attrice seduta alla consolle da trucco, sola e malinconica; una vera diva d’altri tempi che si ritrova in intimo raccoglimento nel suo camerino dalle tende damascate a farle da cornice circondata da gioielli, profumi, maschere, scrigni preziosi e che, dopo aver affrontato tutte le paure e le fragilità ancorate negli angoli più bui e nascosti della sua anima, è finalmente pronta ad uscire fuori, dove un nuovo spettacolo l’attende, il palcoscenico la chiama, l’atmosfera fumosa del passato lascia il posto alla luce che illumina il suo viso assieme ai suoi sogni e il mondo è pronto ad accoglierla incoronandola ancora una volta Regina di Se stessa con un sontuoso copricapo di perle e diamanti.
Immagini che vogliono essere anche metafora di un’esteriorità ricca e sovrabbondante dove l’apparire spesso conta più dell’essere; il riflesso di una società fatta più di apparenza che di sostanza, come immersi in uno spazio in cui non siamo mai completamente felici perché sempre alla ricerca di qualcosa di più; continua così il messaggio che la cantautrice aveva già intrapreso con il suo precedente lavoro inedito “L’Anima Grida”, nel sottolineare l’importanza di ricercare una connessione tra il sé interiore e quello esteriore e ritrovare così il profondo ed essenziale contatto con la parte più divina e autentica che vive dentro ognuno di noi.
Il 6 dicembre 2022 è iniziato il corso dell’Università della Terza Età di Umbertide, promosso in collaborazione con il Comune e l’Associazione Eticamente nell’ambito delle iniziative volte a divulgare il Cammino camaldolese di San Benedetto che dall’Abbazia di Montecorona conduce all’Eremo di Fonte Avellana nelle Marche.
Il cammino attraversa luoghi interessanti sia dal punto di vista storico che naturalistico. In particolare nel territorio di Umbertide, si è voluta segnalare e far conoscere, il valore della presenza dell’abbazia di San Salvatore di Montecorona che può vantare una storia millenaria ed il passaggio di ordini e di santi che ne hanno illustrato le vicende.
Nel primo incontro, aperto dai saluti del presidente di UniTre Umbertide Corrado Baldoni, dal consigliere comunale Claudia Fagnucci e dal presidente dell’associazione EticaMente Vincenzo Silvestrelli, Don Andrea Czortek (storico, direttore dell’Ufficio per la Cultura e le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Città di Castello e già docente di Storia della Chiesa nell’Istituto Teologico di Assisi e nella Scuola Diocesana di Formazione Teologica) ha illustrato la storia dell’insediamento camaldolese nella regione Umbria. Questi monaci, che seguivano la regola benedettina, erano ispirati da San Romulado (ca. 951- ca.1027), santo ravennate che ebbe una grande influenza nella cristianità del suo tempo e fondò molti eremi come quelli di Sitria in Umbria e di Camaldoli in Toscana. I primi insediamenti camaldolesi furono nell’alta valle del Tevere e poi ebbero una volta in Umbria con l’acquisizione della abbazia di Sansepolcro e di quelle dipendenti come la Chiesa di San Severo a Perugia.
Anche l’abbazia di Montecorona, secondo la tarda trazione dei monaci coronesi (la congregazione che gestì l’abbazia e quelle dipendenti a partire dal XVI secolo fino alla soppressione del 1860), fu fondata dal santo ravennate nel 1008.
Il relatore ha spiegato in particolare come si formava il patrimonio delle abbazie attraverso donazioni di famiglie importanti che volevano assicurarsi la preghiera dei monaci per ottenere la salvezza. Le terre dei monaci erano gestite con varie tipologie di contratti, in particolare con l’enfiteusi, contratto che prevedeva il miglioramento del fondo ed il pagamento di un canone che serviva per il mantenimento dei monaci.
Le aziende delle abbazie modificarono ampiamente il paesaggio, ampliarono i terreni messi a coltivazione, portarono alla bonifica di terreni paludosi e alla adozione di nuove culture e alla rotazione delle stesse.
Il corso di UNITRE, aperto alla cittadinanza, continuerà con altri incontri che esamineranno la storia dell’abbazia di Montecorona e la biografia di San Romualdo e San Savino, santo originario di Umbertide che visse nel XVII secolo nell’ambito della esperienza della congregazione di Montecorona.
Il 17 gennaio 2023 Stefania Zucchini della Università di Perugia traccerà la storia di Montecorona dalla nascita, fino all’arrivo dei monaci riformati dal beato Paolo Giustiniani (1476-1528), figlio di una importante famiglia veneta che visse in Umbria e fondò i monaci camaldolesi di Montecorona (coronesi), ancora esistenti come comunità di eremiti.
Sarà poi presentata il 31 gennaio 2023 a cura di Don Giustino Farnedi, abate di S.Pietro a Perugia, la figura di San Romualdo (951- 1027), eremita e riformatore che ebbe una grande importanza come fondatore dei monaci camaldolesi. Peculiare fu il suo rapporto con il giovane imperatore Ottone III (980-1002), con cui collaborò per la riforma della Chiesa.
Il 14 febbraio 2023 Monsignor Pietro Vispi, cancelliere della Diocesi di Gubbio e parroco della Collegiata, affronterà la biografia di un santo di Umbertide, San Savino, monaco coronese che illustrò la patria con le sue virtù, raccogliendo in vita grande fama di santità.
Il 28 febbraio Mirko Santanicchia, della Università di Perugia, parlerà dei pregevoli affreschi della Badia di San Salvatore di Montecorona che sono fortemente legati con quelli del Monastero cistercense di S. Giuliana a Perugia, perché realizzati in un contesto unico.
Tutti gli incontri si svolgeranno presso il Centro socio culturale San Francesco di Umbertide alle ore 17.00.
“Tra servi e padroni nasce Gesù”, è questo il titolo del presepe della Società Rionale di Porta Romana che come da tradizione è stato allestito nella chiesa di Santa Marta.
Due mesi di lavoro per realizzare questa opera sempre molto attesa dai cittadini e che saprà ammaliare i turisti che stanno visitando la nostra bella città addobbata a festa.
Brunetto Brilli e la moglie Mimma sono parte attiva della realizzazione, assieme ad altri volontari che quest’anno hanno realizzato un’opera che parla di storia e tradizione. Grande la soddisfazione del presidente della società rionale Valentino Borghesi che ha spiegato ai presenti, assieme a Mimma i dettagli di questa natività che resterà aperta al pubblico fino al 15 gennaio prossimo.
Una finestra sul passato che parla non solo della storia del vangelo, ma anche della nostra vallata.
Di seguito la descrizione dell’opera:
Quest’anno il presepe è ambientato nel Medioevo, l’epoca in cui la società è divisa tra servi della gleba e i signori feudali. Questi ultimi, tra i sec.XI e XII costruirono torri che, arricchendosi di strutture per la difesa, divennero castelli.
Anche in questa zona della Valtiberina furono edificati numerosi castelli, costruzioni che sono giunte a noi quasi tutte rimaneggiate o ridotte a ruderi. Qui abbiamo ricostruito quelli di Galbino, Montauto, Montedoglio, Mignano, Brancialino e Castelnuovo, di cui diamo brevi informazioni.
Galbino. Risalente al sec.XI, fu modificato dai Conti Barbolani di Montauto. Distrutto da un incendio, fu trasformato in villa residenziale dal signore del feudo imperiale Federigo negli anni 1513-1582.
Montauto. Costruito intorno al 1170-1180, fu feudo imperiale fino al 1815 quando il Congresso di Vienna non ripristinò la sovranità della contea. I Signori di Montauto disponevano del diritto di battere moneta. San Francesco vi sostò tre volte e nel 1203 donò il proprio saio al feudatario Alberto II Barbolani.
Montedoglio. In origine si chiamava Montedoro forse dal colore bronzo del gabbro del poggio. Nel sec.XI apparteneva a Ranieri di Galbino. All’inizio del sec. successivo il rapporto tra il conte di Montedoglio e Galbino è confermato dai documenti del 1199 e del 1266; poi i rapporti di parentela con i Tarlati di Pietramala portarono il feudo sotto il controllo di Arezzo. I signori di Montedoglio dal 1384 passarono sotto la Signoria di Firenze. Estintasi la famiglia nel 1797, il castello fu riunito al Granducato di Toscana.
Mignano. Edificato attorno al suo castello,conserva la struttura del “ castrum medievale “ con case, chiesa,torre,porte e mura. Sulle sue origini romane non esiste documentazione; possedimento dei conti di Galbino e Montedoglio, nell’XI sec. passò all’Abbazia di Dicciano di Caprese. Nel 1343 Piero Tarlati, condottiero di ventura e signore di Arezzo, prese possesso del castello. Attaccato dai fiorentini in guerra contro il Tarlati, fu devastato durante la guerra tra Fiorentini e i Visconti.
Brancialino. ” Castrum” medievale risalente al XII sec. conserva ancora gran parte della cinta muraria con all’interno case, una chiesa e due porte. Nel 1383 il castello era dei Tarlati di Pietramala che lo posero sotto la protezione di Siena. Fu assediato dai Fiorentini e subì distruzioni durante la guerra tra Firenze e i Visconti (1428); poi fu devastato nel 1587 da Giulio Beccheria, cavaliere di Malta, per il governo Fiorentino.
Castelnuovo. Delle strutture più antiche, non rimangono tracce a parte un contrafforte risalente al periodo tardo-medievale. Il castello apparteneva ai Tarlati di Pietramala, distrutto dai Perugini nel 1334 fu riconquistato dai Tarlati. Nel 1587 fu devastato da Giulio Beccheria di Lodi, cavaliere di Malta per il governo Fiorentino.
In questi territori, dominati dai feudatari, viveva una moltitudine di servi della gleba, poveri e legati alla terra, venduti con essa e che dovevano inoltre fornire ai signori giornate lavorative e tributi in denaro e in natura. E’ proprio tra questa umile gente che abbiamo rappresentato, in un rudere di torre, la nascita di Gesù che ha scelto di vivere come il più povero dei poveri. Si ringraziano gli alunni delle classi 1la 2la 1lb 2lb e la loro insegnante Prof.ssa Patrizia Giovagnini del Liceo Artistico G. Giovagnoli per la realizzazione dei costumi di alcuni personaggi e tutti coloro che, in modo diverso, hanno contribuito a quest’opera.
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